Politica

Consiglio comunale, Pergolizzi batte Croce 15 a 14 e diventa presidente

MESSINA – C’è voluto un Consiglio comunale di oltre cinque ore e una votazione arrivata all’una di notte per eleggere il nuovo presidente. Nello Pergolizzi conquista la presidenza con 15 voti a causa di una scheda bianca che fa scendere a 14 le preferenze conquistate da Maurizio Croce: “Ringrazio i colleghi che mi hanno onorato della loro preferenza e ringrazio anche chi non l’ha fatto. Spero di poter dimostrare, per come ho fatto in questo primo scorcio di quasi un anno, di essere il presidente che ogni consigliere vuole avere”. Ma soprattutto è decisiva la risposta data dalla segretaria generale a Libero Gioveni, che ha chiesto se fosse o meno considerabile prima o seconda votazione.

“La votazione non dipende dalla seduta – ha spiegato Rossana Carrubba – e non c’entra la votazione con la sessione. La legge dice che la prima votazione parla di maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio, ma la votazione successiva si effettua con la maggioranza semplice, cioè il maggior numero di voti”. La maggioranza semplice, però, sarebbe quella conquistata dalla metà dei votanti, più almeno un voto. Su questo si apre lo scontro, destinato a non risolversi in maniera semplice. Poi la segretaria generale spiega ancora e chiude i dubbi: “La prima votazione è stata svolta il 2 maggio, la seconda votazione è quella a seguire. E la legge regionale dice che ‘in successiva votazione è eletto il candidato con il maggior numero di voti’. Lo dice la legge regionale 9/86, poi superata dalla legge 26/93”. Che però testualmente parla di province regionale: “Nuove norme per l’elezione con suffragio popolare del presidente della Provincia regionale. Norme per l’elezione dei consigli delle provincie […]“.

La cronaca della lunga serata

A Palazzo Zanca ha avuto luogo, in netto ritardo rispetto alle 19 prefissate in precedenza, un lungo dibattito su quesiti e pareri tecnici, che è servito soltanto a ritardare un momento preciso: la votazione. E con l’aula spaccata in “15 e 15 più 2”, come ha sottolineato più volte Felice Calabrò, sembrava una scelta precisa operata dalla maggioranza, e dal consigliere Pippo Trischitta, per non votare. Si è arrivati invece a un altro punto: la contestazione a Maurizio Croce. Il consigliere comunale, ex candidato a sindaco del centrodestra e commissario dell’Ufficio contro il dissesto idrogeologico della Regione siciliana, è o non è incandidabile o ineleggibile? E ancora: è o non è un dipendente statale? E solo superata l’una, invece, si procede con la prima votazione, che ha portato all’elezione del nuovo presidente: 15 voti per Pergolizzi, 14 per Croce, 2 voti per Antonella Russo e una scheda bianca. Ma non senza polemiche, perché tutto si basa sulla “seconda votazione”, mentre l’opposizione la considerava “prima votazione”, in quanto si trattava di una nuova sessione.

Trischitta e i pareri alla segretaria generale Carrubba

Il protagonista della serata è proprio Trischitta, il primo a parlare e forse il più attivo, fronteggiato dal già citato Calabrò, in qualità di capogruppo del Pd, e da Maurizio Croce, di cui si è discussa in aula l’eventuale incompatibilità. Facendo un passo indietro, Trischitta chiede alla segretaria generale Rossana Carrubba di leggere i pareri chiesti in precedenza da altri consiglieri comunale. Si tratta di quello sulla legittimità della convocazione odierna, richiesto prima da Giandomenico La Fauci e poi da Dario Zante, entrambi in quota Ora Sicilia, e di quello sull’incompatibilità di Croce, presentato da Nello Pergolizzi, ex presidente vicario e nome scelto dalla maggioranza per guidare l’ufficio di presidenza.

