Di seguito le riflessione di Pino Currò, coordinatore Tavolo per l’autismo
In tempi recenti, i mezzi di informazione tv e della carta stampata si stanno prodigando a diffondere con sempre maggiore insistenza notizie “chiarificatrici” circa le cause “profonde” che hanno originato il Coronavirus. Sembra che si sia data finalmente libera circolazione ad una verità da troppo tempo sottaciuta, ma che era sotto gli occhi di tutti. Trasmissioni Tv come Sapiens, Atlantide, Report, Indovina chi viene a cena , nonché articoli riportati con grande risalto da testate giornalistiche di diverso orientamento hanno messo in evidenza come alla diffusione del contagio abbiano contribuito una serie di fattori collegati alle persistenti azioni di degrado a cui è sottoposto il nostro pianeta, ormai da troppo tempo. Basta ricordare i tanti esperimenti volti a determinare mutazioni genetiche, la deforestazione, gli allevamenti intensivi volti ad assicurare alimentazione a basso costo, l’ingrassamento artificiale e la macellazione degli animali in modo stressante, le foreste che bruciano, lo scioglimento dei ghiacciai, gli eventi atmosferici estremi che procurano morti e distruzioni. Sono gli esempi più mastodontici che si presentano drammaticamente ogni giorno sotto i nostri occhi.
La globalizzazione ha prodotto tutto il resto, poiché ci ha resi tutti corresponsabili. Quale ulteriore conseguenza del degenerare del rapporto uomo-ambiente negli ultimi decenni abbiamo riscontrato una crescente crescita delle epidemie, Chi ricorda più la peste suina , con i suoi 100 mila morti del 2009/10 e l’Ebola del 2014, che ancora imperversa in buona parte dell’Africa ? Senza parlare della Spagnola del 1919 e anni seguenti che ha mietuto in Europa 50 milioni di morti. Abbiamo saputo dimenticare in fretta. Insomma solo chi non ha voluto vedere o sentire non ha visto e non ha sentito. Ma l’attuale modello di sviluppo e le regole ferree che lo contraddistinguono, che non ammettono deroghe, hanno impedito qualsiasi forma di rimessa in discussione di uno stato di cose che da tempo ormai ci conduce inesorabilmente verso l’autodistruzione. Fino ad oggi. I trattati tra gli Stati sono stati improntati ad equilibrismi che hanno lasciato di fatto, volutamente, mano libera agli stessi. Da tempo si è capito che ad imposizioni globalizzanti occorreva opporre idee e movimenti globali.
Ora si aspetta il vaccino affinchè si ritorni finalmente alla “normalità”. Ma le cause che stanno alle sue origini, chi avrà sufficiente voglia, forza, consapevolezza, capacità ad aggregarsi, per combatterle? Occorre mettersi assieme e fare movimento per contrastare i potenti del mondo ed i governi che continuano ad ignorare le ragioni legate alla sopravvivenza dei popoli. Negli ultimi anni questo ruolo se lo sono assunti i movimenti di portata internazionale come Fridays for Future di Greta Thunberg. In Italia le Sardine, che hanno come finalità principale quello di cambiare il modo di fare politica nel nostro Paese, portano avanti con decisione le stesse iniziative degli altri movimenti internazionali in materia di clima. Fino all’anno scorso sono state tantissime le manifestazioni che si sono realizzate a tal proposito in tutto il mondo. Sono i cosi detti Movimenti senza leader che si sono imposti in ogni parte del pianeta a significare il loro rifiuto ad avere rappresentanze fisse. E’ soprattutto la nuova generazione con tutta la propria forza dirompente, come spesso è successo nella storia, ad imporre l’urgenza non più derogabile della emergenza climatica e la rivendicazione di un nuovo modello di sviluppo. Parlando di Punto di non ritorno. A questo punto bisognerebbe avere la correttezza morale per affermare con forza che i movimenti avevano ragione. Ignorati, bistrattati, derisi dai Grandi del mondo. Tollerati, con sostegno di facciata dai progressisti, ma mai degnamente supportati. Basti pensare che in Italia il movimento ecologista non ha mai trovato una adeguata rappresentanza parlamentare a differenza degli altri Paesi ove sono in continua ascesa. Siamo ad un punto di svolta come è successo in altri periodi storici. Come si manifesterà nel futuro immediato, nell’attesa che si determini una “nuova normalità” ? Questo è il periodo del ripensamento. Della costruzione di una coscienza globale. Vi è in atto un tentativo da parte della logica dominante che fa opinione, di assorbire le idee di quelli che prima venivano concepiti come movimenti elitari d’opinione, di esaltati, per svuotarli di contenuto, approfittando di questo momento in cui non vi è la visibilità della piazza. I movimenti che fino all’anno scorso si sono imposti in tutta la loro originalità, con parole d’ordine forti, dirette e semplici nello stesso tempo, privati della piazza possono apparire una immagine sbiadita di se stessi. Chi si è opposto in vario modo alla loro affermazione vorrebbe ora svuotarli di contenuto, come si è tentato con i Valori della Resistenza.
