Il consiglio comunale va in vacanza. Pochi giorni di commissione, giusto il tempo di recuperare qualche gettone di presenza, dopodiché la politica di Palazzo Zanca andrà in ferie, col suo carico di polemiche, fronti aperti e “lentezze”. Anche il sindaco le sue vacanze le aveva iniziate, ma come tutti sappiamo si sono interrotte dopo un giorno col brutto incidente di Vulcano: adesso avrà una settimana di assoluto riposo nel buen retiro di Portorosa, dove giura «lavorerà da casa». E va creduto, Buzzanca, perché nonostante il clima agostano, nonostante le vacanze, nonostante tutto c’è da lavorare. Prima di tutto ci sono i tanti fronti aperti da affrontare, fronti sui quali il sindaco, subito dopo la “girata” ferragostana della Vara, si giocherà gran parte della propria credibilità. La prima scadenza è rappresentata dall’ecopass: annunciato come provvedimento epocale nella primavera 2010, “lanciato” il 1. giugno di quell’anno, è stato poi ritirato per cause di forze maggiore indotte dai tribunali, non senza aver mostrato quali sono i potenziali effetti del ticket d’attraversamento dello Stretto. Adesso dovrebbe essere riproposto, ma dopo mesi di trattative con trasportatori e compagnie di navigazione, ecco venir fuori il problema inedito, la voce “alta” del sindaco di Villa San Giovanni, che del banchetto non si accontenta delle briciole. L’ostacolo va superato, altrimenti di epocale rimarrà l’annuncio.
Gli altri nodi sono quelli più importanti in assoluto, almeno dal punto di vista dell’impatto con la città. Il porto di Tremestieri, di cui abbiamo scritto ieri (LEGGI QUI), arenatosi dopo una delle tante “tempeste” burocratiche che l’hanno investito, e gli svincoli di Giostra e Annunziata, che dopo oltre vent’anni sono appesi al filo della stabilità di un viadotto, il Ritiro, che di anni ne ha una quarantina. Con lo spauracchio che, sotto sotto, qualcuno ci stia pure giocando, sul tavolino della politica più becera, su questa vicenda.
E a proposito di politica, ci sono pure faccende di palazzo da affrontare. Nei giorni scorsi il “Tremonti di Palazzo Zanca” Miloro ha varato la sua manovra da mezzo miliardo di euro. Lacrime e sangue da una parte, “generosa” nei confronti dei servizi pubblici dall’altra, forte del rispetto del patto di stabilità ma vacillante nell’affidarsi, ancora una volta, alla fragile garanzia della dismissione degli immobili. Il bilancio dovrà passare dal consiglio comunale, quell’arena dove tante sono le variabili da rendere impossibile ogni pronostico. Pdl e Udc continuano a litigare, il Pd sta a guardare, fa opposizione ma ogni tanto se ne scorda e sbaglia assist a porta vuota come quello capitato sul bilancio consuntivo. Gli altri non sono semplice contorno (la vera opposizione, in certi casi, continuano ad essere i finiani del Fli), perché per il previsionale il contorno potrebbe essere decisivo. E nessuno, stando agli umori dei corridoi, vuole che il “suo” voto sia decisivo. Specie in casa Udc, dove c’è chi è insofferente perché non vuole più rimanere in giunta, c’è chi è insofferente perché non sopporta questa condizione di dentro-fuori, c’è chi è insofferente perché non sa più come gestire questa situazione. Settembre sarà il mese del bilancio ma anche e soprattutto del piano paesaggistico e delle prime discussioni sul piano regolatore. Qui potrebbe pure cascare l’asino. A meno che non continui a governare la legge del Gattopardo. Del resto a tanti conviene che tutto cambi affinché nulla cambi.