La Corte d’Assise d’appello di Potenza (nella foto il palazzo di giustizia di Potenza) ribalta il verdetto: Giovanni Rao non c’entra, tra i mandanti dell’omicidio del camionista Carmelo Martino Rizzo restano Basilio Condipodero e Sam Di Salvo.
Rao, difeso dagli avvocati Tommaso Autru, Antoniele Imbesi e Franco Scattareggia, era stato condannato a 30 anni in primo grado. Adesso i giudici d’appello lo hanno totalmente scagionato con la formula “per non aver commesso il fatto”. I suoi difensori hanno insistito molto sul suo ruolo nel delitto del 1999, sottolineando come contro di lui c’erano soltanto le dichiarazioni dei pentiti, dichiarazioni che si “susseguono” l’uno con l’altro, come non fossero autonome. E i giudici, in attesa di leggere le motivazioni del verdetto, sembrano aver condiviso la tesi difensiva.
Confermate invece le condanne a 30 anni per Condipodero, considerato l’esecutore materiale, e Sam Di Salvo, difesi dagli avvocati Giuseppe Lo Presti, Diego Lanza, Tommaso Calderone e Tino Celi.
Confermati anche i risarcimenti ai familiari del camionista, ai quali dovrà anche essere pagata una provvisionale da 50 mila euro ciascuna. La moglie, il figlio e il padre di Martino Rizzo sono stati assistiti dagli avvocati Filippo Barbera, Gaetano Pino e Santino Trovato.
Il brutale assassinio, ascritto alla famiglia mafiosa del Longano, risale al 4 maggio del 1999. Il camionista era partito dalla Sicilia alla volta del Piemonte dove avrebbe dovuto caricare una pala meccanica. Fu freddato a Lauria, in un’area di sosta. Il suo peccato? Aver rubato un escavatore ad una ditta protetta dai barcellonesi.