MESSINA – Mirko Cantello è il nuovo vicepresidente vicario del Consiglio comunale di Messina, Giandomenico La Fauci è il vicepresidente supplente. Ci sono volute due ore di lavori, tra attacchi, pregiudiziali e sospensioni, prima di arrivare alla prima votazione per il vicario, e almeno un’altra per arrivare poi all’elezione del vicario. Dopo di che, ancora altro tempo prima del supplente, arrivato ufficialmente soltanto all’1.45. Alla fine, l’opposizione si è imposta, trovando la quadra e il risultato sperato. Sconfitta la maggioranza.
Si è partiti dalla parità della prima votazione. Con 15 voti ciascuno, infatti, Cantello e Serena Giannetto, il nome designato da mesi dai gruppi legati al sindaco Federico Basile e all’ex primo cittadino Cateno De Luca, hanno raggiunto un equilibrio perfetto. L’ago della bilancia è stato il Pd, che con i suoi due consiglieri comunali alla prima tornata ha votato per Felice Calabrò. Poi, la svolta. Si supera così la mezzanotte per la seconda votazione ed è qui che Mirko Cantello, con 16 voti contro i 15 di Serena Giannetto e una scheda bianca viene eletto vice presidente vicario.
Immediati gli auguri di rito, arrivati dai gruppi di maggioranza con in testa lo stesso presidente Nello Pergolizzi: “Formulo gli auguri di rito al collega Cantello”. E così fanno Pippo Trischitta e Francesco Cipolla, capigruppo di Con De Luca per Basile e Basile sindaco. Cantello poi ringrazia: “Ringrazio tutti per avermi votato ancora una volta. L’aula, i colleghi d’opposizione, hanno dato fiducia al mio nome. Ne approfitto anche per dichiarare che da domani non sarò più il capogruppo della Lega e al mio posto sarà la collega Restuccia”.
Sembra finita, ma non è così. Nonostante il presidente Nello Pergolizzi avanzi l’ipotesi di sospendere vista l’ora tarda, si continua a votare e si passa al vicepresidente supplente. La prima votazione, però, non basta. Giandomenico La Fauci di Ora Sicilia raccoglie 16 voti (ne servivano 17 essendo prima votazione), contro i 13 di Raffaele Rinaldo, in quota maggioranza. Poi due voti per Antonella Russo (Pd) e una scheda bianca. Alla seconda votazione, invece, i 16 voti bastano a La Fauci (15 per Rinaldo, una bianca), che diventa vicepresidente supplente e dichiara: “Grazie a tutti, cercherò di svolgere il mio ruolo nel miglior modo possibile e sono certo che con la sua collaborazione, presidente, e quella del vicepresidente vicario Cantello ci riusciremo”. Poi i ringraziamenti di rito.
Ma arrivare alla votazione non è stato affatto facile. Ci sono volute ore di dibattito e attacchi, con protagonisti Pippo Trischitta e Felice Calabrò, oltre all’ex candidato sindaco Maurizio Croce, tirato in ballo dal consigliere di maggioranza (e mai intervenuto durante la sessione). Il primo tentativo di Trischitta di “tirare la palla in tribuna”, come l’ha definito Calabrò, è stato sulle modalità di voto. La serata prevedeva due delibere diverse per il vicario e per il secondo vicepresidente mentre Trischitta ha chiesto alla segretaria generale Rossana Carrubba se non fosse più giusto votare all’interno di una sola delibera: “Nel 2013 l’elezione è stata effettuata con un’unica delibera, sulla base di un parere che lo consentiva. Sarebbe importante perché garantisce soprattutto l’opposizione. Anche nel 2018 si è votato con lo stesso schema. Quest’aspetto secondo me è fondamentale”. Dopo una delle tantissime sospensioni della serata, la segretaria Carrubba ha risposto citando la norma e spiegando che “vanno interpretate nel contesto in cui le leggiamo e possono essere interpretate in varie maniera, ma sempre contestualizzate. Lo statuto all’articolo di riferimento parla di presidente e vicepresidenti eletti con separate votazioni”.
Ma Trischitta insiste: “Secondo me come separate votazioni indica quella del presidente e quella dei vicepresidenti, queste due separazioni. Cioè i vicepresidenti come unico gruppo. Ho chiesto perché so che anche altri consiglieri hanno avuto la mia stessa interpretazione”. La questione viene comunque accantonata e Trischitta prosegue con una nuova pregiudiziale. Stavolta l’attacco è a Croce, accusato di assenteismo. Il consigliere si appella proprio alle assenze e chiama ancora in causa la dottoressa Carrubba: “C’è una norma che parla della decadenza del consigliere comunale assente a sei sedute consecutive senza giustificazione. Lo è stato il 12 ottobre 2023, il 16 ottobre 2023, il 17 ottobre, il 19 ottobre, il 23 ottobre, il 31 ottobre. Oggi c’è e chiedo alla segretaria generale se questa votazione può essere legittima con lui presente se domani potrebbe decadere per le sei assenze consecutive”.
Lei risponde: “La legge, in sintesi, parla di cause di decadenza ma rimette la disciplina della decadenza stessa allo statuto o al regolamento. E rimette la decisione al consiglio comunale, che deve decidere sentito il consigliere, che potrà presentare le giustificazioni del caso con un preavviso di dieci giorni. Oggi, quindi, non c’è la decadenza automatica ma la necessità di applicare il regolamento. Non è un automatismo, ma una decadenza che deve essere dichiarata dal Consiglio comunale dopo aver sentito l’interessato”. Non è chiaro se adesso i gruppi di maggioranza procederanno in tal senso. Ciò che è certo è che, ancora una volta, la pregiudiziale non porta al rinvio che presumibilmente Trischitta cerca di ottenere.
Una tesi che sostiene anche Calabrò: “Trischitta contraddice se stesso, perché negli anni precedenti al 2013 veniva eletto lui nel modo in cui si voterà oggi. Io lo dico dal 2003, quando tu mi contestavi. Nel 2008 sei stato eletto con il sistema di oggi. Quindi qual è il sistema? Inutile tentare di buttare la palla in tribuna”. Qui partono le accuse di Trischitta al Pd, attaccato per aver votato insieme al centrodestra e “per interesse personale”. Calabrò risponde promettendo querela: “Mi ha detto che votiamo per fatto personale. Ha superato il limite. Mi spiace arrivare a questa acredine in quest’aula, mi riservo di querelare”. Poi la votazione, la vittoria del vicario Cantello e la doppia votazione per il supplente La Fauci. A distanza di quasi un anno e mezzo dall’insediamento, l’ufficio di presidenza è finalmente completo.