Laureati magistrali in lettere che non possono insegnare lettere. E’ la condizione di migliaia di giovani laureati magistrali che, in vista del concorso docenti 2020, si sono visti preclusa la possibilità di accedere alle classi di insegnamento desiderate.
Dottori magistrali in Informazione e sistemi editoriali, Teoria della comunicazione (classi LM-19 e LM-92 e le corrispondenti LS-13 e LS-101), che, nonostante un percorso universitario comprendente tutti, o quasi, i crediti necessari all’accesso alle classi di insegnamento A-12 e A-22, si ritrovano a poter accedere esclusivamente alla classe di concorso A-65 (Teoria e tecnica della comunicazione). Classe per la quale, al momento, sarebbero disponibili solo due posti in tutta Italia.
«Abbiamo conseguito una laurea triennale in “Lettere” ed una magistrale nella stessa facoltà, e non possiamo insegnare discipline letterarie: è assurdo e non ci stiamo».
Con il bando di concorso indetto dal Ministero dell’Istruzione, si trovano beffati come se il loro percorso di studi non fosse servito a nulla e se gli esami da loro conseguiti in materie letterarie valessero meno di altri.
A causa del decreto del 2016 che fa confluire diverse magistrali con percorsi di studi diversi nella A-65, gli è preclusa la possibilità di partecipare per titoli, dunque utilizzando i crediti sostenuti durante il percorso di laurea, per le classi di concorso A-12 e A-22 che permetterebbero di insegnare lettere nelle scuole medie e superiori.
L’ingiustizia più grande è che non viene utilizzato lo stesso criterio per tutti: i laureati in Scienze dello spettacolo, ad esempio, possono partecipare al concorso utilizzando gli esami sostenuti.
Per questa ragione hanno intenzione di protestare e chiedere che vengano ammessi alle classi di concorso A12 e A22 per poter insegnare negli istituti di primo e di secondo grado le materie letterarie che hanno studiato durante il percorso di studio di cinque anni all’università.
«Il concorso – spiegano i dottori magistrali – prevede per la classe di concorso A-65 due soli posti, uno in Lombardia e uno in Umbria. Ma non è questo il motivo per cui protestiamo: avremmo “gareggiato” insieme agli altri laureati senza problemi se avessimo potuto utilizzare a pieno le nostre competenze. Ci troviamo, però, in una situazione di ingiusto svantaggio e per questo chiediamo una rettifica prima della data del concorso o quantomeno in vista della riapertura della terza fascia.
Nel nostro percorso di studi, conseguito durante la laurea triennale e durante la laurea magistrale presso facoltà di Lettere abbiamo conseguito esami di letteratura italiana, letteratura latina e greca, linguistica, storia, antropologia, geografia, critica letteraria, filologia, storia della lingua italiana, storia dell’arte, filosofia del linguaggio, giornalismo, editoria, storia della stampa e molti altri. Tutte competenze ed esami che rientrano nell’ambito delle discipline letterarie che non possono, ora, vederci esclusi dall’insegnamento delle stesse. Come richiesto, inoltre, abbiamo conseguito a pagamento e fuori dal percorso di laurea i 24 crediti necessari per accedere all’insegnamento. Non possiamo, ora, vedere vanificato un percorso di studi di anni».
Gli studenti si appellano al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina e agli organi di competenza perché venga rettificato in tempi utili quello che appare come un errore ed un vizio di forma. È ingiusto per chi da anni aspetta di coronare il sogno dell’insegnamento e si ritrova inserito in una classe di concorso che non gli appartiene.