Hotspot a Messina? Una scelta che affossa una città che in questi tre anni ha già fatto tanto per accogliere i migranti e che non può sostenere il peso di una struttura che porterebbe a quasi 3 mila i posti letto disponibili in una zona come Bisconte, considerata inadeguata per mille ragioni. Lo hanno detto a gran voce oggi i consiglieri comunali di Forza Italia e dei vari gruppi dell’area forzista, tutti allo stesso tavolo insieme alla deputata nazionale Mariella Gullo. Una presa di posizione che Forza Italia recapita all’amministrazione Accorinti, che deve farsi sentire e non accettare passivamente una decisione così importante calata dall’alto, e poi direttamente al Ministro Angelino Alfano, che non può rimanere in silenzio senza chiarire quali sono i progetti nazionali e internazionali per Messina.
La deputata siciliana, già lo scorso aprile, aveva presentato una interrogazione al Ministro Angelino Alfano chiedendo chiarimenti su un bando per la progettazione di lavori di ristrutturazione della ex Caserma “Gasparro”. “Avevo intuito che il governo volesse realizzare un hotspot a Messina ed aveva chiesto chiarimenti che ancora oggi non sono arrivati. Ma l’annuncio della settimana scorsa dimostra che aveva intuito bene. Messina è una città che fa tanto in tema di accoglienza ma proporre un hotspot significherebbe conferire un colpo mortale alla debole economia che si regge sul turismo. L’incremento degli sbarchi allontanerebbero le navi da crociera. E poi se sarà realizzato alla caserma Gasparro si porrebbe un problema sociale, perché si trova al rione Camaro in una zona di per sé molto difficile. Il governo pensi ad altre soluzioni se proprio deve realizzare un nuovo hotspot in Sicilia, ma non Messina”.
Anche la presidente del consiglio Emilia Barrile, che oggi ha voluto parlare da consigliera forzista: “Bisconte è una zona che ha bisogno di risanamento, realizzare lì un hotspot significherebbe la morte di uno dei quartieri più popolosi del centro città. Voglio vedere adesso il sindaco rivoluzionario lottare per i suoi ideali, salvare Messina dovrebbe essere la sua unica missione. Così facciamo morire il turismo proprio ora che sta iniziando a muovere i suoi primi passi. Sindaco e assessori dichiarano di essere ogni settimana a Roma, allora che facciano valere i diritti di Messina. Accorinti vada a piedi scalzi a Roma, se sarà necessario andremo anche noi con lui. Ma non accetto che Alfano si ricordi di Messina solo adesso”.
Forti preoccupazioni che arrivano direttamente dalla gente, sono state espresse dal presidente della III Circoscrizione Lino Cucè, che già nei giorni scorsi era intervenuto per dire il suo secco no all’hotspot alla caserma di Bisconte: “Parliamo di zone a dis-integrazione sociale. In questi anni non abbiamo avuto nessuna risposta sul risanamento mancato, sugli interventi che quei quartieri aspettano. Alfano esca le carte per dirci che intenzioni ha, di certo il consiglio di quartiere presto metterà nero su bianco la sua ferma opposizione”.
Un coro unanime, a cui si sono uniti anche i consiglieri Pierlugi Parisi e Giovanna Crifò. Parisi ha puntato l’attenzione sull’assurdità di calare dall’alto una scelta così nel centro della terza città della Sicilia, la Crifò ha parlato invece di allarmismo tra la gente di quei quartieri e di impossibilità da parte di una città come Messina di offrire reale accoglienza con progetti che dovrebbero integrare i migranti e non abbandonarli al loro destino.
Il capogruppo di Forza Italia Pippo Trischitta chiama in causa Procura e Questura, per chiedere che anche le Forze dell’Ordine e la magistratura si esprimano sul potenziale rischio che un hotspot in una zona come Bisconte possa diventare foriera di manovalanza per la micro criminalità. E poi lancia un appello a tutte le forze politiche, non solo messinesi ma anche siciliane, affinchè non ci si ricordi di questa terra solo quando si devono fare scelte di questo tipo, mentre le città del nord vengono sempre riconosciute come le migliori in termini di qualità dei servizi resi.