Dopo aver dipanato il primo quesito ed essere arrivati a un “sì”, relativo alla legittimità, si è aperto il capitolo su Croce. Trischitta lo attacca frontalmente parlando degli appalti che, in qualità di commissario soggetto attuatore per il contrasto del rischio idrogeologico “ha aggiudicato negli ultimi 20 giorni”, partendo da quello di “2 milioni e 300 mila euro del 23 maggio”. Gli animi si surriscaldano e arriva la prima sospensione voluta dal consigliere anziano, Serena Giannetto, che presiede i lavori. Trischitta riprende e attacca Croce anche sugli emolumenti guadagnati per il suo ruolo, chiamandolo più volte “dirigente”.

Croce: “Surreale quanto sta succedendo”

Croce, allora, risponde con una lunga arringa: “Questa mi sembra una vicenda surreale e bisogna rimettere in fila tutto ciò che è accaduto negli ultimi 20 giorni”. E, dopo aver difeso la segretaria generale Carrubba, spiega: “Io ho appreso di questa ipotetica incompatibilità durante una trasmissione televisiva. Dissi a Pergolizzi che se lui mi avesse informato di quando avrebbe presentato la richiesta del parere l’avrei firmata con lui, perché l’interesse principale è il mio. Nel mio ruolo di soggetto attuatore io mi assumo responsabilità importanti per l’intero territorio. Io mi devo porre il problema anche di quello che firmo da soggetto attuatore per il contrasto del rischio idrogeologico”.

Croce: “Ho chiesto anche io un parere”

E Croce spiega di essersi già posto il problema: “Ho chiesto anche io un parere al foro di Roma, ce l’ho qui e sono 14 pagine: il nome dell’avvocato è Angelo Clarizia. Sancisce una cosa che di fatto è legge e che lo era già il 12 aprile 2011, quando la presidenza del Consiglio dei ministri si era già posto questo problema. Anzi, io gliel’ho posto. A marzo del 2011, due mesi dopo la mia nomina a commissario, io ho fatto una richiesta di parere al Cdm per chiedere quale normativa attuare nel territorio della Regione Siciliana: la risposta è che il commissario è un organo dello Stato, e non c’è discussione. Nel periodo della campagna elettorale mi sono dimesso perché ero candidato sindaco, semplice. Poi nel 2022 ho avuto una nuova nomina, non un rinnovo, ed è evidente. Ed è scritto in questo parere motivato molto bene. Mi sembra paradossale che tutto ciò arrivi dopo un anno: appena dobbiamo rinnovare l’ufficio di presidenza vengono sollevate queste tematiche che se esistono ci sono da un anno, non da 15 giorni. Ma ciò nonostante, sulla legittimità ho prodotto questo parere e lo metto agli atti, e il Consiglio comunale deciderà. Mi sembra anche evidente che non vogliate votare il presidente stasera. Detto ciò: depositerò agli atti e prego di divulgarlo a tutti i consiglieri”.

Calabrò: “Non abbiamo reso un servizio alla città”

Ed è qui che subentra a gamba tesa Felice Calabrò: “Stasera abbiamo una certezza, non si vuole votare l’ufficio di presidenza. Ma le motivazioni utilizzate mi portano a chiedere: il parere della segretaria generale, se è come dice Trischitta abbiamo un problema, se è come dice Croce non abbiamo un problema. Sicuramente però se il segretario generale, in maniera tranciante, avesse sancito l’incompatibilità, l’avrebbe divulgato a tutti, soprattutto ai consiglieri comunali. Quindi se è come dice Trischitta, non mi sento rappresentato dal segretario, se è come dice Croce sì. Il tema è sempre quello: non volete votare. Ma noi sempre 2 restiamo, voi 15 e loro 15”. E poi in chiusura: “Abbiamo reso l’ennesimo nulla alla città di Messina. Questa pseudo maggioranza non è in grado di eleggere l’ufficio di presidenza e per questo si vuole rinviare. Noi, intanto, non abbiamo reso un servizio, ancora una volta”.

