Dal vicesindaco Guido Signorino, a proposito di bilanci e piano di riequilibrio, riceviamo e pubblichiamo:
“Quando l’amministrazione Accorinti si è insediata il bilancio e la cassa erano sfasciati, bucati, un colabrodo. I pagamenti nei confronti delle partecipate erano in arretrato da mesi e i lavoratori protestavano, ai dipendenti comunali non era stato corrisposto il salario accessorio 2012; si era sfiorata ripetutamente la crisi di liquidità e il blocco degli stipendi; i pagamenti erano in arretrato anche verso i fornitori e le utenze. In 18 mesi, oltre ad approvare i documenti finanziari di bilancio, questa amministrazione è riuscita a rientrare nelle mensilità correnti con le partecipate, ha garantito puntualità mensile al pagamento degli stipendi, ha saldato le spettanze arretrate nei confronti del personale, ha ridotto i tempi di pagamento delle fatture, ha saldato debiti fuori bilancio per oltre 8 milioni nel bilancio 2013, nel bilancio 2014 ha onorato la transazione negoziata con l’ENEL per saldare l’arretrato, ha rispettato impegni di accantonamento per oltre 17 milioni legati alla prima annualità del riequilibrio, ha evitato il taglio dei servizi sociali. Questi risultati sono stati raggiunti grazie a un intervento di efficientizzazione della gestione della cassa: sia nella riscossione che nella organizzazione del prelievo. La “capacità di riscossione” si misura rapportando le entrate effettive a quelle dovute per competenza. L’analisi dei “residui attivi” dà conto dell’andamento delle riscossioni non avvenute negli anni precedenti; questo indicatore è passato dal 31% nel 2012 al 43% nel 2014. Ancora in relazione ai “residui attivi”, le “maggiori entrate” registrate sono passate da 44.000 € nel 2012, a 1.818.000 € nel 2013, a 3.873.000 € nel 2014: dallo 0,1% al 5,31% del totale di residui riscossi. Se guardiamo i residui relativi alle sole entrate tributarie, la capacità di riscossione passa dal 45% al 61% nel triennio. Nei confronti delle partecipate, è stato avviato un complesso percorso di riassetto, che ha condotto a riacquistare credibilità per ATM nei confronti della Regione (che significa regolarità nei trasferimenti fino a prima bloccati), alla redazione dei contratti di servizio (un inedito assoluto), alla definizione dei “disallineamenti” con le partecipate. Inoltre col piano di riequilibrio l’Ente ha fatto ordine nella massa passiva effettiva e potenziale e ha individuato le risorse adeguate per fronteggiare il debito maturato e quello latente. È bene rilevare ancora che il contenzioso evolve in molti casi in maniera favorevole al Comune, alleggerendo il debito latente. È accaduto nel giudizio di primo grado della causa “F.C. Peloro”, nel giudizio “AIAS”, nella richiesta risarcitoria della causa Alfano, in quella sulle richieste risarcitorie per i vincoli urbanistici, mentre il Tribunale ha rigettato un decreto ingiuntivo contro il Comune per oltre 600.000 Euro. La miglior capacità di difesa dell’Ente ha in questi casi l’effetto di ridurre di fatto l’esposizione latente per oltre 15 milioni di Euro. Riteniamo che la crescente evidenza che il Comune è in grado di far valere le sue ragioni in giudizio possa anche scoraggiare uno sport troppo diffuso: quello di avviare cause anche temerarie, su cui proporre poi transazioni di comodo.
È evidente che gli squilibri attuali hanno radici antiche e che una politica di disamministrazione così sistematica e persistente richiede un impegno grande e un periodo superiore all’ordinario per essere recuperato. Non a caso il legislatore ha introdotto nel 2012 uno strumento straordinario di bilancio che prevede un tempo ben più lungo del normale (10 anni invece che 3) per riequilibrare le finanze degli enti locali. Precedentemente all’entrata in vigore del DL 174/2012 il riequilibrio dell’ente andava costruito nel bilancio pluriennale (un triennio). A partire dal 2012 il legislatore ha reso possibile una “terza via”: la procedura del riequilibrio, in virtù della quale il Comune vara un piano decennale entro cui assorbire la massa debitoria. Questo significa che le stesse condizioni che, fino al 2012, avrebbero obbligato a dichiarare il dissesto, dall’entrata in vigore del DL 174 possono essere affrontate attivando la procedura del riequilibrio. È ciò che ha fatto il Comune di Messina. Siamo impegnati a sostenere una procedura di riequilibrio che si inserisce in un percorso avviato di risanamento.
Infine,la Giunta Accorinti ha modificato la normativa sul predissesto in quattro punti : 1) la mitigazione del divieto alla contrazione di mutui per gli enti in predissesto; 2) l’utilizzabilità dei fondi del dl 174 per il pagamento dei debiti fuori bilancio 3) l’impignorabilità di detti fondi; 4) la trasformazione di questi stessi fondi da pura anticipazione a trasferimento, rendendone possibile l’impiego immediato e integrale. Sono stati obiettivi proposti dall’amministrazione in sede ANCI, condivisi dagli altri Comuni e costruiti e perseguiti dall’Amministrazione con contatti costanti con il Governo e con il supporto dell’intera rappresentanza parlamentare messinese”
NOTA DI REDAZIONE: Fin qui la nuova precisazione del vicesindaco Guido Signorino agli articoli di Tempostretto. In apertura della nota si legge: “a Messina a quanto pare a molti ciechi è tornata la vista e a molti muti è tornata la parola, a moltissimi testimoni non è tornata (invece) la memoria”. Spiace constatare che un professore universitario non abbia mai letto,fino al giorno del suo insediamento Tempostretto e spiace ancora constatare che, a quanto pare,legga adesso soltanto gli articoli che riguardano la gestione amministrativa di Palazzo Zanca. Certo,è ben diverso stare seduti in una cattedra e interrogare studenti o fare lezioni,si è meno propensi ad accettare opinioni diverse dalla propria o legittime domande, fatti questi ai quali gli amministratori,prima o poi,devono invece abituarsi.