No alla didattica a distanza. Perché ci sono percorsi di studio che devono essere fatti in classe, dal vivo. Distanti, in sicurezza, ma dal vivo. Per questo motivo oggi gli alunni della sezione musicale del Liceo Statale “Emilio Ainis” di Messina, hanno deciso di protestare contro la DAD (Didattica A Distanza) varata dal presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci. Seppure l’ultimo DPCM del presidente Conte lasciava dei margini per mantenere una parte di lezioni in aula, il presidente Musumeci ha deciso che in Sicilia tutte le scuole superiori da oggi devono fare lezione online.
Ma gli studenti del liceo musicale di Messina dicono di no. Chiedono l’incremento della didattica in presenza fino ad un massimo del 25%, così come prevede proprio il Dpcm di Conte. Vogliono tornare a scuola per le attività musicali, le discipline teorico-musicali e interpretative previste dal piano di studi dei licei musicali italiani stabilito dal Miur.
Il movimento di protesta che parte da Messina vuole coinvolgere il più possibile i licei musicali siciliani. Vogliono che questa possa essere una battaglia che coinvolge tutti gli studenti che hanno scelto di formarsi in un liceo musicale. «L’iniziativa -spiegano i ragazzi- nasce dalla faticosa e difficile esperienza fatta l’anno scolastico scorso durante il lockdown. La musica non può essere più ostacolata da uno schermo e dalle limitatezze nel trasferimento del suono della tecnologia. La musica è un’attività da fare in presenza. La musica è il futuro di noi ragazzi».
La protesta è iniziata con la rinuncia della modalità a distanza: i ragazzi oggi si sono assentati dalla DAD. Lanciano un messaggio alle Istituzioni: gli alunni vogliono rientrare a scuola per ritornare a fare musica con le dovute norme e le distanze vigenti.
«Riteniamo, inoltre, che il conformarsi al DPCM che consente lo svolgimento del 25% delle ore in presenza debba essere esteso anche agli altri indirizzi della scuola secondaria di secondo grado. Esso, infatti, consentirebbe di contemperare le esigenze cautelari legate all’emergenza sanitarie con le altrettanto urgenti necessità di tipo formativo. Non escludiamo, se le nostre richieste dovessero restare inascoltate, di passare ad altre forme di protesta civile e democratica».