Il percorso verso il consumo critico è tortuoso e lungo, perché presuppone che vi siano due parti che decidono di fare una scelta coraggiosa e soprattutto pubblica. Sia il consumatore che sceglie di fare un acquisto che l’imprenditore o il commerciante che espone l’adesivo Addiopizzo sono consapevoli di fare un gesto visibile. Ed è proprio in questo incontro che la lotta al racket delle estorsioni finisce di essere un fatto “privato” e fa uscire dalla solitudine chiunque decida di rompere il silenzio.
“Entro novembre renderemo nota la lista dei commercianti, dei professionisti e degli imprenditori che hanno aderito ad Addiopizzo- spiega Enrico Pistorino, di Addiopizzo Messina- se non l’abbiamo ancora fatto è per evitare rischi di isolamento o comunque di situazioni di disagio di altro genere legati “all’esposizione” di pochi. Al momento sono una cinquantina quelli che hanno aderito, stiamo operando da poco più di un anno e se all’inizio siamo stati noi a contattare le persone adesso avviene anche il contrario”.
Anche a Palermo e Catania sono stati in pochi all’inizio ad aderire, per poi crescere e prendere forza anche dal numero. Fino a questo momento il Comitato messinese ha avuto l’adesione di commercianti o liberi professionisti soprattutto giovani, alcuni hanno iniziato già ad esporre l’adesivo antipizzo senza volere aspettare oltre, anche perché ci vuol sempre qualcuno che “apre la strada”, senza timori di essere ancora pochi, come nel caso di Eureka, altri lo faranno nei prossimi mesi, non appena sarà ultimata la lista ufficiale.
“Noi non dividiamo il settore tra i buoni e i cattivi- continua Pistorino- ma facciamo un invito: fate questo passo, ci sono già quasi mille messinesi che sono pronti pubblicamente a sostenervi e non lasciarvi soli ed è un numero destinato ad aumentare. Ci criticano per aver diffuso i nomi dei consumatori piuttosto che quello dei commercianti. L’abbiamo fatto per due motivi. Intanto noi non siamo un’associazione antiracket come quella di Capo d’Orlando, dove i commercianti si sono uniti per combattere le estorsioni, in una sorta di sindacato. Noi ci rivolgiamo ai cittadini, ai consumatori. Siamo noi cittadini che possiamo dare un aiuto a chi è vittima del racket non lasciandolo solo. Questo è il consumo critico. Poi, il secondo motivo è stato al momento quello di tutelare chi sta iniziando questo percorso”.
Molti degli imprenditori che hanno aderito ad Addiopizzo Messina figurano già nella lista dei mille del Sud resa nota dalla Fai, la federazione antiracket italiana che unisce gli esercenti che non vogliono più stare alle regole del pizzo. In realtà difficili come quella messinese c’è il rischio della solitudine che, se non porta a pericoli estremi, espone comunque ad una situazione non piacevole. A Messina tra l’altro il pizzo (vedi articolo correlato), come si evince dalla relazione del procuratore capo Guido Lo Forte, non solo è esteso a tappeto e con costi più alti del resto dell’isola, ma assume spesso altri contorni. Un fenomeno preoccupante è quello dell’usura che si trasforma in pizzo. All’inizio c’è il prestito che viene chiesto dal commerciante in difficoltà, ma la cui restituzione, strada facendo assume il volto più definito del pizzo, con scadenza e modalità tipiche dell’estorsione. Più volte è stata evidenziata da parte delle forze dell’ordine in diverse operazioni degli anni scorsi, la difficoltà nel trovare collaborazione da parte delle vittime.
“ Tutte le attività economiche, anche quelle minori, vengono assoggettate a questo crimine- scrive Lo Forte- La motivazione è abbastanza evidente: in questo modo il controllo del territorio da parte dell’associazione mafiosa diviene manifesto a tutti, senza la necessità di dover ricorrere a dimostrazioni violente, che immancabilmente determinano una più energica reazione da parte dello Stato. La pratica del racket “a tappeto” riduce notevolmente il rischio che l’organizzazione corre quando effettua richieste per somme di denaro ingenti in danno di pochi grandi imprenditori”.
Quando un fenomeno diventa capillare il rischio di isolare chi alza la testa si fa esponenziale per questo la campagna di Addiopizzo è rivolta ai consumatori, responsabilizzando chi sta dall’altra parte del bancone e dandogli l’unico strumento possibile per aiutare chi soffre e come scriveva Libero Grassi, ha costruito con le sue mani quell’attività, piccola bottega o grande centro commerciale che sia. Chi paga la tangente poi si “ripaga” aumentando il costo sulla merce ed anche per questo il consumo critico è un modo per invertire la tendenza.
“Secondo un’indagine di Altroconsumo,- scrive ancora il procuratore capo- Messina risulterebbe la città più cara d’Italia a parità di paniere di spesa. Il problema del racket non si esaurisce nel costo aggiuntivo che impone agli imprenditori e ai commercianti e che quindi imprenditori e commercianti poi in qualche modo trasferiscono sui consumatori. Ha un costo economico-sociale più grave perché ostacola lo sviluppo e favorisce il declino”.
Commercianti e consumatori sono quindi anelli della stessa catena che solamente insieme potranno fare fronte comune.
“Stiamo lavorando su tutti i fronti- conclude Pistorino- nelle prossime settimane renderemo noti i nomi della Commissione che vaglierà le istanze e nel frattempo saremo presenti nel territorio per aumentare le istanze finora presentate. Entro due mesi completeremo la lista che sarà sempre aperta a nuove adesioni. L’appello che facciamo è questo: non siete soli, fate questo passo perché i messinesi non vi lasceranno soli”.
Rosaria Brancato