La segretaria generale dà ragione a Croce. Pergolizzi parla di conflitto d’interessi

La segretaria generale Carrubba, a quel punto, dà il responso: “Il consigliere Croce ha correttamente riassunto il mio parere. Dopodiché, la questione di Croce non attiene a incompatibilità, ineleggibilità o incandidabilità. Se io avessi ravvisato una di queste condizioni avrei già portato la questione in quest’aula. La questione posta da Nello Pergolizzi attiene al suo incarico professionale, eventualmente anche laddove ci fosse incompatibilità non decadrebbe il consigliere comunale, che è un ruolo elettivo, anche se ci fosse questa incompatibilità”. Non finisce qui, perché subentra proprio Pergolizzi che sottolinea un nuovo passaggio, cioè che porrà la stessa questione all’Anac, Autorità nazionale anticorruzione, e a chi ha delega nel decidere a livello regionale, che però è proprio Croce in qualità di commissario delegato dall’ex presidente Nello Musumeci: “Quindi il dottore Croce dovrebbe darmi un parere su sé stesso a causa di una delega del presidente Musumeci. C’è un conflitto di interesse che lo stesso Croce dovrebbe risolvere dimettendosi”.

Trischitta: “Bisogna aprire il procedimento di contestazione”

Ma i lavori si arenano nuovamente quando Dario Carbone (Fratelli d’Italia) propone una mozione per la votazione immediata del presidente, nel rispetto dell’ordine del giorno. Dice immediatamente “no” ancora Trischitta: “Non si può votare perché Croce non deve stare in quest’aula”. E poi alza i toni, urlando che la segretaria generle Carrubba deve “aprire il procedimento di contestazione, perché c’è un errore giuridico. Quando successivamente all’elezione sopraggiungono condizioni di incandidabilità o di ineleggibilità, il Consiglio lo deve contestare. Io oggi la contesto: c’è un abuso dell’esercizio della funzione del Consiglio comunale, non può essere un consigliere comunale. Non si può votare nessun presidente”.

Torna la segretaria generale con il parere su Croce

Tutto fermo, ancora una volta. E intanto si dà modo alla segretaria generale di redigere il parere sull’incompatibilità di Croce tra il ruolo svolto nella struttura del commissario straordinario e il ruolo di consigliere comunale in un Comune superiore a 15 mila abitanti. Carrubba: “Rispetto a questo, non è chiaro se la struttura commissariale, che supporta il presidente della Regione, ha natura di pubblica amministrazione statale o regionale. Di conseguenza, dovrà essere il responsabile della prevenzione della struttura commissariale o l’Anac a pronunciarsi in merito. La questione di ineleggibilità sopravvenuta e sollevata dal consigliere Pergolizzi, in Sicilia è declinata da un’altra legge perché il Tuel, Testo unico degli enti locali, non si applica nella Regione siciliana per quanto riguarda gli organi istituzionali. Qui è contemplata dalla legge regionale 31/86 all’articolo 9 che riguarda le condizioni di ineleggibilità. E all’articolo 14 si parla delle condizioni sopraggiunte. Il 9 stabilisce che non sono eleggibili il capo della polizia, i vicecapi della polizia, gli ispettori di sicurezza e i dipendenti civili dello Stato che svolgono il ruolo di direttore generale o equiparati. Secondo quanto detto da Trischitta, il ruolo di Croce sarebbe inquadrato in questi ultimi, perché sarebbe un dipendente statale. La questione è sempre la stessa: se il consigliere Croce, anzi la struttura commissariale è statale o regionale. Quindi la questione di Pergolizzi l’ho rimessa all’Anac e alla struttura commissariale. Quella di Trischitta, invece, è rimessa al Consiglio comunale”.