Ma chi ha riproposto ancora una volta la piazza per fare affermare la propria denuncia sa che I Movimenti hanno fatto la Storia. Bisognerà innanzitutto uscire dalla logica dell’emergenza e ricominciare a rivedere tutto in prospettiva. Ma pensiamo veramente che imporre il cambiamento del modello di sviluppo sarà facile ? Oppure basterà ogni volta trovare il vaccino adatto ? Ma chi ci potrà vaccinare contro lo strapotere inarrestabile delle multinazionali pronte ad accaparrarsi il controllo di Nazioni come la nostra che in questo momento versano in condizioni di grande fragilità economica-sociale oltre che sanitaria ? Ritorneremo a riabbracciarci, ritorneremo nelle Scuole e nelle piazze. Ma ci dobbiamo tornare con una nuova consapevolezza. Siamo di fronte ad un rimescolamento generale delle condizioni di vita. Avremo bisogno di tutta la nostra lucidità. Che le menti migliori sappiano ben indirizzare questo Paese. Certo governanti più illuminati, ma anche gente che non rinunci a partecipare attivamente, Libertà è partecipazione cantava Gaber. Avremo di fronte problemi vecchi e nuovi da affrontare, da far tremare le vene e i polsi. Per tale motivo occorre che la gente faccia proprie le ragioni dei Movimenti, proprio perché saremo chiamati a gestire una nuova quotidianità. Ma affinchè essa non appaia slegata dalle ragioni profonde che l’hanno determinata occorre fare azione costante di informazione. In aiuto ci può venire la Memoria storica che ci può mostrare come i Grandi movimenti si sono imposti nel passato con tutta la loro forza travolgente Abbiamo assistito a Movimenti che si sono organizzati in condizioni che sembravano difficilissime, se non impossibili, lasciando sul terreno lacrime e sangue. Dalle grandi Rivoluzioni del passato ai grandi scontri dei nostri tempi, nel nostro Paese. Mi viene da ricordare il Movimento Contadino che cominciò ad affermarsi nel dopoguerra, soprattutto in Sicilia, quale primo grande movimento di massa per fare affrancare chi lavorava la terra da condizioni di schiavitù, dalla fame e dall’analfabetismo, ridando dignità a milioni di derelitti. A noi, tutto quello che oggi possediamo, come averi e come diritti, ci sembra scontato. Ma da un tempo non troppo lontano, rievocato dai nostri nonni più anziani, riemergono antiche fotografie che mostrano le condizioni assurde in cui si trovavano i braccianti nella nostra Sicilia Ricordiamo la strage di Portella della Ginestra, gli scontri con la Mafia e tutte le lotte per l’occupazione delle terre. I Movimenti giovanili che a partire dal 1968, dal mitico Maggio francese portarono una ventata di straordinario rinnovamento in tutta Europa. E’ stato un fiume travolgente che ha rimesso totalmente in discussione ogni aspetto del vivere civile, da quello politico a quello accademico, da quello artistico a quello letterario. E’ da questa spinta che anche in Italia si crearono le condizioni per avviare le grandi stagioni delle Riforme. La nascita di una nuova coscienza legata alla industrializzazione del nostro Paese ha dato vita al Movimento Operaio. Questi, procedendo per esemplificazione, trovò il suo punto di forza dal 1969 in poi con l’”autunno caldo” con le lotte salariali e per la conquista di migliori condizioni lavorative. Man mano si è avvalso di alleati nella società, tra gli studenti, gli intellettuali, i partiti e la società civile riuscendo a saldare tutti gli interessi sociali, politici, sindacali e culturali. Ha rappresentato il punto più alto di autentico cambiamento legato alle conquiste sociali più rilevanti dal dopo guerra ad oggi. Dalla fabbrica alla società. Dalle rivendicazioni salariali alla conquista di maggiori spazi di democrazia nella società italiana. Il