Sofia Russo ha 20 anni, studia a Cambridge e da giorni sta vivendo una vera e propria odissea per riuscire a tornare a casa. L’emergenza Coronavirus è esplosa anche in Inghilterra e per gli studenti fuori sede è iniziato l’incubo. Sofia è una di loro. E’ messinese, è giovanissima, fino a pochi giorni frequentava ancora le lezioni, mentre l’Italia aveva già iniziato la sua guerra contro il Covid 19. Poi è arrivata una mail che invitava i ragazzi stranieri a rientrare nei propri Paesi. E’ accaduto tutto nel giro di pochissimi giorni.
Il suo racconto è carico di preoccupazione, angoscia per quanto sta succedendo. «Non abbiamo risposte, zero aiuti, temo che il governo britannico dichiari il lockdown e non voglio restare da sola, così, in un paese straniero. In Italia parlano tanto di aerei per i rimpatri ma non è assolutamente così facile. E nella mia condizioni c’è un altro messinese qui a Cambridge, altri amici in Portogallo, uno a Parigi. Non possono abbandonarci così».
Sofia si sfoga, chiede aiuto. Ha passato l’ultima notte sveglia, tra telefonate e controlli degli orari dei voli disponibili fino alle 4 del mattino. «Mi trovo in un Paese in cui si respira un’inquietante aria di normalità e indifferenza, in cui la vita continua con lo stesso passo, in cui le persone continuano a lavorare e a fare la vita di tutti i giorni. Mi sono trovata sin da subito in estrema difficoltà. Ma mi sono detta: gli inglesi sono così irresponsabili? Arriverà pure qui l’emergenza e la affronteranno a dovere. Con questo spirito ho cercato di continuare anche io a fare la mia vita. Con tutte le precauzioni del caso ho continuato ad andare a lezione, in biblioteca, al supermercato. Non mi soffermo su come da qui in poi il governo inglese abbia affrontato la situazione».
Proprio qui inizia l’odissea. Sofia vuole che qualcuno le spieghi come sia possibile che una persona, residente in Italia, non riesca in alcun modo a raggiungere la sua casa, nonostante il Ministro abbia assicurato che “tutti rimpatrieranno” e che “l’unità di crisi sta lavorando senza sosta per permettere di tornare il prima possibile”. E definisce tutto questo “una barzelletta”.
«Mercoledì decido di non aspettare più e di cercare il primo volo che mi riporti a casa. Ad oggi mi sono stati annullati tre voli. Di cui uno era il famoso Alitalia di rimpatrio: in overbooking dopo 3 minuti. Chiamo la Farnesina, dopo ore di attesa mi viene data una lista di voli che avrebbero continuato ad operare con vari scali, rassicurandomi che sarei tornata a casa tramite uno di quelli. Le opzioni erano due: fare scalo in Germania per poi arrivare a Catania, o prendere Alitalia con scalo a Roma notturno, con probabilità di contrarre il virus esageratamente elevate. Decido di prendere il volo con scalo in Germania, in quanto più breve. Dopo qualche ora, la Regione Sicilia decide di chiudere tutti i collegamenti per via aerea, fatta eccezione per il famoso Alitalia di “rimpatrio”. Allora ricomincio le mie solite chiamate: compagnia aerea, Ambasciata italiana a Londra, Ambasciata italiana in Germania, Farnesina. Tutti con risposte diverse. Ancora. Risultato? Volo annullato mercoledì sera. Nessuno riesce a darmi risposte e io mi ritrovo ancora bloccata».
Sofia adesso è ancora a Cambridge, ha prenotato un altro volo per lunedì. Le hanno assicurato che questa volta non ci saranno problemi. Dovrà fare scalo a Roma, pernottare lì e poi arrivare a Catania martedì pomeriggio. Però teme che possa arrivare un’altra cancellazione, teme di non riuscire a tornare a Messina. E ovviamente pensa anche al rischio di contagio di Coronavirus in tutti questi spostamenti.
Non è la sola in questa condizione. Gli studenti ancora fuori dall’Italia sono tanti. Sofia chiede solo una cosa: «Fateci tornare a casa».