Il Consiglio ha approvato l’ordine del giorno firmato dai consiglieri Luigi Fedele, Giovanni Bilardi, Alfonso Dattolo e Giulio Serra. Il documento del Consiglio impegna il Presidente della Giunta Regionale “a richiedere con urgenza al Governo un incontro per la verifica immediata sullo stato delle vertenza MCR in considerazione della ipotizzata crisi aziendale che porterebbe alla perdita di centinaia di posti di lavoro, generando una situazione di crisi che rischia di avere delle ricadute rilevanti sull’economia dell’intera regione”.
Il documento prevede anche che Scopelliti debba “ottenere l’impegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri affinche’ vengano attuati nel periodo di vigenza 2011 – 2015, idonei provvedimenti con correttivo per la riduzione dello squilibrio competitivo dei porto di transhipment del Sud Italia, primo fra tutti Gioia Tauro, verso i porti Nord Africani, con interventi di valenza sociale, in attesa del paventato incremento di volumi che si tradurra’ al 2015, in un aumento della domanda di movimentazione container di circa il 25% per i porti del Mediterraneo” e lo impegna ad “assumere, di concerto con le amministrazioni interessate, le iniziative necessarie affinche’ Gioia Tauro possa integrare l’attuale vocazione di piattaforma di transhipment con un modello di gateway continentale ( nazionale prima e europeo in futuro), favorendo attraverso misure dedicate l’utilizzo delle linee ferroviarie”, ad “adottare misure idonee al fine di facilitare l’insediamento di nuove realta’ industriali e attirare aziende che producano a Gioia tauro e creare opportunita’ concrete e condizioni di vantaggio per sviluppare un area logistica – industriale” ed a “sollecitare Rft a fornire un crono programma per le attivita’ previste nell’Apq firmato dalla Regione Calabria e i ministri competenti”.
A chiusura del dibattito è intervenuto il Governatore Scopelliti, che ha esordito con ironia: “Nel tavolo di Prodi del 2006 non so se si mangiasse o se si parlasse di Gioia Tauro: risultati concreti non ne abbiamo mai visti”. Dopo questa battuta, il Governatore è entrato nel merito della questione del porto di Gioia: “una Regione con un Governo nazionale può attivare procedure per investimenti sul polo della logistica, non altro. E’ questo che possiamo e dobbiamo fare, non altro. Dal 1995, quando è nato il porto, ad oggi nessuno ha fatto nulla. E’ quello che noi stiamo facendo oggi. Il porto è nato 16 anni fa, in questo tempo nessuno ha messo in campo azioni per evitare che Gioia Tauro diventi uno strumento di buisness per una sola impresa, cioè MCT che gestisce tutto il porto. MCT fa quello che vuole al porto, e non è giusto. Noi vogliamo lavorare per mantenere il trashipment, sviluppando il polo della logistica. Sullo scenario delle grandi compagnie, ovviamente, ci sono logiche di mercato su cui non è che possiamo incidere più di tanto. Possiamo provare, come enti, a condizionare questo scenario, ma non risolveremmo comunque il problema. Chi, comunque, prima di noi ha fallito, oggi dovrebbe quantomeno aspettare il nostro lavoro per giudicarci a fine legislatura. Invece inseguono la logica della gelosia e dell’invidia e fanno discorsi del tipo ‘se ho fallito io, ora devono fallire anche gli altri’. Noi invece non lavoriamo con queste logiche. Stiamo lavorando moltissimo per Gioia Tauro. Abbiamo triplicato il valore dell’Apq e l’abbiamo firmata e avviata, mentre prima di noi c’erano state solo chiacchiere. Ed è vergognoso che ci siano operazioni scandalose in questo senso; nei prossimi giorni lo scoprirete, non abbiamo fretta di documentare il tutto. C’è una lettera che è firmata con nome e cognome e che è davvero vergognosa. Ma ne parleremo in altra sede. Torniamo all’Apq: si riferisce all’area industriale che sta dietro al porto, lì ci sono grandi opportunità per li futuro. La crisi di Gioia Tauro è provocata dal fatto che l’azienda Maersk è andata via, e lo ha fatto perchè preferisce investire su altri porti più economici, gestendo e governando in assoluto un porto. Nessuno di noi può impedirlo o dirgli nulla. Sono strategie e logiche di mercato. Così come sono venuti da soli per determinati interessi, adesso se ne vanno per altrettanti interessi. La soluzione è lavorare con MSC, che è un’altra grande compagnia, confrontandoci con loro, e in questo non siamo stati fermi. Purtroppo tra costo del lavoro, accise e tasse di ancoraggio i porti non comunitari riescono a garantire grandi vantaggi che i porti Ue non possono garantire. Come possiamo aggredire questo fenomeno? Secondo noi la partita si gioca sulla capacità attrattiva del polo della logistica, creando tanti di quei capannoni per far fare alle aziende investimenti di prospettiva. Abbiamo incontrato decine di grandi aziende. Il vero grande obiettivo è la logistica, capannoni in cui le merci di spacchettino e si facciano ripartire e in questo i fondi del’Apq possono creare una maggior attrazione per le imprese. Con la ferrovia possiamo superare il gommato per raggiungere in poche ore il nord Europa. Il ragionamento che faremo al Governo non sarà il solito piagnisteo per i posti di lavoro.Andremo lì per chiedere la fiscalità di vantaggio e l’azzeramento dell’Irap per le imprese e altre cose, come l’allargamento della zona franca. E poi c’è il discorso delle mega-navi: 118 sono in costruzione, e sono il futuro del trasporto via mare. Pensate che oggi di queste navi ne ha 12 la Maersk e 18 la Msc e che tra le 118 in costruzione, solo 4 sono della Maersk, ben 19 la Msc. In Italia e nel Mediterraneo, Gioia Tauro e Cagliari sono i porti privilegiati, per strutture tecniche di fondali, pronti ad accoglierle: il nostro è un porto appetibile e dal 2015 in poi potrebbe esserlo ancora di più grazie all’ingresso di queste mega-navi. Condivido che il sindacato chieda alla MCT di liberare parte delle banchine. MSC vuole entrare nella società di MCT, ma non può perchè MCT non fa uscire Maersk. L’idea della MSC sarebbe quella di fare di Gioia il “suo” porto. Queste strategie di mercato sono così talmente tanto più grandi di noi che non c’è mdoo di intervenire, sono strategie aziendali, come le scelte che fanno sugli altri porti del nord. Loro determinano gli scenari: è il mondo dei privati dove il pubblico non può fare quello che gli pare. Fino al 2015 il retroporto è un’opprotunità, il polo della logistica è un investimento, dobbiamo attrarre le nuove imprese. L’attuale lavoro del porto non porta ricchezza al territorio. Cotnainer smistati e basta”.