Si procederà se il Consiglio voterà sì alla contestazione

E così toccherà al Consiglio decidere. Croce avrà 10 giorni per presentare la sua risposta dopo la contestazione: poi si dibatterà e si deciderà il destino del consigliere Croce. E lui stesso chiede: “Se ho capito bene non c’è una delibera di contestazione, ma c’è una proposta del consigliere Trischitta”. E in effetti la segretaria Carrubba spiega: “Bisognerà presentare una proposta di delibera sulla contestazione su cui si dovrà esprimere il Consiglio. In caso positivo, si avvierà l’iter con la proposta e da quel momento partiranno i dieci giorni. La contestazione la solleva oggi un consigliere, ma la deve approvare e presentare il Consiglio comunale”. E Croce chiede un altro chiarimento: “Non si parla di ruolo di dirigente generale? Ma io non ho un contratto di dipendente dello Stato. Io lo so cosa sono, lo dicono le carte e non dicono in alcun modo che sono un dipendente dello Stato”.

Gioveni: “Provo sdegno per situazione incartata, imbarazzante”

Ma i lavori proseguono. A prendere la parola è Libero Gioveni, capogruppo di FdI: “Surreale che la città dalle 19 abbia dovuto assistere a queste cose. Ora è chiaro che siamo in una condizione in cui il cane si morde la coda: non possiamo procedere alla votazione del presidente e come possiamo votare una delibera di contestazione senza ufficio di presidenza? Quello che provo io è sdegno, per una situazione talmente incartata in cui ci si ritrova in una posizione di imbarazzo nei confronti della città. Dobbiamo riflettere su questo: non si può votare nemmeno la delibera di contestazione. E il bilancio? E la Tari? Indipendente dalla proroga che speriamo arrivi. Non so nemmeno se l’aula dovrà votare stasera”.

Russo: “Croce ha contratto?” La segretaria: “Il Consiglio deciderà”

E poi Antonella Russo: “Fin quando Trischitta non aveva posto un eventuale tema di una successiva incompatibilità il suo parere era soddisfacente, tanto che si stava votando la mozione. Lei poi ha risposto a questa ulteriore domanda sulla possibile ineleggibilità. Se davvero dovesse essere ineleggibile Croce dovremo dire grazie a Trischitta. Inoltre parliamo di un’altra questione: c’è questo contratto di dipendente dello Stato? Se non c’è non lo è. Lei si è accertata che lo sia?”. Risponde la segretaria generale Carrubba: “Il problema è che la natura della struttura commissariale non è mai stata definita statale o regionale, o una pubblica amministrazione. Si presume che sia inquadrabile così, ma resta il problema di statale o regionale. Non conosco il contratto di lavoro del consigliere Croce. Deve essere il Consiglio a scegliere su un suo consigliere”.

Croce: “Non esiste alcun contratto”

E allora Croce interviene sul tema del contratto: “L’unico atto che esiste è il decreto di nomina che ha letto il consigliere Pergolizzi. Non esiste agli atti alcun contratto, c’è solo il decreto del presidente della Regione nella sua qualità di commissario delegato, che prevede che possa delegare le sue funzioni ad appositi soggetti attuatori. Questo è l’unico atto che mi lega al mio ruolo. Non esiste contratto di subordinazione, di consulenza, determinato: vengo pagato su quel decreto e sull’equiparazione a dirigente dello Stato. La dicitura di dipendente, per sua natura, necessita un contratto. Io non ho un contratto. Non c’è un rapporto di dipendenza con la pubblica amministrazione”.

Trischitta: “Chiedo a Croce un atto di umiltà”

Trischitta, però, non è convinto e chiede le sue dimissioni: “Chiedo a Croce un atto di umiltà, da lui che non è mai venuto a nessuna commissione, quello di dimettersi per farci uscire dall’impasse. Lui era ineleggibile, perché non si può dimettere due giorni prima delle elezioni e dire che vuole togliere la nomina che può renderlo ineleggibile e poi riprendersela 20 giorni dopo. Contesto formalmente l’incompatibilità ai sensi dell’articolo 9 della legge del 1986 numero 31. Tutti i consiglieri che oggi vorranno supportare Croce lo faranno, noi daremo la nostra documentazione. Io non ci sto. C’è una procedura prevista dalla legge, che prevede la contestazione”.

