La Regione invia gli ispettori al Consorzio Autostrade Siciliane, dopo il “coinvolgimento”nell’inchiesta Matassa sui nuovi clan di Camaro e Santa Lucia sopra Contesse, che ha svelato l’interessamento per i lavori del Cas da parte di soggetti ritenuti legati alla mafia. Le rassicurazioni di Rosario Faraci, che ha chiarito che non sono stati affidati lavori al Consorzio Sociale Siciliano dei Pernicone, non sono evidentemente bastate all’assessore alle infrastrutture Giovanni Pistorio, che ha annunciato l’arrivo di due ispettori per verificare gli affidamenti stessi “dopo le notizie che evidenziano, anche in capo a componenti dell’organo di amministrazione del Cas, comportamenti che potrebbero integrare gravi fattispecie di reato…”, recita la nota ufficiale.
Che i Pernicone fossero interessati ai lavori sulle autostrade lo ha ammesso lo stesso Angelo Pernicone, qualche giorno fa, nel corso dell’interrogatorio di garanzia reso davanti al GIP Maria Teresa Arena. “Gli ho chiesto se si poteva interessare per sapere come fare per accedere ai lavori del Cas. Lui ha parlato col commissario e ha detto che bisognava iscriversi come ditte fiduciarie”, dice “Berlusconi” di Paolo David, il consigliere comunale ancora in carcere con l’accusa di aver “comprato” voti da personaggi poco chiari. Pernicone, accompagnato dal difensore, l’avvocato Alessandro Billè, ha chiesto di uscire dal carcere perché in pessime condizioni di salute. Pernicone ha spiegato che il Consorzio era nato quando l’Ato appaltava i lavori di scerba tura e pulizia del verde cittadino, che in passato le coop di cui si interessa hanno lavorato anche con “Orizzonte 94” di Paolo Saglimbeni, e che già da allora frequentava la segreteria di Genovese. Anche l’interessato, quindi, conferma che il rapporto tra l’onorevole di riferimento e Pernicone è precedente ai contatti con Paolo David, e sostiene che con il consigliere i rapporti si sarebbero interrotti dopo le elezioni perché David gli ha rimproverato di non avergli portato abbastanza voti.
Di Capurro, invece, Pernicone spiega la conoscenza antica, risalente ai tempi della scuola. “E’ vero che mi ha fatto incontrare Germanà”, spiega il patron del Consorzio al Giudice che lo ha fatto arrestare, su richiesta della Procura. Ma non entra nello specifico del rapporto. E sui pacchi di pasta e le carte da 50 euro nega che si trattasse di regalìe in cambio di voti.
“Pernicone da un punto di vista elettorale non ha mai collaborato. Alle elezioni regionali, quando era candidato l’onorevole Germanà, lui si era avvicinato perché si lamentava del PD, aveva avuto dei contrasti. Chiedeva dei lavori, voleva che gli presentassi Germanà il cui suocero Ricciardello, avendo realizzato gli svincoli di Giostra, perché volevano entrare evidentemente anche in questo ambito. Lui mi ha fatto credere di votare Germanà, ma non lo ha votato perché ha votato Rinaldi”.
E’ questa la versione di Giuseppe Capurro, che ha risposto alle domande del PM Liliana Todaro, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, e precisa “Non sono riuscito a fare incontrare Pernicone con Germanà”.
E su Genovese e Pernicone, la versione di Capurro è questa: “ Pernicone(ndr) non ha mai votato per me perché (…) era nel contesto di Genovese”. Ovviamente si tratta delle parole dell’uno e dell’altro, in relazione a fatti non tutti di rilevanza penale e quindi in parte non strettamente legati all’inchiesta, ma che certamente inquadrano la figura di Angelo Pernicone, la figura centrale dell’inchiesta della Squadra Mobile. E’ lui, infatti, l’uomo cerniera che ammatassa i clan al livello politico cittadino. Per gli inquirenti è un uomo legato alla criminalità organizzata, addirittura coinvolto in un fatto criminale cruento, in casa sua si sarebbe svolto un importante summit criminale. La sua fedina penale, prima del blitz dello scorso , era macchiata soltanto lievemente, visto che l’unico suo precedente risale a decenni fa: coinvolto in un’altra inchiesta sulla mafia cittadina, era stato scagionato in fase preliminare.
Il GIP Maria Teresa Arena ha chiuso il ciclo di interrogatori martedì scorso. Adesso dovrà decidere se accogliere o meno alcune delle domande di scarcerazione accolte. I verbali degli arrestati, invece, la loro versione dei fatti, va ora al vaglio degli inquirenti, che decideranno se approfondire o meno gli spunti offerti dalle loro dichiarazioni.
Alessandra Serio