Preoccupazione e maggiori richieste di protezione. È questo quello che chiedono i soccorritori del 118 in una lettera aperta, sottoscritta anche dal sindacato ORSA, in cui denunciano la loro preoccupazione e i ritardi nell’affrontare lo stato di emergenza dettato dalla pandemia.
In particolare quello che preoccupa di più gli operatori è il collasso del Sistema Sanitario dovuto all’iniziale incapacità nel fornire una risposta adeguata alla situazione.
LA PREOCCUPAZIONE DEGLI OPERATORI
“Sappiamo che il focolaio di casi di polmonite di eziologia sconosciuta è stato segnalato a Wuhan, in Cina il 31 dicembre 2019 e si è diffuso rapidamente a livello mondiale tant’è che è scattata da parte dell’Oms la dichiarazione di Pandemia l’11 marzo 2020. Ad oggi non esistono vaccini disponibili e ci sono poche evidenze a supporto dell’efficacia di potenziali agenti terapeutici e, presumibilmente, la popolazione non possiede alcuna immunità pregressa contro il nuovo coronavirus, quindi tutti sono considerati suscettibili.
Quello che più ci preoccupa è il collasso del Sistema Sanitario, derivato soprattutto dall’incapacità di risposta iniziale sulla valutazione dei rischi se non vengono applicati i protocolli vigenti.
In questa prima fase hanno un ruolo determinante i medici di famiglia che devono monitorare i pazienti, quindi gli operatori delle Centrali Operative (112/118), preposti ad accogliere, tramite il triage telefonico, le informazioni salienti da parte del paziente per predisporre il giusto piano di intervento da parte degli equipaggi delle ambulanze.
Tutte le strutture sanitarie dovrebbero avviare corsi di formazione per tutto il personale e per coloro che potrebbero essere necessari per l’assistenza sanitaria in caso di sovraccarico.
Tutti i Paesi e le istituzioni sanitarie dovrebbero individuare strutture aggiuntive che possano essere utilizzate per raggruppare casi con sintomi lievi, in caso di sovraccarico delle strutture sanitarie.
LA DENUNCIA DELL’ORSA
La prima denuncia fatta dall’ORSA, la quale ha accolto con tanta preoccupazione le segnalazioni degli Autisti Soccorritori, risale al 12 marzo, allorché ha chiesto al Direttore, al Coordinatore Sanitario e al RSPP della Seus 118, delucidazioni in merito a delle direttive comunicate ai dipendenti che riguardano la vestizione/svestizione dai presidi (DPI), senza fornire nessuna indicazione in merito né formazione alcuna agli operatori.
Sappiamo che gli operatori non sprovveduti hanno fatto autoformazione-informazione sul portale di You-Tube, con la consapevolezza di non possedere alcuna area di filtro e antistanza utile allo scopo, dovendo, ahimè, eseguire tale procedura nel P.T.E. (Postazione Territoriale di Emergenza), postazione che spesso viene fruita anche dall’utenza che si reca dal medico di guardia e dagli altri colleghi che ne danno il cambio.
Dobbiamo pensare che tale procedura, con tutta probabilità, era stata pensata per gli operatori degli ambienti ospedalieri, vista l’alta contagiosità del virus e la probabilità che il Covid-2019 rimanga sul terreno, sulle scarpe e sui capi di vestiario per tot ore o tot giorni, non ben definiti. Inoltre i DPI contagiati vengono messi in sacchi (a volte di fortuna) fuori dalle postazioni e lì permangono per giorni o settimane, senza conoscere chi deve eseguirne lo smaltimento.
Altra denuncia è stata inviata ai responsabili della Seus ScPA per la carenza dei DPI, considerati indispensabili per lo svolgimento di qualsiasi intervento, visto il moltiplicarsi dei focolai.
Si ritiene oggi, in base alle dichiarazioni dell’Oms, che qualsiasi richiesta di intervento può essere riconducibile a casi di infezioni o positività da Covid-2019, sia i casi sospetti (sintomatici e non) non escludono la capacità di contagio, sia infezioni conclamate in seguito agli esiti dei tamponi, pertanto è indispensabile per far fronte allo sviluppo delle epidemie eseguire interventi con tutti i presidi adatti ed effettuare in tempi rapidi i tamponi a tutto il personale in azione.
MAGGIORI TUTELA
Altra nota dolente è il tema della quarantena (auto isolamento) degli operatori, le direttive chiedono agli operatori socio-sanitari (intendendo tutta la categoria, compresi gli Autisti- Soccorritori, anche se questi ultimi sembrano appartenere alla categoria degli invisibili) di fornire indicazioni dove si sottoporranno in auto-isolamento in attesa dell’esito del tampone del paziente trasportato.
Sono molti gli Autisti Soccorritori rimasti in macchina, fuori dall’abitazione o fuori dalle postazioni, in attesa dell’esito del tampone, esito che non è mai tempestivo, per cui spesso sono costretti a rientrare nelle loro abitazioni, mettendo a repentaglio altre vite.
Andrebbe sensibilizzata anche l’utenza, che nascondendo i sintomi reali (come la febbre), dà false indicazioni agli operatori di centrale che attivano poi gli interventi inviando sul posto equipaggi con DPI insufficienti a contrastare la diffusione del virus.
Proteggere gli operatori sanitari che forniscono assistenza è riuscire a ridurre al minimo l’esportazione di casi verso altre strutture sanitarie e nella comunità e dunque ridurre il numero dei contagi, al contempo, se il Sistema Sanitario del 118 collassa, per la rapida diffusione del contagio, non sarà più possibile garantire nessun servizio di emergenza-urgenza”.