Scontro tra Carbone e Trischitta. Calabrò: “Servono pareri insindacabili”

Carbone, allora, ripropone la mozione e attacca: “Non c’è una proposta di delibera, oggi non ci sono motivi per non votare. Chi non vuole votare voti contrario”. Il clima si infiamma, fuori microfono Trischitta e Carbone si attaccano. E poi Calabrò torna sulla segretaria generale: “Da lei mi aspetto di più. Lei poche ore fa ha stabilito a verbale che non c’è nessun caso di ineleggibilità, incompatibilità, incandidabilità, contro Croce. Io questo caso non l’ho approfondito ma non sono tenuto a farlo perché sono garantito da lei. Non me ne voglia, ma non mi sento garantito. E ora mi pongo il problema: da un lato ho una posizione espressa dal collega Trischitta che ha posto la questione, da lei che approfondisce e mi dice che è possibile ci sia un problema da contestare; dall’altro il collega Croce che mi dice che è un dirigente ma non un dipendente. Quindi il tema è: è dipendente o non lo è? Io ho la necessità di avere dei pareri insindacabili. Oggi non abbiamo la certezza che il nostro agire sia conforme alla norma”. Ed è qui che Calabrò chiede parere approfondito e di dare appuntamento a domani.

Carrubba: “Ribadisco che il Consiglio deve contestare, non io”

Carrubba però rincara la dose: “Ribadisco, è il Consiglio comunale che contesta. Il Consiglio comunale sentite le osservazione decide. Io non renderò alcun parere, c’è un dirigente che formulerà la proposta. Io non ho conoscenza della tipologia del rapporto del consigliere Croce con la struttura commissariale. Il segretario generale assiste l’organo: non ravvisavo nulla, ma la contestazione e la questione in questo caso viene sollevata da un consigliere. Sarà il Consiglio comunale a contestare, non il segretario. Che parere dovrei rendere io? Se si porterà in aula scatterà la contestazione formale. Io non ritengo che ci sia, ma questo non vuol dire che, approfondita la natura giuridica del rapporti del consigliere Croce il Consiglio, non possa dire il contrario”.

Russo: “Oggi la procedura di contestazione non c’è”

Antonella Russo, poi, entra nel merito di queste ultime dichiarazioni: “La contestazione viene fatta dal Consiglio comunale, dice l’articolo 14. Ha ragione il segretario, il Consiglio è un organo collegiale. Quindi oggi non è una formale contestazione, perché si fa con una delibera approvata dal Consiglio. Stasera, alle 23.50 del 29 maggio una delibera di contestazione non c’è, quindi nemmeno la contestazione stessa. Poi si parla di 10 giorni di tempo per fornire chiarimenti o rimuovere queste condizioni di eventuale incompatibilità. Quindi alla fine il Consiglio voterà e deciderà, oppure dovrebbe decadere Croce se non rispondesse a questi 10 giorni. Questa è una procedura in itinere che non può bloccare la sessione di oggi: chi si assume la responsabilità di dire che queste dichiarazioni, che non equivalgono a un atto formale, bloccheranno la votazione della presidenza? Io invito l’aula a votare l’ufficio di presidenza questa sera, perché la procedura deve partire. Il collega Trischitta potrebbe anche non presentarla. Serve una delibera protocollata. Con la scadenza del previsionale e del piano Tari, invece, dico che stasera il Consiglio comunale deve votare la presidenza”.

