L’ormai ex Commissario straordinario dell’Asp Manlio Magistri passa al contrattacco e le sue mosse, sia pure diversificate, passano tutte dal Tar.
Dopo la revoca dall’incarico disposta da Crocetta per la vicenda della soppressione del punto nascita di Barcellona Pozzo di Gotto, Magistri ha dato mandato all’avvocato Silvano Martella per fare valere i propri diritti su diversi fronti.
I ricorsi infatti riguardano sia il provvedimento di revoca che la procedura di selezione adottata dalla Regione per i nuovi Direttori generali, ed infine, il legale ha presentato anche un atto di intervento ad opponendum all’udienza al Tar sul caso del punto nascita fissata per il 30 gennaio, dal momento che sembra che finora l’Asp non stia procedendo in tal senso.
Le tre storie si intrecciano e il “campo di battaglia”, per tutte, sarà il Tribunale amministrativo. L’ex Commissario dell’Asp 5 non ci sta a passare per il “cattivo” della storia solo per aver seguito le direttive dell’Assessorato regionale alla Sanità e della giunta, ed essere poi “accompagnato” alla porta quando quelle direttive causano la protesta dei cittadini e quindi il ricorso del Comune di Barcellona al Tar. Ma andiamo per ordine.
Quando, a fine ottobre 2013, l’ex Commissario Magistri, dispose, con delibera n°3499, la soppressione del punto nascita di Barcellona ed il trasferimento a Milazzo, non era colto da un delirio di onnipotenza, come fa intendere il governatore revocandogli l’incarico, ma, a conclusione di un iter avviato dal 2011, eseguiva direttive volute e decise a Palermo.
Nei ricorsi predisposti dall’avvocato Martella il racconto fa riferimento a ben due decreti assessoriali, uno del 2/12/2011 ed uno, dell’assessore regionale Lucia Borsellino, datato 8 marzo 2013, nonché una delibera della giunta regionale del 28 marzo 2013, che stabilivano il limite di 42 punti nascita, tra I e II livello in Sicilia, tra i quali non figurava Barcellona, che peraltro, spiega l’ex Commissario, non ha mai impugnato quei provvedimenti. Da marzo ad ottobre, si sono susseguiti diversi incontri tra le parti in causa, alla presenza sia del sindaco di Barcellona, Maria Teresa Collica che della stessa Borsellino. In quelle occasioni le rimostranze dei cittadini per la chiusura del punto nascita erano ben note all’assessore regionale che invitò la Collica a “comprendere che spiegare ai cittadini le scelte fatte per offrire una buona sanità, anche a garanzia della sicurezza dei pazienti, è il compito dei sindaci”. Evidentemente l’assessore ha cambiato idea un mese dopo.
I decreti assessoriali stabiliscono la soppressione dei punti nascita in base ad una serie di criteri, tra i quali il mancato raggiungimento della soglia di parti in un anno e inoltre, stando alle documentazioni acquisite dall’Asp, la situazione del reparto era assai critica sotto diversi aspetti.
In ogni caso, seguendo le direttive regionali ed informando passo per passo l’Assessorato, Magistri ha proceduto con il decreto di soppressione il 22 ottobre e la chiusura il 28. Immediate le proteste, che hanno portato ad un’ispezione all’ospedale di Milazzo, dove il punto nascita è stato trasferito. L’ispezione ha mostrato l’inadeguatezza della struttura di Milazzo alle nuove esigenze, ed il Tar, esaminando l’istanza presentata dal Comune di Barcellona, proprio alla luce di quanto emerso dal controllo ha accolto la richiesta di sospensiva in attesa dell’udienza che si terrà il 30 gennaio, disponendo la riattivazione del punto nascita.
Il governatore non ha inteso aspettare gli esiti dell’udienza ed ha revocato il Commissario, accusandolo di “eccesso di potere”.
La prima controffensiva di Magistri riguarda proprio il decreto di revoca dell’Assessore Regionale n. 45/2014 del 21 Gennaio 2014 per: non avere lottato gli sprechi della spesa farmaceutica, per la criticità nell’ambito della sanità veterinaria, per effetto del Decreto del TAR di Catania sul ricorso n. 81/2014 del Comune di Barcellona.
