Facce scure, poca voglia di commentare, lunghi silenzi e un’atmosfera a tratti surreale. Il clima che si è respirato ieri a Palazzo Zanca per l’intera giornata si è riversato inevitabilmente sulla seduta del Consiglio comunale che era stato convocato alle 19. Una seduta ordinaria, la prima dopo il terremoto gettonopoli che ha coinvolto più della metà dei consiglieri comunali. Tante assenze ieri, che hanno pesato più del solito perché chiara conseguenza di un’inchiesta pesantissima per il civico consesso. E infatti alla prima chiamata i consiglieri presenti erano solo in 18, numero insufficiente per poter aprire la seduta. Alle 20.35 invece il via ai lavori è stato dato dalla presidente Barrile dopo l’appello in aula che ha contato 21 presenze: Amata, Barrile, Burrascano, Cantali, Cardile, Carreri, Consolo, De Leo, Faranda, Fenech, Gioveni, La Paglia, Lo Presti, Mondello, Perrone, Risitano, Russo, Santalco, Sturniolo, Trischitta, Vaccarino.
Ai microfoni nessuno ha fatto accenno alla bufera che ha travolto il Consiglio, tranne il capogruppo di Forza Italia Pippo Trischitta che dopo un’ora e mezza di permanenza in aula ha deciso di prendere la parola non per commentare la delibera in discussione ma per dichiarare polemicamente l’abbandono dell’aula: “Sono rimasto qui per un’ora e mezza e dunque credo di aver svolto appieno il mio ruolo di consigliere, visto che tutto si misura sul tempo che si trascorre in aula. Non ha importanza il lavoro che viene svolto, lo studio delle delibere, il contributo che uno dà. Sono stato un’ora e mezza e quindi non credo di creare danno erariale, se il lavoro è stare fermo e seduto su uno scranno ritengo di non dover esaurito appieno il mio incarico. Nessuno ricorda però le sedute in cui restiamo chiusi qui dentro anche dodici ore per votare atti importanti e per assumerci grosse responsabilità, com’è accaduto poche settimane fa con la Tari”.
Anche la presidente Barrile, che ha preferito affidare ad un comunicato stampa le sue dichiarazioni sulla vicenda (vedi articolo a parte), si è limitata ad alcune frecciate durante i suoi interventi legati alla delibera discussa ieri, ricordando soprattutto la seduta dello scorso 31 dicembre, quando alle 23.05 il consiglio era ancora in aula per votare il bilancio previsionale presentato in extremis dall’amministrazione Accorinti.
E così, durante una seduta capitata nel giorno più nero vissuto da questo consiglio comunale, i lavori si sono concentrati su una delibera che era ferma nei cassetti da oltre un anno: le modifiche al regolamento Cosap. In un silenzio quasi irreale, scandito a tratti dalle voci di chi comunque tra i banchi commentava le pagine dell’ordinanza della Procura sull’inchiesta gettonopoli, l’aula ieri sera si è trovata alle prese con il famoso provvedimento che avrebbe potuto porre finalmente fine ad una deregulation nel settore del canone legato al suolo pubblico dell’impiantistica pubblicitari. Un vero far west in cui dal 1 gennaio 2012 non ci sono regole, non ci sono canoni e tariffe e in pratica le aziende del settore possono operare in massima libertà senza che il Comune possa incassare un euro dal canone per il suolo pubblico.
La delibera presentata ieri dalla presidente Barrile risale ad oltre un anno fa ed è stato lungo e travagliato il suo arrivo in aula.
“L’impressione che ho è chiara: questa delibera non s’ha da fa” ha esordito la Barrile, ricordando il balletto dei pareri contrastanti sul provvedimento: da un lato ci sono quelli del Ragioniere generale Cama e dei Revisori dei Conti che si sono espressi negativamente sulla possibilità di abbassare le tariffe, cos’ come ha stabilito in ultimo anche il Cga, perché questo comporterebbe un ostacolo al rispetto degli impegni che il Comune ha assunto siglando il Piano di riequilibrio. Dall’altro il parere favorevole del dirigente al patrimonio Castronovo. Un dato però è certo, ricorda la presidente: “Al momento il dipartimento patrimonio non fa pagare il canone per gli impianti poiché non esistono le tariffe. L’amministrazione, prima con il vicesindaco Signorino, poi con l’assessore Cucinotta e infine con Pino, si era assunta l’impegno di fare propria questa stessa delibera, ma questo non è mai avvenuto”. La presidente ha mostrato anche una montagna di atti, di lettere tra la Presidenza e il Segretario generale Le Donne, ha ricordato che anche la X commissione Patrimonio ha chiesto chiarezza sulla questione, senza però riuscire a mettere un punto fermo, giungendo alla conclusione che evidentemente i due dirigenti non si vedono e non parlano tra loro.
