Settimane di trattative, ma ancora l’accordo non c’è. Il Comune di Messina sta provando in tutti i modi a “convincere” Tirrenoambiente a riaprire i cancelli della discarica di Mazzarrà S. Andrea, blindati ormai dallo scorso settembre per i troppi debiti accumulati. Nonostante però il pressing vada avanti ormai mesi, la società non ha ancora sciolto le riserve e dunque Messina è costretta a portare i suoi rifiuti nella discarica di Motta S. Anastasia. Doveva essere una soluzione temporanea, nel frattempo sono trascorsi 7 mesi da quando il Comune è stato costretto a optare per il sito catanese pur di scongiurare il dramma rifiuti. L’amministrazione Accorinti però sta lavorando per ricucire i rapporti con Tirrenoambiente, anzi probabilmente già lo scorso febbraio pensava di essere in dirittura d’arrivo, tanto da approvare un piano finanziario per la gestione rifiuti che già da marzo prevedeva il ritorno a Mazzarrà S. Andrea. Evidentemente però, come si suol dire, “erano stati fatti i conti senza l’oste” e adesso l’Ato3, che aveva redatto quel piano, è stato costretto a rimodulare le spese previste proprio per la voce che riguarda la discarica.
Nel documento di febbraio, infatti, veniva prevista la spesa mensile di 1.045.302,46 euro per gennaio e febbraio, in base ai costi della società Oikos che gestisce il sito di Motta, e 813.866,23 euro per i mesi di marzo e aprile, una spesa inferiore perché si ipotizzava di “far pace” con Tirrenoambiente che ha delle tariffe più basse. Siccome però la trattativa si sta rivelando più lunga del previsto il Comune non ha potuto far altro che aggiungere ai 14 milioni di quel piano finanziario, valido per i primi quattro mesi dell’anno, altri 462.832,46 euro necessari per sostenere il costo della discarica di Motta.
Si continuerà dunque a spendere di più, come del resto è accaduto in questi mesi. Si continuerà però anche a lavorare per capire come chiudere la partita debitoria. Messina ha due tranche di debiti con la società che gestisce la discarica, uno relativo ad una transazione che l’amministrazione Accorinti ha ricominciato a pagare e un altro da 4,8 milioni di euro maturati nei primi 9 mesi del 2013. A questo punto verrebbe da chiedersi che fine ha fatto la delibera per accedere al fondo di rotazione regionale che avrebbe permesso al Comune di saldare tutti i suoi debiti legati ai rifiuti. L’assessore risponde che l’intenzione è di riprenderla. Il tempo però passa, i debiti restano lì, i costi aumentano e i messinesi non digeriranno una batosta come quella Tares anche in questo nuovo anno.
Questi mesi dovevano servire anche per valutare la perizia che aveva presentato Messinambiente contro quella dell’Ato3 e verificare i costi di gestione esposti dalla società che gestisce il servizio. Anche su questo fronte però nessun passo in avanti. Nella prima “guerra delle perizie” aveva avuto la meglio l’Ato3, quelle cifre proposte da Messinambiente non sono ancora state valutate e dunque si va avanti sulla scorta del piano Ato. E da maggio cosa accadrà? Al momento è ancora tutto al vaglio dell’amministrazione. Considerato anche che intanto a Messinambiente è arrivato il nuovo liquidatore Alessio Ciacci che fin dal primo giorno ha fatto capire di avere le idee molto chiare sia sul fronte della gestione del servizio, sia su quello che riguarda le risorse economiche da impiegare.
La società intanto continua ad avere i riflettori della magistratura addosso. Ieri nuova ‘visita” della Polizia Giudiziaria che ha prelevato altri atti e documenti. Va avanti l’inchiesta scattata dopo le pesabti denunce dell’amministrazione comunale e del consigliere Daniele Zuccarello.
A proposito di Messinambiente, il consigliere comunale Angelo Burrascano ha scritto al Sindaco Accorinti e all’assessore Ialacqua per avere risposte ad una serie di interrogativi. L’esponente del gruppo Il Megafono ricorda che Messinambiente è una società in liquidazione e dunque chiede come sia stata effettuata la nomina a consulente dell’ex liquidatore Armando Di Maria e perché si sia ritenuto necessario pubblicare un bando per reclutare esperti che potebbero determinare danno erariale per la Società e, quindi, per i Comuni soci. Burrascano vuole chiarezza anche su quanto ammonta il compenso del nuovo Commissario liquidatore, quale criterio è stato adottato per la nomina dei Sindaci e i loro relativi compensi, il numero esatto dei consulenti e gli esperti di Messinambiente e i loro costi. E poi chiede se nelle ultime assemblee dei soci ci fossero anche i sindaci di Taormina e Tremestieri Etneo che detengono un piccola parte di azioni della società.
Francesca Stornante