Atreju. Dieci anni di goliardia, solidarietà e lotte al sistema malato

Dieci anni di militanza e tutta l’aria di voler proseguire questa “Storia infinita”. Il film fantastico dal quale nel 2003 tre studenti universitari presero a prestito il protagonista. Il piccolo Atreju. Per trasformarlo nel simbolo della loro piccola rivoluzione.

Un anniversario importante che insieme alla celebrazione dell’avvio del nuovo anno accademico, ha fornito occasione per ribadire quello spirito di comunitarismo e goliardia che caratterizza la longeva associazione universitaria.

Stamane il direttivo uscente ha presentato l’inaugurazione del nuovo anno accademico “L’università che vorrei”, che avrà luogo martedì 26 novembre a partire dalle ore 10 nell’aula magna del rettorato, e ha ricordato l’evento campanilista che riunirà gli studenti la sera del mercoledì successivo presso la scalinata dello stesso rettorato.

Le attuali guide dell’organizzazione, Andrea Santalco, Daniele Trevisano, Francesco Torre, Francesco Caffarelli, Andrea Faraone e Giovanni Cianciafara, che hanno rilevato il testimone dai tre cofondatori Piero Adamo, Ferdinando Croce e Annamaria Pugliese, hanno le idee abbastanza chiare.

Chiave di volta dell’incontro, il motto che accompagna sin dalla sua nascita la compagnia degli studenti messinesi, secondo cui è” più facile dominare chi non crede in niente”. Come il piccolo Atreju che impugna la sua spada e sceglie di credere in qualcosa pur di sfuggire alla spaventosa alternativa del morire nel nulla, le nuove leve d’ateneo si propongono si di tirare le somme del passato ma con uno sguardo ottimistico al futuro.

Fallimenti dell’università, anomale vicende giudiziarie in cui essa è stata coinvolta, accuse di scarsa meritocrazia e consolidato clientelismo non possono certo essere chiuse in un silente dimenticatoio ma non devono nemmeno costituire un ostacolo per la valorizzazione delle eccellenze messinesi che nascono dallo studio e dall’impegno fiducioso.

Gettare nuove prospettive. Le tre parole d’ordine che si sono imposte come leit motive dell’appuntamento di oggi. Obiettivo, quello di legare tra loro gli studenti che frequentano le aule di piazza Pugliatti, rinnovando in loro il senso di appartenenza ad un’Università che è madre piuttosto che longa manus traditrice di un sistema malato.

Sentire propria l’Università consentirà di arginare – nell’ottica delle nuove battagliere guide di Atreju – la diaspora dei giovani verso altre città d’Italia, se non addirittura verso altre nazioni. Un fenomeno che attualmente registra una media di 20 ragazzi messinesi che, ogni giorno, decidono di fare i bagagli nella speranza di nuove e migliori prospettive.

Nei programmi dell’associazione anche un rinsaldamento dei rapporti professori-studenti che parta dai traguardi di eccellenza in parte già raggiunti – come il conseguimento del secondo posto in Italia della cattedra di diritto commerciale guidata dal prof. Latella – e si sviluppi attraverso una maggiore attenzione alle esigenze individuali e al rapporto dialogico con la giovane utenza.

In cantiere anche iniziative che mireranno all’internazionalizzazione della facoltà grazie al supporto dell’organismo autonomo “CARECI” e alla propugnazione di un canale di legalità al suo interno, che si cercherà di creare già con i prossimi incontri organizzati dall’Associazione, tra gli studenti e il questore di Messina.

Gli intenti, se possibile, sono anche più ambiziosi. Guerra è stata dichiarata a quel reparto politico che intende attrarre la Casa dello Studente nell’orbita delle infrastrutture di giustizia e non è nemmeno dimenticata la profonda ferita inferta alla nostra università dalla stampa nazionale a seguito degli scandali che ne hanno minato la credibilità. Prossima tappa sarà infatti quella di ribaltare in positivo uno svilente cliché che, in tanti anni, non era mai stato associato con così tanto vigore al prestigioso ateneo cittadino. (Sara Faraci)