Nel primo giorno della sua trasferta romana, il sindaco Cateno De Luca ha fatto tappa anche nella sede della Cassa Depositi e Prestiti.
“Abbiamo instaurato un proficuo rapporto di collaborazione per sbloccare i mutui già erogati ma fermi nel cassetto del comune di Messina”, scrive sulla sua pagina Facebook.
“Circa 17 milioni sono fermi da circa 20 anni per realizzare il nuovo Palazzo di Giustizia e ce ne stiamo occupando definitivamente. Circa 2 milioni di euro riguardano la messa in sicurezza delle scuole che forse si sono persi perché andavano spesi entro il 2016 e ciò non è avvenuto. Circa 9 milioni di euro sono somme che potranno essere riprogrammate e spese per realizzare opere pubbliche (circa 2 milioni concessi per costituire il capitale sociale della società di riscossione ZANCLE nei fatti mai costituita però paghiamo il mutuo !)”.
“Abbiamo anche discusso- conclude sull’argomento De Luca- dei prestiti per debiti fuori bilancio generati da sentenze per espropri e dei prestiti per investimenti per realizzare infrastrutture destinate all’abbattimento dei costi correnti di gestione”.
Sempre dalla sua pagina Facebook, il sindaco torna a mettere in dubbio la veridicità del piano di riequilibrio approvato dalla precedente amministrazione, ribadendo quanto già aveva detto durante il comizio di domenica a Piazza Unione Europea . Commentando l’esito dell’incontro presso il Ministero (vedi articolo a parte) afferma : “ Oggi abbiamo dovuto vincere l’alea di leggerezza dell’essere che ombreggia sul comune di Messina a causa della non fondatezza del piano di riequilibrio che non è stato mai esaminato dalla commissione ministeriale perché carente di tanti supporti documentali che hanno generato una istruttoria lunga ed a rate. Abbiamo chiarito e dimostrato che noi siamo di tutt’altra pasta e che presenteremo il piano completo da tutta la documentazione necessaria”.
Entrando nei dettagli tecnici spiega: “Dalle risultanze del monitoraggio cumulativo effettuato sul piano di riequilibrio finanziario della Giunta Accorinti emerge che per circa il 60% si è’ dimostrato fallimentare già nei primi quattro anni di applicazione (2014 – 2017).
“Su 89 milioni di accantonanti che dovevano essere effettuati abbiamo trovato nel cassetto solo 37 milioni perché 15 MILONI non sono stati accantonati perché le azioni erano farlocche mentre altri 37 milioni di euro sono stati usati per finanziare il bilancio corrente”.
“In definitiva: il piano di riequilibrio finanziario non era compatibile con la rigidità dei bilanci del comune di Messina (o era farlocco il piano – ipotesi verosimile – o erano farlocchi i bilanci del comune”).