Vincenzo ha 27 anni, vive in Svezia, è messinese. Sta vivendo questa emergenza Coronavirus lontano da casa, dalla famiglia, dalla sua Messina. E’ a Stoccolma da due anni, lavora nella ristorazione e fa il modello.
Circa un mese fa aveva pensato di tornare a casa. Anche in Svezia iniziavano ad arrivare le prime notizie dall’Italia, il dramma dei morti, i numeri dei contagi. Voleva lasciare Stoccolma e rientrare nella sua città per vivere ciò che sarebbe accaduto accanto alla sua famiglia. Poi però ha deciso di restare. «Non potevo sapere se magari contraevo il virus, magari potevo anche essere asintomatico e non accorgermene. Non volevo mettere in pericolo nessuno. E allora non mi sono mosso da qui».
Segue quanto sta accadendo in Italia, è preoccupato per le notizie che arrivano dal nostro Paese ma teme anche per come la Svezia sta affrontando l’emergenza. Racconta di città che continuano a vivere come se non stesse accadendo nulla. E la paura inevitabilmente cresce. «La storia qui in Svezia è totalmente diversa da quella mondiale, siamo l’unica nazione dove ancora tutto rimane aperto. La mattina si esce tranquilli e la sera si va a fare festa nei night club come se fossimo estranei a questo maledetto virus. In tanti speriamo che il governo torni presto sui suoi passi, prendendo le precauzioni giuste proprio come tutto il mondo sta facendo. Parlo a nome di tutti gli italiani che sono qui, che devono vivere una vita normale anche se non lo è, pensando con il cuore a ciò che sta accadendo nella nostra amata nazione».
Cerca di avere fiducia nel governo svedese, anche se si rende conto che le misure finora adottate per contenere i contagi sono molto diverse da quelle italiane. Bar e negozi sono ancora aperti, non ci sono restrizioni particolari e questo, paragonato all’Italia, non è rassicurante. Ma Vincenzo non si butta giù: «Dobbiamo resistere. Sono sempre in contatto con i miei familiari e amici cercando di infondergli forza e coraggio. Tutto finirà presto e la nostra bella Messina tornerà a splendere».