Consiglieri di circoscrizione: Catania taglia, Messina mantiene . Se il capoluogo etneo scende da 150 a 72 rappresentanti, 12 per ciascuna delle 6 circoscrizioni, la nostra città resta a quota 96, 16 per ogni circoscrizione, solo 12 in meno (2 per ogni circoscrizione) rispetto alle precedenti elezioni ed esclusivamente per effetto del Censimento, che ha “declassato” Messina, scesa al di sotto della soglia dei 250 mila abitanti .
Mentre il Comune di Catania, dunque, ha applicato la spending review, riducendo i quartieri da 10 a 6 e dimezzando il numero dei consiglieri, il Comune di Messina ha preferito mantenere lo status quo ante, lasciando chiusa in un cassetto la proposta di delibera firmata dal Commissario straordinario Luigi Croce , che con i poteri della giunta aveva approvato alcune modifiche ed integrazioni al Regolamento per il decentramento stilato dall’ex assessore al ramo, Franco Mondello, durante l’amministrazione Buzzanca (vedi correlato).
In base al provvedimento predisposto dal reggente di Palazzo Zanca, che giace agli atti della Commissione decentramento e che nel frattempo è diventato anacronistico, il numero dei consiglieri sarebbe passato dai 18 delle ultime elezioni a 8 per ogni Circoscrizione, per un totale di 48 consiglieri circoscrizionali. Il taglio netto è stato però solo ipotizzato e, rispetto a quel numero, di consiglieri di circoscrizione ce ne saranno addirittura il doppio in più, 48, come ormai ufficialmente stabilito dal Decreto assessoriale n.75 de 10 Aprile 2013 firmato dall’assessore regionale Patrizia Valenti .
Il nostro Comune avrà, infatti, 96 rappresentanti per 6 municipalità, che corrisponderanno ad altrettanti gettoni di presenza , che in molti casi – se non in tutti – si tramuteranno anche in oneri riflessi, ovviamente a carico del Comune.
Alla faccia del contenimento della spesa e dei tagli ai costi della politica, che continua ingrossare se stessa svuotando le tasche dei cittadini , da cui preleva i soldi per mantenere poltrone e privilegi. A dispetto delle promesse e dei proclami. E, poi, i partiti “tradizionali” si stupiscono se vince Grillo. (Danila La Torre)