Si annuncia un nuovo colpo di scena nel caso Genovese. E i rumor si rincorrono. Di certo, per il momento, c’è soltanto la rinuncia di un legale alla difesa del suo assistito. Ma è una rinuncia che fa presagire molto. La novità è arrivata ieri nel corso dell’udienza di Corsi d’oro 2, davanti alla Corte presieduta da Silvana Grasso. L’avvocato Bonaventura Candido ha rinunciato alla difesa di Natale Lo Presti. Gli subentra l’avvocato Daniele Pagano, che ha chiesto un rinvio per i termini a difesa, non concessi dai giudici, che hanno preferito effettuare uno stralcio tecnico e andare avanti con l’udienza prevista, iniziata in mattinata e terminata soltanto poco prima delle 20, malgrado fosse sabato. L’avvocato Pagano ha adesso tempo fino a fine maggio, poi probabilmente la posizione di Lo Presti tornerà sarà riunificata al troncone processuale principale. Indicazioni ufficiali ulteriori non ve ne sono, ma la sensazione, al processo, è proprio quella che Lo Presti voglia rendere dichiarazioni spontanee. Oppure farsi interrogare; mentre in precedenza si era allineato alle posizioni difensive “pro Genovese” e si era sottratto all’interrogatorio.
Lo Presti è coinvolto nel processo perché socio della Sicilia Service Srl, società che secondo l’accusa era “riconducibile” ad Elio Sauta come strumento di interposizione per gonfiare l’affitto degli immobili, rimborsato dalla Regione. Lo Presti era anche il rappresentante legale di Na. Pi. Service e Plain Assistance la società di servizi, che sempre secondo l’accusa faceva forniture con prezzi gonfiati agli enti di formazione della galassia Sauta e Genovese.
Chiusa questa parentesi, il processo ieri è proseguito con la deposizione di alcuni consulenti delle difese. In particolare del dottore Di Stefano, che ha analizzato il complesso delle fatture delle società di Genovese, e un ingegnere incaricato di esaminare le stime utilizzate dai consulenti della Procura per stabilire la congruità dei prezzi degli affitti e degli acquisti degli immobili. Il consulente ha criticato aspramente i metodi utilizzati dai consulenti della Procura, ed ha fatto un paragone con altri affitti. In particolare con quelli degli uffici di Giustizia. Il consulente ha illustrato ad esempio quanto vengono pagati la locazione degli uffici Unep, 21 euro al metro quadro. Nel caso degli affitti dei locali degli enti di formazione, invece, la Procura stima “gonfiati” i 10 euro la metro quadro.
Alla fine dell’udienza, prima di aggiornare il processo a lunedì prossimo, è tornata a sedersi sul banco Cettina Cannavò, l’ex tesoriera Pd, secondo l’accusa di fatto tesoriera “personale” dei Genovese. Il dottor Di Stefano, infatti, si era soffermato su un pagamento da 80 mila euro, in uscita dalle casse di Genovese e in entrata ai conti della Cannavò. Ma la ex fedelissima del deputato ha affermato di non aver ricevuto quei soldi e, confermando la linea già mostrata durante il suo interrogatorio, ha nuovamente preso le distanze da Genovese, raccontando che l’onorevole le aveva offerto dei soldi, e lei ha rifiutato.
L’udienza di ieri si è tenuta in via straordinaria di sabato perché martedì scorso Francantonio Genovese ha chiesto un rinvio: voleva essere presente ma proprio quel giorno non poteva per via di violentissime coliche renali che lo avrebbero costretto a letto, come da certificato medico prodotto agli atti. I giudici hanno concesso il rinvio, ma non hanno voluto perdere il “turno” settimanale.
Alessandra Serio