Di seguito la lettera (firmata) relativa ad un paradosso che si sta verificando con i test sierologici.
Segnalo l’incongruenza delle attuali disposizioni, in particolare l’interpretazione offerta dall’ASP di Messina in relazione alla circolare dell’Assessorato della Salute della Regione Siciliana del 4.5.2020, laddove si impone (come da avviso sulla pagina web Asp Messina) il successivo esame del tampone molecolare, a tutti coloro che risultano presentare positività nei test sieriologici (igm-igg), e quindi anche a coloro che sono già guariti con certificazione pubblica e doppio tampone effettuato, in precedenza, recentemente.
Le disposizioni, dettate principalmente per la ricerca di eventuali elementi patogeni, non tengono in alcuna considerazione l’esigenza di chi è già guarito dal Covid-19, con certificazione di doppio tampone negativo e sta effettuando il test sierologico, successivamente, volontariamente ed esclusivamente, per conoscere l’esistenza, l’entità degli anticorpi e dell’immunità al virus.
Caso concreto. Due coniugi si ammalano di Covid-19, uno addirittura finisce ospedalizzato, guariscono dopo le cure e la negatività al virus viene attestata, come per legge, a seguito di doppio tampone, a distanza di 24 ore, da parte delle strutture sanitarie pubbliche. Successivamente, a distanza di meno di un mese dalla guarigione, i coniugi in perfetto stato di salute decidono, spontaneamente e a loro spese, di effettuare, un esame del sangue, comprensivo della ricerca degli anticorpi al covid-19, presso un laboratorio privato di analisi da poco autorizzato anche ai test sierologici.
A questo punto, ecco la solita burocrazia italiana, per la quale nessuno si prende cura di interpretare le disposizioni in un senso orientato al rispetto dei diritti e delle libertà altrui. Poiché, come era prevedibile ed ovvio, i due coniugi, in quanto guariti, hanno (fortunatamente per loro) sviluppato gli anticorpi, risultano positivi al test sierologico. In tutti i casi di positività, il laboratorio di analisi è obbligato a trasmettere all’ASP competente il referto. Nel caso in questione il laboratorio, avendo compreso il rischio burocratico, inoltra il risultato del test covid-19 indicando espressamente che lo stesso è stato richiesto spontaneamente per la ricerca dell’immunità da parte di soggetti guariti con certificazione pubblica di tamponi già eseguiti in precedenza.
L’ASP, per tutta ragione, senza spiegazioni, pone in quarantena i due coniugi e assegna loro una data per eseguire il test del tampone. Inutili i tentativi dei coniugi di spiegare che i tamponi li avevano effettuati già, cioè prima del test sierologico, da poco tempo e con doppio esito negativo. Sarebbe stato sufficiente, interpretare le varie disposizioni, in particolare la circolare dell’Assessorato della salute della Regione siciliana del 4.5.2020, nel senso che va escluso dal successivo esame del tampone chi già lo ha effettuato di recente, presso struttura sanitaria pubblica, con esito negativo.
Appare evidente che diversamente si rischia di generare un circolo vizioso per cui chi è guarito dalla malattia, ove volesse conoscere la propria situazione immunitaria, è costretto ad effettuare nuovamente il tampone, con tutte le conseguenze di fatto, anche in termini di quarantena e di isolamento sociale, fino all’esito dell’esame del tampone. Ma non solo: i soggetti guariti, pur godendo di certificazione sanitaria pubblica della negatività al virus, in quanto naturali portatori di anticorpi, rischieranno sempre, in caso di test sierologico (magari effettuato su richiesta del datore di lavoro, o come si sente dire in giro, per fare ingresso in determinati hotel o regioni), di dover effettuare nuovamente il tampone, che peraltro impone la quarantena.
(lettera firmata)