La vicenda di Casa Serena affonda le radici nel periodo del commissario straordinario Luigi Croce ed in 20 anni di gestione clientelare del settore dei servizi sociali attraverso le cooperative.
Senza ipocrisie è il momento di dire la verità: le cooperative, così come sono state USATE a Messina, sono diventate un cancro che ha devastato le casse ed ha inquinato i rapporti tra Ente e dipendenti e tra Ente ed utenti.
A pagare infatti questo sistema perverso sono stati i lavoratori e gli utenti.
I lavoratori perché mal pagati, sotto pagati, costretti a dichiarare somme che non corrispondevano a quelli realmente incassati, pagati in ritardo, utilizzati come merce di scambio (e come clava) nei rapporti con le amministrazioni che si sono succedute, o infine come bacino elettorale. Gli utenti perché attraverso gare d’appalto vinte con ribassi scandalosi (troppi i casi di bandi aggiudicati con il 100% di ribasso), le coop hanno compresso i diritti ed i servizi.
CASA SERENA E’ ESEMPLARE. Basta andare a rileggersi decine e decine di articoli pubblicati da Tempostretto dal 2012 in poi per seguire la china di quella che è stata per tanto tempo la casa e la famiglia dei nostri cari.
Nell’autunno del 2012 il commissario Croce, alle prese con un dissesto palesemente nei fatti ma che nessuno voleva dichiarare, annunciò provvedimenti “lacrime e sangue”. Croce nel 2012 diceva le stesse cose che dice oggi Cateno De Luca.
A dicembre 2012 Casa Serena rischiò la chiusura, necessitava di manutenzioni straordinarie e di interventi non più differibili. Sei anni fa Croce evidenziava che non era possibile mantenere un rapporto di 104 lavoratori per 120 anziani ospiti per 4 milioni di euro l’anno. Mancavano inoltre autorizzazioni. A un certo punto dichiarò “Casa Serena è la culla dell’illegalità” (leggi qui) e “si vuol far passare l’irregolare per il normale e viceversa”.
Furono settimane durissime, si trovò una soluzione tampone e i lavori furono eseguiti per step, mentre nel frattempo quegli anziani che avevano una soluzione alternativa lasciarono la Casa. Vi furono momenti drammatici, soprattutto a Natale. I consiglieri comunali organizzarono anche un pranzo nella struttura. Tre dipendenti salirono sul tetto di Palazzo Zanca, minacciando di buttarsi giù.
Più di una cooperativa in questi 6 anni si è alternata a Casa Serena (Azione Sociale, Genesi), ma le problematiche si sono presentate periodicamente, così come periodicamente si sono accesi i riflettori sul seggio speciale per le votazioni istituito nella struttura nelle varie tornate elettorali (ci sono state diverse inchieste).
Finirono su tutti i giornali le notti del 31 dicembre e 1 gennaio 2015 trascorse al gelo per un guasto alla caldaia, e si scoprì che l’acqua calda ed i riscaldamenti erano RAZIONATI, al punto che molti anziani si erano attrezzati con le stufe.
In quei mesi vi furono cooperative che non parteciparono ad alcuni bandi (tutti peraltro FOTOCOPIA) nei servizi sociali proprio in virtù delle condizioni (La Garderie fuggì a gambe levate ritenendo alcune condizioni inaccettabili, nella piena consapevolezza che alla fine avrebbero pagato lavoratori e utenti). Le coop sono diventate ufficio di collocamento, bacino elettorale, strumento per fornire servizi di bassa qualità con ottimi appalti.
Quel che diceva Croce nel 2012 era valido anche per gli anni precedenti e per quelli successivi. Ma i messinesi sono affetti dalla sindrome di Stoccolma e questo sistema non riescono a cambiarlo. L’ex assessore Mantineo annunciò una rivoluzione che non riuscì a fare e sia lui che la Santisi continuarono con i bandi fotocopia, allungandone semplicemente il periodo. Anche l’ex assessore Santisi provò ad annunciare per Casa Serena soluzioni alternative, ma si trovò un muro davanti.
Così, nel febbraio 2017 l’ennesimo bando per Casa Serena prevedeva 1 milione e 560 mila euro l’anno (più Iva), per 50 anziani autosufficienti ed un centro diurno di massimo 10 anziani. La gara è stata aggiudicata dalla Genesi. Dai tempi di Croce quindi il numero degli anziani è sceso da 120 a 50 e quello dei dipendenti da 104 a 41, ma il rapporto in proporzione è rimasto lo stesso.
Il sindaco ha usato le stesse parole del commissario Croce per dire che il rapporto di 1 dipendente per 1 ospite non è consentibile, e che 1 milione e mezzo sono troppi soprattutto se per le rette l’introito è di 140 mila euro l’anno.
L’amministrazione vuol sostituire il sistema delle coop con l’Istituzione dei servizi sociali (che in passato c’era) per eliminare quel doppio passaggio, quel filtro dove si sono annidati troppi virus.
Il nodo da sciogliere è il personale. Alcuni tagli dovranno essere fatti, ma ieri nel corso dell’incontro con i sindacati su questo tema si è discusso di soluzioni per la ricollocazione dei lavoratori. Le parti si sono aggiornate a venerdì.
Tre anni fa in uno dei momenti di crisi gli operatori di Casa Serena si ridussero i turni per poter lavorare tutti. In realtà in quel passaggio 11 ne rimasero fuori. Ma anche sugli organici che le cooperative mettono in campo ci sarebbe da fare, senza ipocrisie, un discorso onesto intellettualmente. In una casa di riposo servono alcune tipologie di operatori e non altre. Così come in un’azienda di trasporti servono soprattutto autisti.
Il nocciolo della questione è questo: fare ragionamenti senza ipocrisie, intellettualmente onesti. Ed è solo questa la differenza tra i servizi sociali del sud e quelli del nord. Il rischio serio oggi è che quel che disse Croce nel 2012, a pochi mesi dalle amministrative 2013, lo dica un altro commissario. Anzi, lo faccia.
Rosaria Brancato