Ieri in sede di lavori preliminari, in Consiglio comunale ha avuto luogo l’ennesimo “atto” dell’ormai eterna disputa sulla trasparenza amministrativa. A sollevarla, manco a dirsi, il presidente della commissione consiliare Vigilanza e Controllo Massimo Ripepi.
I toni sono stati severi, come spesso accade; e hanno coinvolto anche l’efficienza, ma più ancòra il garbo dei dipendenti comunali ai quali a Ripepi è occorso di rivolgersi.
La risposta è arrivata immediata, nel caso di specie da Armando Neri. Che nel Palazzo dirimpettaio è metrovicesindaco, ma al Comune è a sua volta presidente della Prima Commissione consiliare “Bilancio”, che si occupa tra l’altro di Controllo e garanzia dell’efficienza ed efficacia dell’organizzazione comunale, Personale e Ordinamento degli uffici. In tutto ciò, Neri ha preso atto delle accuse di Ripepi, ma ha negato con decisione che i dipendenti comunali non siano professionali o rispondano in modo opinabile o scortese alle richieste di chiunque, consiglieri di minoranza inclusi.
Il leader di Pace rimane però della sua idea. Anzi.
«Neri? Ma Armando Neri ha solo limpidamente dichiarato che a loro, i documenti li danno; e io gli credo! Solo che a noi non li danno – è la sferzata dell’oppositore –. Lui crede a me? Questa in realtà è solo la dimostrazione che dirigenti e funzionari danno tranquillamente gli incartamenti agli esponenti della maggioranza di centrosinistra, ma a noi no. Tutto riscontrabile e provato».
E certo l’addebito diventa ancor più pesante nel caso di Ripepi, per via del suo ruolo di presidente giusto della Commissione Controllo e garanzia.
Prossimo step? «Dimostrerò alla città di Reggio Calabria se quel che dico è vero», asserisce Massimo Ripepi.
Questo, specie in relazione a quanto affermato di recente dall’ex consigliere delegato ai Beni confiscati Nancy Iachino sull’immacolata gestione del settore.
In parole povere, entro la prossima settimana, Ripepi ha in mente un blitz – in senso buono – all’Assessorato ai Beni comuni e confiscati «coi commissari della Controllo e garanzia. Ci andremo, per verificare se gli atti di sei anni di gestione dei beni confiscati esistono oppure no. Questa è la mia battaglia per la trasparenza».