In un clima di sempre maggiore allarmismo c’è chi cerca l’equilibrio e punta sul buonsenso. Tra questi c’è Italia Viva e Davide Faraone che ha pubblicato una riflessione per rispondere all’ala dura secondo la quale ci sono “attività non essenziali” che possono essere chiuse. Dimenticando che quando chiudi una saracinesca getti sul lastrico un numero di famiglie sempre più alto.
Secondo una strana teoria molto in voga in questo periodo, a parte la produzione industriale e la scuola tutto il resto non è essenziale e può essere chiuso. Produzione industriale e scuola tutta la vita, no closed. Ma chi stabilisce cos’è essenziale e cosa no? E secondo quali criteri?Potrà non essere “essenziale” andare dal barbiere, per me che ho pure pochi capelli forse lo è ancora meno, ma per il barbiere o il parrucchiere e le rispettive famiglie è essenziale tenere alzate le saracinesche per campare.
Anche la palestra “non è essenziale”, ma ditelo a quelli che ci lavorano, agli istruttori, a chi fa le pulizie, ai titolari, il vostro lavoro “non è essenziale”, che tu percepisca un reddito per vivere “non è essenziale”. “Non è essenziale” nemmeno andare al ristorante, possiamo benissimo mangiare a casa; “non è essenziale” il bar, possiamo addirittura riscoprire l’odore della moka. Ditelo ai barman, ai cuochi, ai camerieri, agli imprenditori che a fatica hanno avviato queste attività, “non siete essenziali”. E poi, figuriamoci se è “essenziale” frequentare una libreria, un cinema o un teatro, l’apoteosi dell’inutilità.
Gli abbiamo detto “riaprite, per qualche mese dovremo convivere col virus, ma andrà tutto bene”. Quindi gli abbiamo fatto spendere un bel po’ di soldi per sanificare e mettere in sicurezza i loro locali ed ora cosa facciamo? Gli diciamo un’altra volta “chiudete”? Ne ho visti tantissimi, la stragrande maggioranza fa rispettare parola per parola tutte le regole, anche quelle prescrizioni che sembravano le più assurde. Li abbiamo visti allungare i tavoli, comprare pannelli di plexiglas e piazzarli alla cassa, donare mascherine, installare dosatori con igienizzanti, comprare termometri. Li abbiamo visti chiudere al primo tampone positivo di un dipendente. Li abbiamo visti mettersi a totale disposizione della collettività e delle autorità, li abbiamo visti gioire per il loro lavoro che ripartiva e oggi non possiamo richiudere così, con un dpcm, dalla notte (riunioni alle 4.50) alla mattina.
Tanto abbiamo ancora da fare come istituzioni pubbliche prima di scaricare sulle imprese e sui cittadini le difficoltà derivanti dalla pandemia. Bisognerà intervenire sui trasporti pubblici e organizzarli meglio, più tamponi e meno file, più vaccini (magari accedendo al Mes, siamo sempre in emergenza ma continuiamo a non usare i soldi per l’emergenza), più assistenza sanitaria di base. Bisognerà intervenire sul tracciamento, potenziare le strutture ospedaliere, le terapie intensive e tanto altro ancora.Quindi teniamo alta la guardia, difendiamoci da questo maledetto virus, usiamo i nostri scudi e le nostre spade, mascherine e pulizia delle mani, ma per favore, non facciamoci piegare.
Davide Faraone