Presidente Conte, le scrivo questa lettera aperta e lo faccio per coscienza. Siamo morti che camminano.
Sono Angelo Maimone e sono un giovane imprenditore siciliano di 40 anni, sono separato, ma padre di due bellissimi bambini: Mattia Santi e Gioele. Le scrivo perché devo dare delle risposte proprio a loro ed ai figli dei nostri collaboratori i quali, a breve, finiranno la cassa integrazione.Mi occupo di turismo, precisamente di trasporto turistico con autobus scoperti, ed insieme ai miei partner, diamo lavoro a circa 100 famiglie in tutta l’isola.
La nostra società opera dal 2012, è titolare del marchio CityBySee Open Top Bus, ed ha l’attività principale a Taormina. La nostra attività si svolge sette mesi l’anno – da aprile ad ottobre – ed in questi pochi mesi dobbiamo cercare di coprire i costi di tutto l’anno, con enormi sacrifici e cercare portare un “pezzo di pane a casa”. In questo, sento di rappresentare tutto il comparto turistico: noleggi con conducente – agenzie di viaggio – tour operator – ristoranti – bar – strutture ricettive.
L’11 marzo 2020, al costo di qualche centesimo di inchiostro, ha sancito, come solo un giudice monocratico può fare, la fine di molte imprese – di molti sogni. “La via della verità e della trasparenza” – che ha affermato di seguire – oppure la dichiarazione del ministro Gualtieri “Nessuno dovrà perdere il lavoro” – sono semplicemente, a mio modesto parere beceri slogan politici.
L’economia turistica e di molti altri settori, dipendono spesso dalle scelte di Governo, dalle ormai note manovre di bilancio e così via. Non si può chiudere tutto in emergenza senza un piano specifico in materia di salute e di economia. In Sicilia, per quanto ci riguarda, alcune delle categorie che le ho sopra indicato, non supereranno il mese di giugno per mancanza di lavoro oppure di liquidità di cassa necessaria ad onorare gli impegni assunti e quindi saranno destinate al fallimento.
Io sono tra queste. Inoltre, cosa dovrò dire ai miei figli quando mi chiederanno da mangiare? Se fossi stato destinato al fallimento, avrei preferito che accadesse per scelte imprenditoriali sbagliate, per valutazioni inesatte e non per colpa delle istituzioni che sapevano ed hanno nascosto. Se l’allarme fosse arrivato per tempo ed in modo autorevole, probabilmente ognuno di noi avrebbe gestito le cose in modo diverso.
So bene che nessuno ha bacchetta magica e capisco la sua situazione ed il peso della responsabilità a dover gestire delle scelte che condizionano la vita 60 milioni di abitanti ma, quelle finora fatte, a mio modesto parere, sembrano quelle di un comandante a bordo di una nave in burrasca che si è limitato ad ammainare le vele.
Un Uomo, si dimostra tale, anche quando sa chiedere scusa. Con tutto il rispetto, io credo che lei lo debba a tutti gli Italiani. Tuttavia, di recente, l’essersi mostrato all’Europa senza cappello in mano, lo ha reso un uomo più libero e orgoglioso. Anche io voglio essere così, anche io voglio essere come lei. Per questo le dico che rifiuto le 600,00 euro. Ho l’esigenza di avere una immediata liquidità da parte delle banche commisurata agli impegni assunti, e quelli da assumere, fino alla ripresa effettiva dell’economia e con il 50% a fondo perduto a carico dello Stato. I soldi si stampano, la salute no!
Nel massimo rispetto di tutte le vittime del Covid-19, le dico che se non fosse così, alcuni di noi se non moriranno di coronavirus, moriranno di fame. Siamo comunque morti che camminano. La voglio salutare con una frase di Abramo Lincoln: “La cosa migliore riguardo al futuro è che arriva solo un giorno alla volta”. Presidente siamo ancora in tempo, agisca subito.
Angelo Maimone