Il caso hotspot però sta attirando l’attenzione di diverse forze politiche. E così anche la capogruppo Ncd Daniela Faranda si pone dei quesiti che ovviamente rilancia all’amministrazione, ricordando i suoi interventi che risalgono già al 2013, quando era già lampante che Messina non fosse pronta a garantire vera accoglienza. "Se non avessimo aperto all'accoglienza massima -senza averne le possibilità nè la capacità gestionale-, sin dalla prima ora, non ci troveremmo a discutere di un hotspot. Messina ha già dimostrato enormi difficoltà gestionali e organizzative circa la questione accoglienza e pensare oggi di creare un hotspot da noi è assurdo. Sono assolutamente certa che vi siano tutti gli estremi per dialogare con il Viminale per rivedere la decisione -ammesso e non concesso fosse confermato che il Ministero dell'Interno abbia davvero già definito le location. Intendo andare fino in fondo, anche cercando di trovare conferme o smentite a quanto asserito dall'Amministrazione: queste non sono decisioni che si assumono ignorando il parere o la disponibilità di chi rappresenta la città e asserire di non essere mai stati messi a parte di nulla è un fatto che mi lascia piuttosto perplessa. In questa fase ritengo urgente mettere un freno ad ipotetiche decisioni del Governo e parallelamente é necessario chiarire quale ruolo abbia avuto l'Esecutivo cittadino".
Da destra a sinistra il no all’hotspot a Messina è unico, anche se da Rifondazione Comunista arriva un’analisi che si focalizza soprattutto sul modello di accoglienza che questa tipologia di centro porterebbe a Messina: “Perché dal 2013 la giunta Accorinti non ha preso una posizione netta per la chiusura della sfregiante tendopoli all’interno del Pala Nebiolo e non ha reso chiari i punti sulla cessione di un’area come quella dell’ex caserma Gasparro, dove una volta si doveva costruire il secondo tribunale di Messina e un’altra volta degli alloggi per famiglie in difficoltà? Dal 2014 l’ex caserma è un’altra vergona in cui vengono ammassati uomini che vivono in uno spazio ristretto tra letti a castello, situazione in cui basterebbe una cicca di sigaretta buttata nel posto sbagliato per creare una gabbia di morte”. Il circolo Peppino Impastato del Partito della Rifondazione Comunista e la segreteria regionale del PRC si oppongono fortemente ad un ennesimo lager nella città di Messina e chiedono al sindaco Accorinti di spiegare cosa intende per altro tipo di accoglienza in atto a Messina. “Ci sembra che in questi anni, più volte richiamato a risponderci, non abbia speso una parola sulla chiusura della tendopoli. Ci chiediamo anche come mai il suo assessore De Cola più volte attivo nelle decisioni della destinazione d’uso dell’ex caserma Gasparro e più volte intervenuto a Roma su questo, non abbia mai chiarito i progetti su quell’area. Da mesi solo chi non ha voluto sentire non ha avvertito che si lavorava sull’apertura di un hotspot su Messina collegato ai porti calabresi e agli aeroporti di Catania e al CARA di Mineo. Solo chi non ha voluto vedere, non ha visto che quell’area dell’ex caserma Gasparro era in attesa di essere destinata a qualche uso e già dal 2014 si era a conoscenza di gare d’appalto. Il Viminale aspettava di capire cosa indicava anche la fortezza Europa. Nell’hotspost, che tradotto e nell’accezione governativa significa “punto di crisi, “punto caldo”, si selezioneranno le persone, creando una ulteriore violazione del diritto e annullando il diritto d’asilo. Per Messina designata ad avere questo orrore, paradossalmente, è la parabola ascendente di un vecchio disegno datato ottobre 2013, momento in cui si è consentito di aprire un pala sport per “contenere” in emergenza i migranti. Le azioni del sindaco di Messina hanno seguito questa parabola e lo dimostrano le ordinanza sindacali firmate per motivi di contingenza e di emergenza per accogliere i Minori Stranieri Non Accompagnati”.
Francesca Stornante