Politica

Crisi energetica, il sindacato Orsa: “I prezzi aumentano, i salari no”

“L’ennesima crisi, questa volta energetica, ha attivato un drammatico effetto domino con l’aumento generalizzato dei prezzi, anche dei beni di prima necessità, che ricade principalmente sul consumatore finale ed ha un effetto devastante sulle famiglie dei lavoratori dipendenti”. A dirlo è l’Organizzazione Sindacati Autonomi e di Base Orsa.

Il sindacato fa notare che “il consumatore, come il produttore, il grossista e il dettagliante, subisce un aumento dei costi energia che incide nella misura del 30% sul proprio bilancio familiare. Però, se il consumatore non è un lavoratore autonomo che si difende dal caro energia aumentando i prezzi della sua offerta al mercato, ha un salario fisso che non lievita a compensazione dell’aumento generalizzato dei costi”.

“In buona sostanza – spiega il sindacato Orsa -, le aziende rimediano al rincaro degli energetici aumentando i prezzi dei propri prodotti e in alcuni casi ne ricavano un extraprofitto, ma non hanno aumentato gli stipendi dei dipendenti e dubitiamo fortemente che ove si dovesse concretizzare l’auspicato aumento dei salari, questo possa compensare il costo dell’energia al massimo storico.

Effetti sulla popolazione

“Non rientra nei compiti del Sindacato l’analisi dei massimi sistemi per individuare le cause della crisi che il Governo ha il dovere di calmierare in tempi brevissimi, prima che gli effetti depauperanti inneschino reazioni a catena destinate a ricadere sulla popolazione. L’annunciato sciopero degli autotrasportatori (legittimo e ampiamente motivato) che rischia di svuotare gli scaffali dei supermercati, è solo un esempio.

La crisi in Ucraina non può essere l’alibi di tutti i mali economici che affliggono il paese. Se in tema di aumento esponenziale di benzina, diesel e gas il ministro della Transizione Ecologica ha accennato pubblicamente alla “grande truffa”, il problema si pone e va affrontato nella sua interezza”.

Speculazione dietro gli aumenti

“La grande speculazione che si cela dietro gli aumenti immotivati dei carburanti non è un mistero, il Governo non può limitarsi a denunciare eventuali speculazioni illecite, bisogna intervenire anche nella spirale speculativa che il mercato ultraliberista considera legittima ma nel concreto consente il guadagno di pochi a spese dell’intera comunità. Se le accise sono un problema, anche i tanti, tantissimi miliardi di extraprofitti stimati per le aziende del settore petrolifero non scherzano affatto.

La soluzione deve essere immediata, le famiglie non reggono l’impatto e non possono attendere i tempi della politica. In previsione di una programmazione a lungo termine per fronteggiare il problema in modo definitivo, il Paese ha bisogno di interventi emergenziali per evitare il fenomeno dei nuovi poveri, già visti in occasione della crisi pandemica.

Investire sull’energia alternativa, sfruttare al massimo la produzione di energia nazionale o diversificare le fonti di approvvigionamento dei carburanti, sono proposte del Governo condivisibili ma richiedono tempi lunghi, mentre il Paese è in ginocchio adesso. Si proceda subito con interventi tampone per evitare il peggio”.

Le richieste al Governo

Taglio delle accise

“Mentre il rincaro delle materie prime e le speculazioni a vario titolo fanno volare i prezzi dei carburanti, in Italia le imposte che li colpiscono restano ai livelli più alti d’Europa. Secondo un’elaborazione sui dati dell’European Environment Energy, la Penisola è seconda nell’Unione Europea per livello dei balzelli sulla benzina: 0,73 euro per ogni litro. Se si aggiunge l’Iva, si arriva ad oltre la metà del costo alle pompe. Peggio fanno solo i Paesi Bassi con 0,79 euro al litro. Per quanto riguarda il diesel, invece, l’Italia si piazza al primo posto della lista nera: 0,62 euro per ogni litro, davanti al Belgio, 0,60 euro al litro. Sarebbe un passo significativo eliminare almeno le accise istituite per emergenze ormai ampiamente superate, come la guerra in Etiopia del 1935 o il disastro del Vajont del 1963”.

Un decreto contro le speculazioni

“L’aumento dei costi energetici sono volano di tutti i rincari, il loro consumo ricade su prodotti e servizi di prima necessità. Fornitori e gestori vari hanno incrementato i costi base senza nessuna regola e dalla crisi riescono a trarre profitto. Ad essere colpiti senza via di fuga sono i consumatori finali, le famiglie dei lavoratori dipendenti che all’aumento dei costi non possono rispondere con l’aumento “autonomo” dei loro stipendi. E’ pertanto urgente emanare un Decreto straordinario per la tassazione degli extraprofitti, non solo per le aziende del settore petrolifero, comprese Eni o Enel di cui il nostro Stato è azionista, l’intervento deve essere esteso alle imprese che producono beni di prima necessita e gestiscono servizi essenziali per cui è indispensabile fissare un tetto massimo dei prezzi al consumatore”.

Proroga del lavoro agile

“Dal 1 aprile, con la sempre più probabile fine dello stato di emergenza pandemica, cambieranno le regole in ottica lavoro agile al quale ora si può accedere con la modalità semplificata. La proroga delle attuali norme che regolano il lavoro agile, già positivamente testato e ampiamente diffuso, può rivelarsi utile anche in fase di crisi energetica. Ne trarrebbero provvisorio vantaggio gli oltre 5 milioni di lavoratori da remoto, attraverso il significativo risparmio della spesa per gli spostamenti giornalieri da casa al posto di lavoro e viceversa.

In conclusione, l’aumento vertiginoso del prezzo dei carburanti che si registra in Italia è ingiustificato, non esiste motivazione tecnica dei rialzi che vengono addebitati alla situazione in Ucraina. La crescita dei prezzi non è correlata alla realtà dei fatti, è una spirale speculativa su cui guadagnano in pochi. Pertanto si ritiene doveroso anticipare che in assenza di soluzioni urgenti e credibili del Governo a tutela dei lavoratori e della loro famiglie, il mondo sindacale Autonomo e di Base si troverà costretto ad attivare corrispondenti azioni di protesta”.