Dal canto suo Cama ha ribadito le motivazioni del parere, ma non ha fornito le risposte che chiedeva Antonella Russo, soprattutto quale sarebbero i rischi per il Comune, votando o meno le modifiche proposte con la delibera. Apertura però all’ipotesi di una nuova revisione del provvedimento, così come fatto anche il funzionario Caizzone in rappresentanza del dirigente Castronovo.
A ripercorrere il tormentato cammino di questa delibera anche il consigliere Gino Sturniolo che in questi mesi ha presieduto le innumerevoli sedute della X commissione patrimonio dedicate a Cosap, tariffe e suolo pubblico. “La commissione ha fatto un lungo lavoro intorno a questo argomento perché ci siamo resi conto della difficoltà in cui l’Ente si trova. Abbiamo esaminato la delibera in questione, abbiamo convocato tutti gli attori che però assumevano posizioni contrastanti tra loro. L’amministrazione ha dichiarato di volere fare propria la delibera della Barrile ma nella sostanza non c’è stato un atto formale. Ci siamo resi conto che però la commissione non ha gli strumenti per elaborare una proposta propria. Abbiamo chiesto al segretario generale di prendere in mano le redini per trovare soluzione condivisa ma evidentemente non si è ancora riusciti”.
Anche Daniela Faranda in prima linea fin dal principio, nei mesi scorsi aveva tra l’altro tentato più volte di tirare fuori dalle sabbie mobili la delibera ma senza risultati. “Il danno per le casse comunali sarebbe grossissimo, è assurdo che oggi non simo ancora in grado di votare questo provvedimento” ha dichiarato la capogruppo Ncd che ha poi posto al ragioniere Cama precisi quesiti legati ai pareri negativi: “Le entrate non vengono comunque inficiate visto che il Comune non sta incassando un euro? Il Cga ha detto che le tariffe sono troppo alte, quindi non incassiamo e siamo a rischio ricorso. Se le abbassiamo non rispettiamo i bilanci. Quindi qual è la soluzione. Come possiamo uscire da questa ambasce e continua a perdere ogni giorno denaro?”.
Un appello al segretario generale anche da parte di Giuseppe Santalco, ha invece ampliato il discorso sul regolamento Cosap il consigliere Udc Franco Mondello che ha fatto presente all’aula la necessità di rivedere tutto il regolamento che ormai risulta superato da atti e fatti che si sono verificati dal 2011, data del regolamento oggi in vigore che risale a quando Mondello era assessore al Patrimonio. Mondello ha dunque chiesto all’amministrazione un impegno a brevissimo termine affinchè porti in aula, entro trenta giorni, una delibera nuova di sana pianta che possa finalmente chiudere il cerchio sull’intera questione suolo pubblico, anche in riferimento ai commercianti. Posizione condivisa anche da Elvira Amata e che alla fine ha scelto di sposare la proponente Barrile che ha deciso di ritirare la delibera diffidando però l’amministrazione a presentare un suo provvedimento al massimo entro il 31 dicembre.
Dunque per il momento ancora un nulla di fatto e un nuovo impegno, ieri assunto dall’assessore De Cola a nome del collega Pino. Ricordiamo però che intanto il Comune continua a non incassare dall’occupazione suolo degli impianti pubblicitari e servono urgentemente le nuove tariffe. A dettare la linea c’è la sentenza del Cga del 9 luglio 2014 che cassa totalmente la parte del regolamento Cosap del 2011, all’articolo 4 comma 4, che stabilisce che per calcolare il canone di occupazione suolo per gli impianti si debbano tenere in considerazione i metri lineari della proiezione a terra piuttosto che i metri quadrati che effettivamente quantificano l’area occupata. Il guaio è che finora Palazzo Zanca ha rinunciato a circa 1 milione di euro annui e il rischio di provocare un danno erariale si fa sempre più concreto. Lo sa bene il Dirigente Castronovo che lo ha più volte segnalato ufficialmente l’importanza di colmare questo buco che fa perdere milioni di euro che alla fine continuano a mancare dai bilanci comunali. Lo sa la presidente Barrile, la commissione, l’amministrazione. Ma ancora una volta si è scelto di prendere tempo.
Francesca Stornante