Contro la revoca quindi scatta il primo ricorso al Tar. Nell’istanza il legale del dirigente rileva come il suo assistito, nominato Commissario straordinario nel luglio 2012 “non sia stato mai oggetto di censura e/o critica da parte dell’Amministrazione regionale di riferimento”.
C’è poi un secondo ricorso al Tar, relativo alla procedura di selezione adottata dalla giunta per la predisposizione “di un elenco di aspiranti idonei alla nomina a Direttore Generale delle Aziende Sanitarie Provinciali, delle Aziende Ospedaliere e delle Aziende Ospedaliere Universitarie della Regione Siciliana” e che è finita al centro di polemiche e di numerosi ricorsi.
Il Bando pubblico del gennaio 2013 prevedeva l’esame da parte di una Commissione, dei curricula presentati dai candidati, nonché un successivo colloquio. La Commissione avrebbe poi stilato un elenco al quale la giunta avrebbe attinto per le nomine. Ed in effetti così è stato, ed è stato stilato l’elenco degli idonei in base ai curricula, 140,che potevano accedere ai colloqui. Magistri era tra questi.
In primavera però, la Commissione inserisce a sorpresa, una terza prova, una serie di test, in barba a quanto disposto nel bando. Ma c’è di più, perché a dicembre, sempre la Commissione, decide di sottoporre a colloquio non solo i 140 idonei, ma anche ulteriori 70 che erano stati selezionati con i test.
Morale della favola alla fine sono stati scelti 76 idonei, dei quali 51 presi dall’elenco originario di quanti avevano presentato i curricula e 25 scelti nella fase successiva solo con i test. Il dottore Manlio Magistri non risulta quindi in questo elenco definitivo, da qui la decisione (ma non è l’unico) di ricorrere al Tar.
Tornando al provvedimento di revoca del 21 gennaio l’ex Commissario rileva: “motivazioni del tutto insensate e non corrispondenti al vero che costituiranno oggetto di confutazione nel ricorso, nonché nelle opportune sedi civili e penali per il danno all’immagine, all’onorabilità ed alla professionalità subito per la diffusione, anche a mezzo stampa, di notizie false e del tutto destituite di fondamento” ma va oltre e per ribadire di avere eseguito le direttive, si è presentato con un intervento ad opponendum di fronte al Tar per l’udienza del 30 gennaio definendo il ricorso del Comune di Barcellona “irricevibile, inammissibile e infondato in fatto e in giudizio”. La tesi di Magistri è: se la Regione non si presenta, lo farò io, in qualità di Commissario dell’Asp che ha firmato il provvedimento di soppressione in esecuzione a quanto stabilito dall’assessorato.
Secondo Magistri il “danno grave e irreparabile” non è la soppressione “ma il mantenimento in attività di un punto nascita (quello di Barcellona PG) che è stato accertato come privo dei requisiti minimi (sia per la struttura che per il personale).
Ed il danno si aggrava in considerazione dell’inutile drenaggio di risorse che, di fatto, con il mantenimento di una struttura comunque inidonea, impedisce alla struttura potenzialmente idonea (quella di Milazzo) di soddisfare i requisiti fissati dalla legge e dai provvedimenti assessoriali”.
Nell’istanza dell’avvocato Martella richiama una relazione del Direttore del Dipartimento Materno Infantile nella quale vengono evidenziate alcune situazioni di criticità tali, per motivi di sicurezza delle partorienti e del nascituro, da rendere necessario l’accorpamento con Milazzo. Tra le criticità segnalate risultano: l’esiguità dell’organico, la sala operatoria non contigua alla sala parto ma collocate su piani diversi e non servite da ascensori dedicati, l’assenza della rianimazione, della guardia anestesiologica per i cesarei urgenti e del neonatologo per i casi di sofferenza fetale.
Sia il ricorso al Tar per il provvedimento di revoca dall’incarico di Commissario che la costituzione ad opponendum all’udienza del 30 gennaio sono strettamente collegati dal momento che, Magistri, dimostrando d’avere eseguito direttive regionali derivanti da diverse delibere e da un iter condiviso, “confuterebbe” le ragioni della revoca stessa, che evidentemente, secondo l’ex Commissario sono da attribuirsi ad altre ragioni rispetto a quelle ufficiali e legate a logiche più politiche che burocratiche.
Rosaria Brancato