Il procuratore generale di Messina, Franco Cassata è stato rinviato a giudizio con citazione diretta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Secondo l’accusa sarebbe lui l’autore del dossier anonimo che denigrava il professor Franco Parmaliana, suicidatosi per la persecuzione attuata nei suoi confronti dalla magistratura. La moglie presentò una denuncia contro ignoti e indirizzò le indagini degli investigatori verso la Procura Generale di Messina. L’autore dello scritto anonimo commise infatti un errore fatale, allegò al dossier un documento inviato da un fax di una cartoleria di Barcellona e indirizzato alla Procura generale di Messina. Le indagini avrebbero quindi individuato nel procuratore Cassata il presunto autore dello scritto anonimo. La notizia è apparsa oggi sul Corriere della Sera, ne riportiamo di seguito il testo integralmente:
“Messina. Accogliendo il pm arrivato da Messina per indagare sulle calunnie nei confronti del defunto professor Adolfo Parmaliana, il procuratore generale Franco Cassata fu particolarmente cordiale. Tanto da mettere a disposizione del collega il suo ufficio perché potesse comodamente procedere con i testi convocati. E fu così che tra un interrogatorio e l’altro, il pm notò il carteggio all’interno di una vetrinetta. Nella stanza del procuratore generale di Messina c’era proprio quel dossier anonimo sul quale stava indagando. Tra i foglietti persino un appunto a penna con la scritta ‘da spedire’. Insomma, il presunto corvo che ha infangato la memoria del povero Parmaliana potrebbe essere proprio Cassata, che da ieri è formalmente imputato per ‘diffamazione con l’aggravante dei motivi abietti di vendetta’.
Forse è la prima volta che un magistrato finisce a processo per aver diffamato un morto. Cassata avrebbe elaborato il dossier di 30 pagine per demolire la credibilità di un personaggio scomodo che aveva denunciato le infiltrazioni mafiose nei palazzi di giustizia messinesi e che, evidentemente, faceva paura anche da morto.
Parmaliana, 50 anni, ordinario di chimica a Messina, si suicidò il 2 ottobre 2008 lanciandosi da un ponte. Lasciò una lunga lettera. ‘La magistratura barcellonese e messinese vorrebbe mettermi alla gogna – scrisse – vorrebbe delegittimarmi, mi sta dando la caccia perché ho osato fare il mio dovere di cittadino denunciando la mafia e le complicità di rappresentanti dello Stato deviati e corrotti… Dovranno provare rimorso per aver ingannato un uomo che ha creduto, sbagliando, nelle istituzioni’. Non viene citato Cassata, ma quel nome Parmaliana lo aveva fatto più volte, anche davanti al Csm, parlando di un sistema di potere che avrebbe il suo epicentro a Barcellona Pozzo di Gotto e nel circolo ‘Corda Frates’. Nel tempo tra i soci ci sono stati faccendieri, mafiosi e pezzi delle istituzioni. Cassata è di Barcellona ed è stato anche presidente del Corda Frates. Il suicidio di Parmaliana fu dunque un gesto estremo per richiamare l’attenzione dei media su quel grumo di potere. Ne venne fuori anche un libro di Alfio Caruso dal titolo profetico Io che da morto vi parlo. ‘Con la nomina Cassata – scrive Caruso – diventa tangibile l’egemonia di Barcellona su Messina attraverso il sindaco Buzzanca, il procuratore generale e il politico più influente Domenico Nania. Tutti e tre provengono da Barcellona e dalla Corda Frates, l’associazione della quale hanno fatto parte anche Pino Gullotti, il capo riconosciuto della famiglia mafiosa, e l’enigmatico Saro Cattafi’.
Guarda caso il dossier su Parmaliana salta fuori a poche settimane dall’uscita del libro che qualcuno, hanno accertato i pm, avrebbe voluto bloccare. E infatti Caruso è il primo a ricevere l’anonimo nel quale Parmaliana viene accusato di aver preso soldi per consulenze e persino di essere un violento. Una campagna d’odio alla quale reagisce la vedova che presenta querela contro ignoti. Nessuno però poteva immaginare che si potesse arrivare al procuratore generale. Altro riscontro: uno dei documenti allegati al dossier risulta spedito da una cartoleria di Barcellona e indirizzato al suo fax. Ma anche i pentiti hanno incominciato a fare il nome di Cassata come persona vicina al boss Gullotti e Cattafi. Mentre qualche mese fa il suo ufficio è stato perquisito dai Ros nell’ambito di un’indagine per mafia che coinvolgerebbe magistrati messinesi.
di Alfio Sciacca”
da “Il Corriere della sera” 3 dicembre 2011