E’ arrivata nella tarda serata di ieri la sentenza della Corte di Cassazione sul processo Corsi d’oro 1, ovvero la prima tranche dell’inchiesta della Procura di Messina sulla gestione dei fondi destinati alla formazione professionale da parte degli enti Aram e Ancol, nel decennio scorso.
La Suprema Corte ha adottato un provvedimento articolato, rivedendo le condanne soprattutto lì dove nel frattempo si sono prescritti alcuni dei reati contestati. In sostanza ha detto che l’associazione a delinquere c’era, ha dichiarato la prescrizione per le ipotesi di truffa semplice dove era nel frattempo maturata, disponendo quindi tanti sconti di pena e annullamenti totali per quelli che avevano condanne più leggere.
La Sesta sezione ha rigettato in toto l’appello della Procura Generale. Non torna in discussione, quindi, l’accusa di peculato, che la Procura di Messina ha chiesto di ripristinare, ma che i giudici hanno cassato in appello, riqualificandola in truffa. Regge invece l’accusa di associazione, confermata per tutti quelli ai quali è stata contestata, mentre sono state cassafe le ipotesi di truffa nel frattempo prescritte.
Alcune indicazioni: per Concetta Cannavò, ex collaboratrice diretta dell’onorevole Francantonio Genovese ed ex segretaria del Pd, è stata annullata la condanna per le truffe sui noleggi, mentre resta in piedi quella per l’associazione
Condanna soltanto per l’associazione anche per Chiara Schiró, moglie dell’onorevole.
A ricalcolare le pene sarà la Corte d’aepplo di Reggio Calabria.
Due anni e mezzo, invece, la condanna decisa per Elio Sauta, patron dell’Aram.
Condanna annullata per prescrizione in toto anche per l’ex assessore comunale Melino Capone e per Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca, entrambi impegnati con l’Ancol.
In appello, a settembre 2018 i giudici avevano concesso un lieve sconto d’appello ad Elio Sauta (5 anni anziché 7), 2 anni e 2 mesi alla moglie Graziella Feliciotto, un anno e 8 mesi per Chiara Schirò, moglie di Francantonio Genovese, 8 mesi per l’ex assessore comunale di Messina Carmelo Capone. Confermate tutte le altre condanne.
Erano stati confermati anche i sequestri effettuati a suo tempo dalla Polizia giudiziaria della Polizia, che ha lavorato all’indagine insieme alla Guardia di Finanza.
Alla sbarra c’erano i gestori e i collaboratori degli enti di formazione professionale Aram e Ancol, che organizzavano corsi sia con i fondi regionali che con quelli europei. Secondo l’Accusa, attraverso società satellite, spese gonfiate e altri escamotage sulle attività in aula, dragavano i fondi destinati alla formazione.
L’indagine, cominciata diversi anni prima, ebbe una svolta e culminò negli arresti dell’estate 2013, con l’aggiunto Sebastiano Ardita alla guida del pool di reati contro la pubblica amministrazione.
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