Il gruppo dei “medici legali ribelli”, oltre 30 in tutta Italia, da nord a sud, da due settimane aveva lanciato l’appello per poter tornare a fare le autopsie.
I medici contestavano infatti la circolare del Ministero della sanità del 2 maggio (che di fatto era uguale a quella del 1 aprile) che impediva esami autoptici e riscontri diagnostici sui casi di decessi per Covid. La circolare autorizzava solo gli esami esterni su disposizione dell’Autorità giudiziaria, limitando quindi enormemente anche l’autonomia dei magistrati sia nella disposizione che nelle modalità di esecuzione. Il professor Pomara ed i colleghi hanno spiegato, anche in un articolo di livello internazionale, l’importanza delle autopsie anche ai fini della prevenzione e dell’analisi delle cause dei decessi.
Mentre l’Italia impediva le autopsie (nonostante l’Oms si fosse espressa in modo diverso), Amburgo le rendeva obbligatorie realizzando importanti studi. “In Italia c’è stato un lockdown della scienza– lamentavano i medici legali- Noi che avremmo potuto dare un importante contributo siamo stati messi ai box. In guerra si usano tutte le armi a disposizione, noi invece siamo stati messi da parte”.
Grazie solo ad alcuni magistrati è stato possibile effettuare un numero ridotto di autopsie che però hanno fornito dati importanti. Adesso evidentemente il ministero ci ha ripensato, e con una circolare del 28 maggio ha integrato alcune modifiche. Il riferimento è al miglioramento della situazione epidemiologica, ma non se ne comprende il nesso, giacchè l’esame autoptico sarebbe comunque avvenuto in piena sicurezza e secondo protocolli ( né i cadaveri sono contagiosi). Viene inoltre del tutto cancellato il paragrafo che impediva ai magistrati di disporre autopsie e di autorizzare al massimo solo l’esame esterno.
Ecco la modifica che dopo 2 mesi inverte la rotta: “L’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di COVID-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio è svolta, con l’applicazione rigorosa dei protocolli di sicurezza”.