Non ha ricevuto alcuna “sollecitazione”, né da Genovese né da altri, né per licenziare qualcuno né su altre questioni. Tanto meno Ludovico Albert, ex direttore generale alla Formazione professionale quando assessore era Mario Centorrino, componente della giunta Lombardo, quindi precedente alla sua. Non ha ricevuto alcuna sollecitazione anzitutto perché è “immune da sollecitazioni alcune“, non le ha ricevute da Francantonio Genovese, col quale non ha mai parlato di formazione”, anche e soprattutto perché Genovese sapeva bene quale era la sua posizione sul sistema formazione, che aveva intenzione di abbatterlo, tanto da averlo annunciato anche nel corso della sua campagna elettorale, anche durante le tappe messinesi. Un sistema di cui Genovese era in qualche modo il “metro”.
E’ questa la sostanza della deposizione di Rosario Crocetta, comparso oggi come testimone al processo Corsi d’oro 2, quello che riguarda appunto la gestione dei fondi destinati alla formazione professionale, in particolare a metà dello scorso decennio e da parte degli enti messinesi, non soltanto quelli riconducibili a Francantonio Genovese ma soprattutto alla galassia degli enti e società a lui collegate. Crocetta è stato chiamato a testimoniare sul ruolo e le vicende che hanno avuto come protagonista Ludovico Albert appunto, e la testimonianza è stata richiesta dallo stesso ex direttore generale, che alla Regione ha fatto causa di lavoro dopo la revoca del suo mandato.
Albert al processo è ora parte civile, dopo che la Procura ha formalmente contestato all’onorevole Genovese la tentata concussione nei suoi confronti, ossia il tentativo di fare pressione sul numero uno dell’assessorato per “sistemare” le dotazioni orarie e di fondi di alcuni enti della sua galassia. Tentativo andato a vuoto, secondo i testimoni. Uno smacco che Albert avrebbe pagato caro. E la domanda del legale del dirigente piemontese a Crocetta è stata infatti esplicita: “Ha licenziato Albert su sollecitazione di Genovese“. Più volte però Crocetta ha ribadito il concetto, respingendo l’affermazione, nel corso dell’oretta che è stato seduto al banco dei testimoni: la decisione di rimuovere Albert è stata prettamente politica: era il braccio destro dell’assessore Centorrino, cioè un componente della precedente Giunta, quindi è stato rimosso in attuazione dello spoil system, come ha fatto con altri dirigenti. Per di più era il braccio destro di un assessore di Genovese, cioè del principale rappresentante di quel sistema che egli intendeva abbattere, come mission, nel suo mandato. Perciò Albert non poteva restare. Per di più l‘Avviso 20, varato da Albert, era di difficile attuazione e finanziamento per la Regione, che ha avuto difficoltà a finanziarlo e che avrebbe prodotto parecchi contenziosi.
Così Crocetta, che invece su quanto di “buono” avrebbe prodotto Albert, e che il legale ha cercato di far emergere, ha più che glissato, così come ha scansato le domande sul fatto che in sostanza Albert era stato chiamato ad affiancare Centorrino direttamente dall’ex presidente Lombardo. “Formalmente era di nomina dell’assessore”, ha ribadito il Governatore, che comunque aveva la ferma intenzione di “andare oltre“, e demolire quel sistema del tutto, quindi “il dirigente di un assessore di Centorrino non poteva restare”. L’ex Governatore ha poi negato di aver mai discusso con l’allora ministro per la coesione sociale Fabrizio Barca di Formazione.
Ma l’allora ministro del Governo Monti lo ha contraddetto quasi subito, affermando di aver incontrato Crocetta il 14 novembre 2012. In quella occasione il rappresentante del Governo nazionale gli chiese se avesse intenzione di confermare in qualche modo gli impegni intrapresi in materia di formazione dal precedente governo regionale: “ho capito che non aveva alcuna intenzione di confermare il dirigente generale Albert, quello col quale noi interloquivamo precedentemente, ma che volesse andare ancora oltre, nel cambiamento radicale in fatto di formazione”. Per l’ex Ministro Barca, però, quel cambiamento era già iniziato in Sicilia, e sul punto la sua testimonianza è stata molto esaustiva. Barca ha raccontato che all’atto del loro insediamento il precedente Governo aveva già trasmesso all’Unione Europea il quadro all’interno del quale si sarebbe mosso il sistema Stato-Regioni in tema di finanziamenti, ed anche quindi nel settore Formazione. Una volta insediatisi, hanno aperto il dialogo con la Regione Siciliana, dove “la situazione era particolarmente grave. Con i presidenti di Sicilia e Campania ci sentivamo anche due volte a settimana, perché il rischio di perdere i finanziamenti comunitari era effettivo, ed era una eventualità che si tentava di evitare”. In Sicilia, ha detto l’ex ministro, alcuni “interventi erano già in atto. Abbiamo dato attuazione ad una serie di decisioni assunte precedentemente a noi. In qualche modo ce le siamo anche “vendute politicamente”, poiché di quel nuovo sistema ci convinceva in particolare una cosa: solitamente quando ci si trovava di fronte al rischio di perdere finanziamenti, poi le amministrazioni regionali finivano per approvare qualunque tipo di intervento e progetto pur di non perdere quei fondi, anche quelli non molto efficaci in termini di intervento. Invece qui ci prospettavano interventi che intanto erano basati sulle regole europee e che miravano all’efficacia dell’intervento, non avevano come priorità quella di spendere i fondi comunque. In particolare ci colpì che era stato introdotto un sistema di controllo che mirava a verificare, prima di assegnare i fondi, che l’azione prevista fosse stata attuata“. Ovviamente quel nuovo sistema era quello impostato da Ludovico Albert. Sollecitato sul piano giovani, che il legale di Albert avrebbe voluto in qualche modo legare esplicitamente al proprio cliente, come fosse una sua “creatura” poi continuata dal Governo Crocetta, anche dopo la revoca dell’incarico al dirigente, Barca ha detto : “confermo che c’erano già in atto in Sicilia una serie di interventi, no ricordo se si chiamassero già “piano giovani” (ed ha letto il testo di una nota relativa al così detto “intervento giovani” ma che di fatto andavano verso le intese siglate sia col governo Nazionale che con quelle in corso con Bruxelles”.
Alessandra Serio
FOTO DI GIOVANNI ISOLINO