Movimento sindacale è stato al centro di questo cambiamento fondamentale per il nostro Paese. Poi dalla metà degli anni 80 in poi tutto è rimasto sospeso. Quella che chiamiamo seconda repubblica non è altro che un prolungamento senza soluzione della prima. Gli interrogativi che erano stati posti sul tappeto dal sussulto partecipativo degli anni settanta-ottanta sono rimasti tutti sul tappeto. E lo sono ancora oggi, ancor più ingigantiti. Le forze politiche, culturali… sono apparse troppo deboli di fronte agli interessi contrapposti che si agitavano nel nostro Paese, stretti nella logica delle superpotenze. Anche l’Unione Europea, oggi posta di fronte alla rimessa in discussione di tali logiche, si trova ad un punto di svolta. Sono di nuovo i movimenti di popolo che si devono riappropriare del loro ruolo fondamentale ed insostituibile. Senza di essi, ancora una volta non si fa la storia.
Ricominciare, appena possibile, a riempire le piazze. Ancora di più di prima. Con nuova risolutezza e con le idee più chiare. Utilizziamo questo tempo che ci tiene sospesi, ma che non è tempo perso, per ritemprarci, per rinsaldare le fila, prima di mostrarci di nuovo. La strategia delle alleanze è stato ed è ancora il fulcro di ogni iniziativa da intraprendere che possa incidere nel vivo del tessuto sociale e condurre ad un reale cambiamento. E’ anche l’interrogativo di oggi. Il movimento deve saper identificare un progetto di ampio respiro che poi lo porti ad avere interlocutori validi negli ambiti governativi e istituzionali, visto che il nostro è un sistema democratico che si regge sulle rappresentanze. Per lo più molti movimenti falliscono perché mancano di un progetto complessivo che li mette nelle condizioni di affrontare adeguatamente tutti i momenti del viver civile. Sia quando si è all’opposizione che quando si governa. Ma lo spirito per essere realmente costruttivo, prima e dopo, deve portare in se da subito i germi del confronto, la volontà di voler superare ogni settarismo e autoreferenzialità. Se si chiude una porta se ne apre un’altra. E poi, soprattutto, impegnarsi con tutte le proprie forze in qualcosa di grande per cui ne vale la pena. Si dice spesso come si faceva una volta. Sarà vero, ma i nostri Padri fondatori della Repubblica erano persone normali che si erano cimentati in situazioni complicate durante il nazifascismo e avevano avuto la forza di organizzarsi, anche nella clandestinità, per dare vita alla Resistenza con la lotta partigiana, facendo tesoro degli insegnamenti che avevano maturato. Ora, se ci pensiamo bene, ci troviamo anche noi, oggi, nelle stesse condizioni. In più, siamo di fronte alla distruzione del pianeta e alla disgregazione sociale. In questi giorni ricordando la sua morte prematura a causa del Coronavirus, tutta la stampa osanna Luis Sepulveda. Ma nessuno ricorda le sue gesta. E’ stato un autentico rivoluzionario da tutti i punti di vista : politico, artistico, sociale, culturale. Grande affabulatore, sapeva parlare ai Grandi e ai bambini, con la stessa immediatezza e semplicità. Non c’è stato ambito in cui non si sia cimentato, con una visione globale dell’uomo e della società. Non è stato mai a guardare, stando dalla parte giusta, cioè in prima linea, anche se sai che ti puoi beccare i primi proiettili del nemico. Sono grandi maestri ed abbiamo bisogno di prenderli a modello per ricordarci che possiamo seguire il loro esempio, da persone normali. Ma per far muovere i movimenti occorre un gran motore. Occorrono forti motivazioni, individuali e sociali e una grande Passione, per riconciliarci con il Creato, con gli altri e con noi stessi. Tutto ciò non può non richiamare anche l’aspetto spirituale, il senso della immensità, del