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Conte a Messina: “No alla follia del ponte” VIDEO e FOTO

servizi video di Silvia De Domenico
MESSINA – Giuseppe Conte arriva in un pomeriggio di vento e scirocco a Torre Faro e incontra i cosiddetti espropriandi. Dopo la segretaria del Pd Elly Schlein, la classe dirigente Cinquestelle organizza un’iniziativa lì dove potrebbero sorgere i pilastri del ponte e il presidente del M5S fa il suo giro al residence “Torre Faro”, composto da 28 abitazioni. Sottolinea l’ex presidente del Consiglio e leader Cinquestelle: “Ho raccolto la testimonianza di chi si lamenta per questo progetto che, concepito in questi termini, non ha alcuna utilità pubblica”.

Aggiunge Conte: “Noi dobbiamo lavorare per realizzare le infrastrutture che servono sia in Sicilia, sia in Calabria. Qui addirittura si è tolto dai Fondi sviluppo e coesione un miliardo e 300 milioni alla Sicilia, che servono per una Siracusa-Gela, attesa da una vita. Al contrario, si punta su un pozzo senza fondo per un’opera che non sappiamo se verrà mai realizzata. Gli esperti ci segnalano grandi criticità ingegneristiche, ambientali e trasportistiche. Si tratta di una follia. Non prendiamo in giro siciliani, calabresi e italiani”.

E ancora: “L’alternativa al ponte? Facciamo le infrastrutture che servono. La Sicilia è senz’acqua, ad esempio: realizziamo impianti idrici. Questi sono gli investimenti che hanno un senso. Cosa mi hanno detto gli espropriandi? I residenti vivono con la spada di Damocle dell’espropriazione che non consente loro investimenti e ristrutturazioni. C’è l’incertezza assoluta e c’è il grido di allarme di tutta una popolazione che si è reso conto che un progetto infrastrutturale concepito in questi termini non ha alcuna utilità pubblica”.

Ha precisato Conte: “Il no al ponte non è ideologico ma motivato dall’inutilità di questa infrastruttura e dall’assudità di voler concentrare dai dodici ai quindici miliardi, o forse venti, non sappiamo, per progettare e pensare di poter realizzare un’opera del genere. In questo momento, bisognerebbe migliorare le infrastrutture che vanno completate da decenni in Sicilia e Calabria. Servono quelle viarie. Una volta che saranno state realizzate, possiamo tutti insieme, ma con razionalità, progettare come velocizzare l’attraversamento di questo Stretto. Noi avevamo stanziato una discreta somma, ma sostenibile finanziariamente, per potenziare il sistema d’attraversamento con navi più veloci. Una soluzione concreta, poco costosa, utile e immediatamente spendibile”.

Insiste il leader: “Non c’è nessuna utilità per la collettività. Tutti gli atti normativi devono essere filtrati alla luce dell’articolo 9 della Costituzione che tutela l’ambiente la biodiversità e gli ecosistemi e ci impone di non fare opere che cementifichino inutilmente e distruggano il patrimonio che dobbiamo preservare”.

“In questo progetto – ha detto Conte – c’è tanta superficialità e frettolosità che diventa anche sospetta. È lo stesso progetto del 2011-2012, rinfrescato con qualche ulteriore considerazione ma che conserva integre tutte le criticità sollevate e mai superate sul piano ingegneristico ambientale e trasportistico. Noi contrasteremo in tutti i modi un’opera senza capo e né coda che costerà decine e decine di miliardi e distruggerà ambiente, biodiversità ed ecosistemi. E tutto questo quando ci dobbiamo mettere 5, 10 ore per attraversare la Sicilia. Non lo dobbiamo consentire. Faremo questa battaglia insieme perché è una battaglia giusta, razionale, lungimirante che non guarda al passato ma al futuro”.

Un’affollatissima assemblea pubblica nel segno del “no al ponte”

Con Conte c’era la classe dirigente Cinquestelle: la senatrice Floridia, presidente della Commissione vigilanza Rai, il coordinatore regionale Di Paola, il capogruppo all’Ars De Luca, le coordinatrici provinciali Cannistrà e Giorgianni, l’ex deputata regionale Zafarana, il neo candidato Antoci, l’ex senatrice D’Angelo, il consigliere della III Municipalità Geraci, tra gli altri.

Poi il due volte presidente del Consiglio, in particolare negli anni difficili delle restrizioni Covid, è andato via e si è svolta un’affollatissima assemblea pubblica al Capo Peloro Hotel. Dopo gli esponenti del M5S, sono intervenuti, per il Comitato “Invece del ponte”, Elio Conti Nibali e Sergio De Cola e, per il Comitato No ponte Capo Peloro, Mariella Valbruzzi, per il Wwf Aurora Notarianni e per Legambiente Anna Giordano, oltre all’ex sindaco di Messina, Renato Accorinti.

“Un no al ponte assoluto e chiaro”

Ad aprire l’incontro con i comitati, elogiati da Conte per il loro lavoro, è stata la senatrice Barbara Floridia che ha sottolineato l’impegno del M5S contro un progetto che ha definito “scellerato e pericoloso che devasterà a livello ambientale una zona molto preziosa”.

“La nostra battaglia – ha rimarcato il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca – è un atto di attenzione verso la nostra città, contro un ponte che non nascerà mai. Avevo 15 anni quando facevamo i campeggi no ponte, sono passati trent’anni e si parla ancora di un’opera che finora è servita a bruciar centinaia di milioni perché la società Ponte sullo Stretto finirà ancora con un nulla di fatto, con un ennesimo contenzioso milionario e con uno scippo miliardario di fondi di sviluppo e coesione già fatto ai danni della Sicilia, fondi che dovevano servire per fare strade autostrade e ospedali. Il no deve essere assoluto e chiaro, deve essere una lotta da cui non si torna indietro”.

“Il M5S – ha rilevato il coordinatore regionale M5S Nuccio Di Paola – è compatto e coeso a dire di no a quest’opera e aiuterà i comitati a fermare lo scippo che Salvini e il governo Meloni stanno facendo alla Sicilia. È un paradosso che in Sicilia si parli di ponte in presenza collegamenti stradali e ferroviari che definire insufficienti è un eufemismo e in una terra dove, a causa delle politiche miopi e altamente inadeguate dei governi che si sono succeduti alla guida delle Regione, mancano perfino le infrastrutture per portare l’acqua a casa delle persone. Non dimentichiamo inoltre che a causa di questo inutile ponte, che serve solo ad assecondare le ambizioni elettorali di Salvini, la Sicilia, assieme alla Calabria, è stata depredata di una buona parte dei fondi Fsc, quelli che dovrebbero servire a colmare il divario infrastrutturale del Mezzogiorno col resto d’Italia. Siamo disposti a fare qualsiasi tipo di azione, anche a raccogliere firme che permettano di presentare disegni di legge”.