IPur chiudendosi con un saldo positivo pari a 278 unità, il I trimestre 2021 fotografa una situazione occupazionale preoccupante nella provincia messinese: 2056 i posti di lavoro andati perduti rispetto al I trimestre 2020. Un dato che avrebbe potuto essere ancor più drammatico, se negli ultimi tre mesi non ci fosse stata un’inversione di tendenza nel settore dell’Agricoltura, silvicoltura e pesca: +1641.
Secondo i dati elaborati dall’ufficio Statistica dell’Ente camerale, sulle rilevazioni effettuate da Movimprese, nel I trimestre dell’anno, la consistenza dell’imprenditoria messinese tra aperture e chiusure fa registrare, quindi, un saldo positivo di + 278 unità (nello stesso periodo del 2020, il saldo era pari a -92; nel IV trimestre del 2020, +295). Da gennaio a marzo 2021, a fronte di 742 nuove iscrizioni, sono state denunciate 464 cessazioni, che hanno portato lo stock complessivo di imprese a 63.086. Un dato che va letto, comunque, tenendo presente la contrazione dei posti di lavoro: oltre 2000 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
La perdita più consistente di addetti si registra nel settore del Commercio all’ingrosso e al dettaglio (- 893), seguito da quello di Attività di servizi di alloggio e ristorazione (-751), Sanità e assistenza sociale (- 525), Attività immobiliari (- 482) e Attività artistiche, sportive e di intrattenimento (- 83). Va segnalato, inoltre, che se il dato che riguarda il Commercio, la Sanità e assistenza sociale e le Attività immobiliari evidenzia piccoli segnali di ripresa se si fa riferimento al IV trimestre 2020, non così è per Attività di servizi di alloggio e ristorazione, che registra un’ulteriore perdita di posti di lavoro pari a -163, e per Attività artistiche, sportive e di intrattenimento: -33.
«Gli effetti della pandemia sul nostro tessuto economico e imprenditoriale sono sempre più evidenti – afferma il presidente della Camera di commercio, Ivo Blandina – il che conferma, ancora una volta, che le misure introdotte per il contenimento degli effetti della crisi, sin dal principio, sono state assolutamente inidonee e intempestive. E tutto questo non poteva non avere riflessi disastrosi anche sul piano occupazionale. L’analisi dei dati rileva come, da mesi, stiamo assistendo al tracollo delle imprese di alcuni settori, primo fra tutti il turismo e la ristorazione. Quella recessione e desertificazione della quale abbiamo parlato spesso e che tanto abbiamo temuto è sempre più palpabile: basta fare una passeggiata per accorgersi quanto lo scenario sia sempre più desolante con saracinesche abbassate ovunque, attività in ginocchio e una crescita esponenziale della povertà e del disagio sociale. Non si può aspettare oltre, ormai lo ripetiamo da un anno: bisogna evitare il definitivo collasso del tessuto economico e sociale del nostro territorio».
L’analisi dell’andamento dei tassi di sviluppo per settore di attività evidenzia che a risentire maggiormente in questo I trimestre del 2021 sono stati soprattutto le Attività manifatturiere (-17 imprese), seguite da Trasporto e magazzinaggio (-15 imprese), Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (- 13 imprese), Altre attività di servizi (-10), Sanità e assistenza sociale e Attività artistiche, sportive e di intrattenimento (-6), Commercio (-5).
Per quanto riguarda il Comune di Messina, i posti di lavoro andati persi, rispetto al I trimestre 2020, sono 1748: le punte più alte si registrano nei settori Sanità e assistenza sociale (-663), del Commercio (-498) e Attività immobiliari (-474).
«Come ha evidenziato lo “Screenshot dell’economia” presentato da Unioncamere, la pandemia ha accresciuto notevolmente i divari territoriali per quel che concerne il genere, l’età e i settori produttivi – dichiara la segretaria generale, Paola Sabella – per provare a ridurli diventa essenziale puntare sul digitale. L’utilizzo delle nuove tecnologie, infatti, può essere la chiave di volta: la strada giusta per limitare le differenze tra aziende e per agevolare il recupero delle imprese dei servizi, certamente tra le più tartassate dagli effetti disastrosi che il Covid ha generato anche sul tessuto economico».