Caro diario, non mi è piaciuta la polemica su Cateno De Luca che va dall’anziana madre che gli dà un paio di uova e di lattughe. Non dormo la notte perché vorrei dare voce a tutti i figli che stanno soffrendo perché non vedono e sentono i loro cari anziani in un reparto Covid. Allo stesso modo non mi sono iscritta al club del linciaggio dei passeggeri della Renault 4. La storia insegna che prima di bruciare le streghe si inizia puntando il dito sul diverso. E di certo non sono loro gli untori. A Messina gli untori non sono andati in giro con un’auto archeologica carica di rotoli di carta igienica e coperte. Gli untori a Messina sono incoscienti scellerati che non si sono autoisolati né autosegnalati di rientro da viaggi fatti con altri mezzi di trasporto.
Infine, non comprendo la guerra, tra deluchiani ed antideluchiani sulla banca dati dello Stretto. Quella che a mio giudizio è una proposta di buon senso e come tale doveva essere considerata, è diventata invece il centro di una sciarra epocale, peraltro a frittata fatta. Il vero esodo c’è stato ed oggi, come dimostrano i numeri, è una battaglia residuale rispetto all’entità di un fenomeno che ha avuto ben altra portata con le fughe dal nord di marzo. Fughe incontrollate. Oggi non può più essere la mamma di tutte le battaglie. Ce ne sono altre più importanti e urgenti. De Luca abbassi i toni, la smetta di cercare un nemico ovunque, di trattare i messinesi come potenziali nemici. Un uomo solo al comando, anche se osannato dai fan, non farà rialzare Messina. Non è possibile che ogni giorno, per 24 ore, i suoi messaggi siano solo di “guerra”. E’ tempo di pensare alla ricostruzione.
I siciliani ed i messinesi hanno stupito tutti per i risultati. Ci consideravano selvaggi e invece stiamo dimostrando di rispettare le regole. Non lo dico io, lo dicono i dati. Lo stiamo facendo anche perché, consapevoli, in modo amaro ma maturo, di una sanità non all’altezza, devastata da mezzo secolo di gestione dissennata. Io penso che la mamma e la nonna di tutte le battaglie adesso debbano essere: sanità ed economia. Prendiamo la questione dei tamponi. Nonostante tutti gli sforzi “umani” (nel senso di risorse umane), non si riesce a garantire tempestività e copertura a tappeto. Del resto siamo ancora alla ricerca di mascherine e dispositivi di protezione individuale ancora insufficienti.
La sanità messinese e siciliana sta facendo uno sforzo immane ma sconta il peso di mezzo secolo di arrembaggio. Quindi ascoltare il grido di figli che non possono parlare con le loro anziane mamme ricoverate al Covid di Barcellona perché non c’è un tablet mi preme molto di più delle uova della signora De Luca. Ascoltare il grido di dolore di una figlia che ha la madre ricoverata all’Irccs per un ictus da 21 giorni ma poiché la riabilitazione è sospesa non fa terapia (e neanche lei può parlarci al telefono), mi appassiona più che inseguire i figli dei fiori sulla Renault 4 (che secondo me sono pure negativi ai tamponi e all’infelicità).
Se proprio De Luca vuole sciarriarsi con qualcuno deve farlo nella fase 2, quella che VERAMENTE ci vedrà soccombere rispetto a tutti gli altri. Più del coronavirus temo l’arroganza virus. Mi sono appassionata, e molto, al furto della spesa solidale nella sede di donHaus. Non condivido la polemica di chi non vede lo sforzo titanico che l’amministrazione comunale sta facendo, insieme a migliaia di messinesi, per chi “resta indietro”. Rubare alla solidarietà è un gesto ignobile. Ma è il campanello d’allarme di quello che ci aspetta se perdiamo tempo dietro alle querelle sulla Renault 4 o su una banalissima (e utile) banca dati.
Usciremo a brandelli dalla pandemia ed è questo il nostro personalissimo “stretto” che dobbiamo iniziare ad affrontare subito. Il sindaco non può pensare di farlo da solo o peggio, di continuare a farlo individuando ogni giorno un nemico diverso. Soprattutto non siamo noi cittadini i nemici. Il 90% dei messinesi sta rispettando le regole, è barricato in casa da un mese ma non può diventare ostaggio del 10% di furbi, incoscienti e delinquenti. Soprattutto Messina non può diventare ostaggio, come già accaduto con Accorinti di una guerra tra fan club.
Che De Luca, grazie al momento e sopratutto all’impalpabilità della classe politica attuale, stia sfruttando questa fase storica per consolidare il suo personaggio, anche attraverso la propaganda social, è indubitabile. Altrettanto evidente è però il vuoto che ha intorno. Un vuoto che non si colma con polemiche da tastiera. Però non si può vivere in un clima di perenne conflitto, di perenne campagna elettorale. Dobbiamo RIALZARCI e ci si rialza insieme, appoggiandoci gli uni agli altri, mano nella mano. Non è possibile che ogni mattina svegliarsi con l’ansia di quante dirette facebook farà De Luca, a che ora, quante ore dureranno, contro chi le farà, chi è il nemico di turno. Non è possibile che all’orizzonte c’è solo lo spettro dello “state a casa”, la minaccia costante del coprifuoco, i delatori e gli odiatori social. Il 90% di chi è stato e resta a casa merita rispetto.
Va bene le ronde di Pasqua e Pasquetta con le truppe deluchiane che spareranno a vista a chi mangia la pastiera sul balcone. Ma ora basta. Siamo stati tutti bravi, il sindaco è stato bravo, l’amministrazione è stata brava, i messinesi sono stati bravi. #tuttibravimaorabasta. Pensiamo alla fase 2. In Europa non vedono l’ora di farci fare la fine della Grecia. In Italia Confindustria ha lanciato l’appello a Conte spiegando che crollerà un Paese se si continua così. Ci sbraneremo tra di noi. E’ fondamentale aiutare le famiglie bisognose, ma se continuiamo così il numero di famiglie fragili diventerà la maggioranza. Il bazooka annunciato dal governo Conte a me sembra più una pistola giocattolo che peraltro non risolverà l’emergenza del sud.
A Messina ci sono maree di precari, di lavoratori in nero, di famiglie che basano la loro vita giorno per giorno. Piuttosto che litigare sulla banca dati, è meglio preparare le forze alla più grande di tutte le battaglie. Quella della fase 2. E’ allora che dovremo difendere Messina. Che non è minacciata da una Renault 4 ma da una classe dirigente rapace che ci ha lasciato una sanità precaria e figlia dei baronati. Dobbiamo fare la guerra ad una classe politica che baratterà i propri interessi alla poltrona rispetto a quelli della ripresa. Si legge nella Bibbia che c’è un tempo per ogni cosa. Bene, c’è un tempo per la sciarra ed uno per rialzarsi.
Ora è il tempo di salvare la città. Non dall’orda dei figli che tornano dal nord e delle Renault d’epoca ma dalla crisi che ci sbranerà vivi. La busta della spesa copre la fame di oggi, ma i messinesi vorranno dignità. Quindi #bravimabasta. Se restiamo all’assolo, alla guerra tra bande, ci ritroveremo a pezzi. Potremo vivere di caccia, di pesca e dei prodotti dell’agricoltura.