saper andare e saper guardare oltre il nostro piccolo mondo. L’esperienza terrena del Cristo e la sua Passione possono venirci in aiuto : Sofferenza, Purificazione, Rinascita. Vale a dire che l’uomo per riconciliarsi con Dio, cioè la sua Natura, la sua appartenenza ed il Creato che lo circonda, ha bisogno di passare attraverso questo sacrificio. E’ un passaggio obbligato. E’ sempre stato così nella storia dell’umanità, anche prima di Cristo. Cristo è venuto tra di noi per ricordarcelo plasticamente. Ma dov’è il nostro sacrificio a seguito delle distruzione sistematica del Creato ? Chi è disposto ad accettare questo concetto e a metterlo in pratica ? Un tempo gli anziani, i saggi, sapevano parlare alle stelle, al vento, ai fiori, agli alberi, al mare, agli animali, ed ingraziarseli. Ma anche ai piccoli, agli esseri e alle cose insignificanti. Compivano così una azione catarchica di riconciliazione con se stessi, riaffermando la loro completa appartenenza a tutto ciò che li circondava.
Se continuiamo a distruggere e non sappiamo più ringraziare diventiamo orfani di noi stessi. Quindi occorre tornare a ringraziare, e desiderare questa appartenenza con tutte le nostre forze. Con lo stesso vigore con cui possiamo desiderare il nostro uomo e la nostra donna. La Passone è ardore, è infiammarsi, è bruciare, è andare oltre i limiti. E’ lottare per un ideale ed una Utopia. E’ cercare di superare gli ostacoli al di là del possibile. E’ l’”innamoramento” di Chiara e Francesco : E tutto attorno a loro s’infiammò. E’ quanto abbiamo ascoltato dai nostri genitori o dai nostri nonni, quando si commuovevano e piangevano e noi appresso a loro, nel raccontarci la loro grande storia d’Amore. E’ il sacrificio estremo dei tanti combattenti per la libertà, di ieri e di oggi, fino alla morte. La Passione umana e quella divina, come ci è stata tramandata storicamente. sono la doppia faccia della stessa medaglia. Chissà perché per due espressioni in apparenza così differenti si usa lo stesso termine ! Una profondamente incentrata sul patire estremo del Cristo sulla croce. L’altra impregnata di sensualità per raffigurare l’unione dei corpi e dei sentimenti, oltre che tutto il desiderio e l’impegno umano nel realizzare un obiettivo fortemente ambito. Tutti affari terreni. Comunque due carnalità che ben esprimono due esperienze estreme, ma complementari e appartenenti ad un unico sentire. Forse perché richiamano immagini così forti, sono ambedue rimosse se non rifiutate dalla nostra società immersa nel materialismo ma non nella corporeità. Il corpo è uno e uno solo e ci appartiene nella sua integrità Senza la Passione, che è un misto di determinazione, di desiderio, di partecipazione ad un disegno grande, per il quale vale la pena vivere e spendersi fino alla morte l’uomo non solo non va da nessuna parte ma non ha ragione di esistere. Gesù in Luca 7,36-8,3 rivolto a Pietro dice : “Vedi questa donna, io sono entrato in casa tua e tu non mi dato l’acqua per i piedi, lei invece mi ha bagnato i piedi con le sue lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato neanche un bacio e lei invece non ha cessato di baciarmi i piedi…….Per questo io ti dico : sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”. Basterebbe citare queste parole di Gesù per ricordare il senso della nostra Passione terrena, fatta di tanta sofferenza, ma anche di tanto tanto Amore, con tutto il coinvolgimento di cui siamo capaci. Per tale motivo voglio ricordare a tutti noi che oggi sembriamo annichiliti, disorientati, di fronte all’epidemia, che le manifestazioni dell’amore sono rimaste quelle di prima.Così è stato in tanti periodi storici e così sarà ancora in futuro.
Se si ama è per sempre. Pino Currò