Pergolizzi vuole aggiornare la seduta

Ed è qui che scatta un’altra sospensione, con Trischitta a opporsi fuori microfono e a scatenare le ire degli altri consiglieri, vista soprattutto l’ora tarda. Intanto scatta la mezzanotte e prima della ripresa dei lavori c’è anche il tempo per gli auguri di compleanno, con piccolo applauso, alla consigliera Emilia Rotondo. Si riapre alle 00.23 sulla mozione di Carbone, che non viene votata perché “la votazione è già all’ordine del giorno”, spiega Serena Giannetto. E poi interviene Giovanbattista Caruso con un nuovo quesito: “L’ufficio di presidenza stasera si può votare?” E risponde la segretaria: “Non parliamo di una accertata causa di ineleggibilità. Se è questo il motivo per non votare, no, si può votare”. Ma Pergolizzi insiste: “Alla luce dei fatti emersi sulla presunta ineleggibilità, io ritengo necessario votare una sospensiva”. Carbone replica opponendosi: “Questa è l’ennesima farsa che state portando avanti”. Con 16 voti contrari e 15 favorevoli (un astenuto) la mozione sospensiva viene respinta e si va avanti.

La votazione all’una di notte: “Pergolizzi è presidente”

E così si vota, all’una di notte. Pergolizzi raccoglie 15 preferenze, ma Croce si ferma a 14 e perde un voto. C’è, infatti, una scheda bianca oltre ai due voti (del Pd) per Antonella Russo. “Il consigliere Pergolizzi è il nuovo presidente del Consiglio comunale” annuncia Serena Giannetto. Lo scontro in aula si infiamma sul regolamento. Ma la segretaria generale non ha dubbi: “La votazione non dipende dalla seduta e non c’entra la votazione con la sessione. La legge dice che la prima votazione parla di maggioranza assoluta dei componenti del consiglio, ma la votazione successiva si effettua con la maggioranza semplice, cioè il maggior numero di voti”. Calabrò promette battaglia: “Sarà ferma l’opposizione del Pd”. E interviene anche il sindaco Federico Basile che porge gli auguri al presidente: “Bisogna lavorare per la città. Spero che sia possibile mettere via gli strascichi di questo mese e lavorare tutti insieme in sinergia”.

L’opposizione contesta: “Non può essere seconda votazione”

Ma l’opposizione insiste e chiede spiegazioni alla segretaria generale. Carrubba spiega ancora: “Non è né un Tar né un Consiglio di Stato, si tratta dell’articolo 25 comma 2 della legge regionale 9/86: in successiva votazione è eletto il candidato con il maggior numero di voti”. Non basta. Anche Antonella Russo promette battaglia come il collega Calabrò: “Lei, presidente, avrebbe dovuto essere eletto in altro modo. Così non le dovrebbe fare piacere, con questa forzatura sullo statuto”. E così anche Libero Gioveni, che prima fa i complimenti a Pergolizzi ma sottolinea anche di avere “dubbi sull’interpretazione sulla votazione, oltre che perplesso sulla interpretazione data per oggi, considerandola seconda votazione. Si tratta di una nuova sessione che è stata fatta dopo le dimissioni di due consiglieri e due surroghe, sessioni a sé stanti. Questa non può essere considerata seconda votazione”.

Cade il numero legale

Carbone riprende poi la norma e chiede “perché utilizziamo una norma rubricata espressamente per le Province regionali per votare il nostro presidente del consiglio”. Il riferimento è alla legge, appunto, 26 del 1993. Risponde Rossana Carrubba: “La seconda votazione nel Consiglio comunale parla di maggioranza semplice e si intende il maggior numero di voti. Viene spiegato nella norma del presidente provinciale, per esegesi, dove si chiarisce che viene eletto il candidato con più voti”.

Tra le polemiche, abbandonano l’aula tutti i consiglieri non legati ai partiti di Federico Basile. Cade il numero legale (in aula restano in 15) e il Consiglio viene sospeso alle 2.16. Nulla di fatto per l’elezione del vice vicario e del supplente.