Ezio Sindoni è un giovane imprenditore della provincia di Messina. Ha costruito con sacrifici e dedizione la sua attività. Anni di investimenti e lavoro per crescere passo dopo passo e mettere in piedi una realtà che dà lavoro a lui e a tutta la squadra di collaboratori che lo hanno affiancato fino ad oggi. La sua seconda casa, perché in fondo di questo si tratta, si chiama “Il poggio del tempo perduto”. E’ una sala ricevimenti che come tutte in questo periodo di emergenza Coronavirus ha dovuto chiudere e non sa quando potrà tornare a lavorare. Ezio e tutto il suo staff si sono ritrovati a dover annullare prenotazioni ed eventi che ci sarebbero stati in questi mesi. E, considerato anche che è proprio questa la stagione in cui si lavora tanto, i danni economici rischiano di essere insostenibili. Ezio racconta la sua esperienza che in questo momento è simile purtroppo a quella di tanti altri. Un’analisi lucida di quelli che sono stati gli eventi di queste ultime settimane. Con uno sguardo al futuro preoccupato e sfiduciato.
«Sono un piccolo imprenditore qualsiasi: ho chiuso la mia attività dal 1 Marzo, anticipando il decreto perché non ero in grado di rispettare le prescrizioni nella mia attività. Non so tra quanti mesi potrò riaprire e con quali limitazioni. Ho pagato le rate dei mutui le prime tre settimane, dal 1 Ottobre dovrò pagarle nuovamente con la maggiorazione degli interessi sulle rate sospese. Ho pagato le bollette, o meglio le accise in esse previste essendo i consumi al minimo. Non ho pagato iva e contributi(sono rinviati non sospesi) e dovrò farlo a Giugno insieme a tutto il resto. Ho pagato i dipendenti, i fornitori, ho ricevuto zero aiuti economici, eppure ho dovuto mangiare e mantenere la famiglia. Ho perso, ad oggi, il 60% del fatturato 2020 con l’annullamento o il rinvio degli eventi programmati da marzo a luglio e chissà da agosto in poi.
Ho aspettato con ansia il decreto per gli aiuti alle imprese e scopro che il massimo che potrò ottenere saranno 25 mila euro da pagare in 48 rate (i primi 24 mesi pare siano di preammortamento) che si aggiungono agli altri mutui/prestiti che fino a ieri ho sempre onorato e che serviranno a mantenere le spese fisse della mia attività in questi mesi di chiusura (posto che la banca li eroghi)ovvero manutenzioni ordinarie e straordinarie, utenze, rateizzazioni, assegni dati a garanzia di fatture emesse e tanto altro.
Con dignità e doveroso senso civico non esco dal paesino in cui vivo da 38 giorni. Non mi lamento mai, non mi interessano le polemiche, ma vi chiedo: chi me lo fa fare ad avere una partita Iva in Italia?».