Il contratto di servizio Amam c’è. Il consiglio comunale è finalmente riuscito ad approvare il documento che regola i rapporti tra il Comune e la sua partecipata che gestisce il servizio idrico in città. Un atto fondamentale che mancava da sempre e che anche la Corte dei Conti nelle ultime ordinanze in cui bacchettava Palazzo Zanca aveva sempre messo in rilievo come uno dei passaggi imprescindibili anche in ottica Piano di riequilibrio. Un voto che è arrivato al termine di una seduta fiacca, un voto importante ma che ha visto un’aula striminzita.
Solo 16 i consiglieri che alla fine hanno garantito che l’atto andasse finalmente in porto. A dire sì al contratto di servizio Amam sono stati in 11: per i Dr solo Elvira Amata e Rita La Paglia, per Forza Italia c’era il capogruppo Pippo Trischitta e sullo stesso asse anche Giuseppe Santalco, Nora Scuderi e Carlo Cantali del gruppo Felice per Messina e Francesco Pagano dei Progressisti democratici. Sì anche di Piero Adamo di SiAmo Messina e delle consigliere accorintiane Lucy Fenech e Ivana Risitano. Si sono astenuti la presidente Emilia Barrile, il consigliere di Grande Sud Daniele Zuccarello e il consigliere del gruppo misto Pippo De Leo. Gli unici due no anche oggi sono stati pronunciati dai consiglieri Gino Sturniolo e Nina Lo Presti. Un no motivato solo dopo la votazione perché la seduta pomerididiana non ha visto neanche il dibattito pre voto, viste le scarsissime presenze sugli scranni e il rischio che anche solo un’uscita dall’aula potesse far saltare anche oggi l’approvazione del contratto di servizio. Assenze importanti e che hanno pesato. Non c’era il gruppo Pd come hanno tenuto a puntualizzare Trischitta e Lo Presti, non c’era neanche l’Udc che alla spicciolata ha abbandonato l’aula durante i lavori dopo una serie di interventi piccati e polemici.
Dopo settimane di toni pacati, infatti, i centristi oggi hanno di nuovo cambiato atteggiamento in aula. Mario Rizzo e Franco Mondello hanno incalzato l’assessore De Cola e il segretario Le Donne tirando fuori anche argomenti e tematiche che in realtà poco avevano a che fare con il provvedimento in discussione oggi. Hanno aperto la discussione sull’affidamento rifiuti all’Amam, sulla Multiservizi, hanno chiesto chiarimenti e avanzato perplessità su delibere e iter procedurale che l’amministrazione ha seguito approvando pochi giorni fa la corposa delibera di affidamento del ciclo rifiuti all’Amam. Hanno puntato il dito contro l’assenza del sindaco Accorinti in aula, hanno parlato di scarsa considerazione del consiglio nel percorso politico sulle partecipate che la giunta sta mettendo in piedi. Critiche dal sapore più strumentale che reale, tanto che la sensazione generale, anche dei colleghi d’aula, è stata quella che l’Udc volesse mettere i bastoni tra le ruote alla votazione del contratto di servizio.
A poco infatti sono serevite le repliche, punto su punto, dell’assessore Sergio De Cola e del segretario Antonio Le Donne. Un cambio di registro che in realtà ha stupito poco, viste le ultime prese di posizione dei leader centristi. Alla fine, su polemica del consigliere Carlo Abbate che ha tentato di riportare i lavori sui giusti binari, Rizzo e il collega Gioveni hanno deciso di abbandonare l’aula, una mossa che in tanti ovviamente hanno letto come un escamotage colto al volo per non partecipare al voto.
Dopo l’uscita di scena dei consiglieri Udc i lavori d’aula sono scivolati veloci senza troppi intoppi, prima il voto su tre emendamenti e poi la votazione finale sulla delibera che oggi non è stata discussa visto l’ampio dibattito fatto in questi mesi sia in aula che in commissione bilancio. L’unica voce critica nel merito del contratto di servizio è stata quella di Nina Lo Presti: “Riteniamo che questo contratto sia uno strumento fondamentale che andava predisposto e votato ma, per quanto epocale può essere definita la sua costruzione, riteniamo che questo contratto di servizio non potesse avere il nostro voto positivo perché il piano economico finanziario, comunque stralciato dal provvedimento su indicazione dei Revisori dei conti, resta indissolubilmente legato al Piano di riequilibrio. Ci aspettavamo che il sindaco in questo contratto esercitasse un’azione di impulso verso quella che doveva essere il percorso di questa amministrazione sulla gestione idrica. Non potremo mai accettare che un contratto di servizio disciplini l’erogazione di un servizio pubblico e che si preveda che produca utili per 23 milioni di euro che servono a finanziare debiti fuori bilancio formati da amministrazione precedenti che niente hanno a che fare da un’esperienza fuori dai partiti. Ma mi rendo conto che oggi se un politico come Giovanni Ardizzone si definisce “uomo libero” lo lo può dire chiunque”.
La votazione di oggi, seppur risicatissima, ha comunque messo un altro punto importante nella gestione di uno dei servizi pubblici essenziali e in generale nel rapporto tra il Comune e le sue partecipate. Un passaggio che si inserisce appieno nel percorso di razionalizzazione del pacchetto societario di Palazzo Zanca e che punta a trasformare l’Amam nella mini Multiservizi che si occuperà di acqua e rifiuti.
Francesca Stornante