Se siete risultati positivi al coronavirus o attendente l’esito di un tampone, di essere contattati per effettuarlo, rispondete al telefono anche se non conoscete al numero chiamante, anche se il numero è privato! E’ uno dei tanti consigli pratici per “sopravvivere” al caos tamponi che si è creato a Messina, come in altre realtà siciliane, che viene fuori dopo aver ascoltato alcuni operatori delle Usca.
Prendendo spunto dallo sfogo del nostro lettore che, come tanti in questi giorni, è alle prese con i disservizi creati dall’emergenza e ha cominciato a “mal pensare”, abbiamo chiesto ad alcuni medici delle Usca come operano effettivamente, per capire cosa non va e per ricavarne un piccolo vademecum di consigli strettamente pratici, piccole “dritte” per avere la meglio nel braccio di ferro con la burocrazia sanitaria, che in epoca covid ha raggiunto livelli parossistici.
Il primo è proprio quello di rispondere a qualunque chiamata telefonica. “Sembrerà strano – racconta uno degli operatori Usca – ma la prima e principale difficoltà che abbiamo è proprio quella di riuscire a contattare le persone che ci sono state segnalate come positive. Ognuno di noi utilizza infatti un proprio telefono, non è un numero fisso e a volte è il nostro cellulare personale, quindi spesso chiamiamo oscurando il numero. Mediamente su 20 chiamate ci rispondono al massimo due persone. Ci scambiano per call center sicuramente, e forse la maggior parte della gente crede un operatore medico chiami da un telefono fisso. Fatto sta che farci rispondere è una impresa ardua. Mi è capitato di riuscire a parlare con qualcuno che provavo a contattare da giorni e che da giorni, a sua volta, tentava di contattarci tramite i numeri delle Asp, ma di fatto a me non rispondeva”, racconta.
Il primo consiglio è, quindi: rispondere al telefono, se siete positivi o sospetti positivi.
Il secondo consiglio è: orientatevi nella scelta delle mail per i contatti e le richieste telematiche. Utilizzare il sito dell’Asp Messina è utile, ma se poi riuscite anche ad ottenere un contatto telefonico, chiedete le indicazioni dettagliate. Il sito, ad esempio, riporta un unico indirizzo per richiedere l’esito dei tamponi effettuati dalle USCA e per comunicare di propria iniziativa i risultati di quelli effettuati privatamente: è esito.covid@asp.messina.it. Ricordando che i tamponi vengono prelevati dall’USCA, ma per l’esito bisogna rivolgersi all’ASP.
Se avete terminato la quarantena di 21 giorni senza sintomi e volete chiedere la “liberatoria” per uscire senza effettuare nuovo tampone, però, utilizzate la mail esito@asp.messina.it
I 21 giorni, è bene ricordarlo, decorrono dall’esito del tampone, e non da quando è stato effettuato.
“In tanti ci contattano prima del tempo – racconta un altro operatore USCA – ma è bene ricordare che tutti i termini “decorrono” dall’esito del tampone, che comunque non può esserci prima di 48 ore da quanto viene effettuato, i reagenti necessitano di un tempo minimo”.
Anche così, i ritardi che si stanno accumulando su tempi molto lunghi non sembrano trovare giustificazione in un non efficiente canale di comunicazione tra Asp, USCA e pazienti. E si moltiplicano i casi in cui un paziente viene contattato più volte per effettuare un tampone, dopo aver effettuato il primo senza ancora conoscerne l’esito.
“Le USCA cittadine sono 4 – ricapitola un medico in servizio – 3 territoriali ed una scolastica. Operano per zone sugli elenchi forniti dall’ufficio addetto dell’Asp. Capita a volte che ci siano errori nell’attribuzione della zona – una stessa via, ad esempio, può ricadere per metà nella competenza di una USCA, per l’altra metà nella competenza di una unità diversa. In questi casi può accadere che a più USCA arrivi la segnalazione di uno stesso positivo, ecco perché, probabilmente, uno stesso soggetto viene contattato più volte per effettuare un unico tampone”.
“E no – ci tiene a dire una dottoressa – non veniamo pagati in base al numero dei tamponi che effettuiamo, come qualcuno può aver pensato, ma ad ore“. In effetti il contratto dell’operatore USCA prevede una paga base simile a quella dei medici di guardia (poco meno di 40 euro lordi, poco più di 20 netti ad ore) e possono effettuare un massimo di 38 ore settimanali.
Sorge il dubbio e resta, dopo la chiacchierata con gli operatori, del perché di tanti giri di mail, elenchi, numeri di telefono. Pare di capire che non esiste un database unico dove il soggetto positivo o il presunto tale viene caricato e dove si possa visualizzare il “percorso” che sta effettuando, ma che il mare magnum di casi venga trattato come unico contatto a seconda l’ufficio in cui arriva, smistato e “dimenticato”, se non è lui stesso a cercare nuovo contatto. Uffici che faticano a dialogare tra di loro.
“E’ vero – ammette un altro operatore – ci vengono forniti degli elenchi a volte mancanti anche delle informazioni essenziali per il contatto. Ogni unità comincia a scorrere l’elenco, provare a contattare l’utente per sapere come sta o per concordare il prelievo del tampone. Se riusciamo a parlarci mettiamo una spunta a lato o un appunto, ad esempio, e al turno successivo ricominciamo a scorrere l’elenco. Ma non è detto che i colleghi del turno successivo abbiano le “consegne”, più spesso hanno il loro autonomo elenco, aggiornato se hanno avuto cura, loro autonomamente, di riportare su quello del giorno gli “appunti” del giorno prima”.
Così è, se vi pare. In attesa di un’organizzazione più efficace, che effettivamente sia le Asp che la Regione stanno tentando.