Da questo autunno, sull’onda della manifestazione del 19 ottobre a Roma, anche a Messina, partiti, movimenti, associazioni e singoli cittadini si sono riuniti con l’intento di ribadire con forza il diritto alla casa. La situazione sociale legata alla possibilità di permettersi un tetto sotto cui vivere e inversamente all’impossibilità di pagare l’affitto visto il morso sempre più spietato della crisi economica, è arrivata a un punto tale di disagio ed esasperazione da diventare insostenibile. Almeno per tantissimi cittadini, migliaia in tutta la Penisola. Un problema sociale che chiede soluzioni, anche a livello nazionale, e che nel frattempo esplode sul territorio locale, con l’occupazione, della ex scuola di Paradiso “Pietro Donato”. Questa mattina, infatti, tre famiglie vittime di sfratto e con numerosi minori a carico, sono penetrate nell’edificio che rappresenta il primo dichiaratamente occupato a Messina principalmente per fini abitativi, ma il gesto è fortemente rivendicato anche sul piano politico dal Movimento per il diritto alla casa, costituito da diverse realtà come l’ Unione Inquilini Messina insieme alle famiglie di sfrattati, C.U.B., Rifondazione comunista Messina, Teatro Pinelli Occupato e aperto ad ogni cittadino che ne condivida gli intenti. Un gesto forte, dunque, che arriva dopo una serie di sit-in di fronte la Prefettura per chiedere il blocco degli sfratti, anche per morosità e diversi incontri con l’amministrazione Comunale.
“Se non avessimo utilizzato lo strumento dell'occupazione le famiglie avrebbero passato il Natale in mezzo ad una strada – scrivono i membri del Movimento – L'Amministrazione Comunale che inizialmente si era resa disponibile ad una sistemazione d'emergenza e soprattutto in tempi brevi, ha disatteso gli impegni assunti mostrando indecisione e irrisolutezza attraverso snervanti rinvii e temporeggiamenti”. Alla Giunta in generale e all’Assessore con delega ai Servizi Sociali, Antonino Mantineo in particolare, viene riconosciuta, comunque, la sensibilità dimostrata verso l’argomento, soprattutto con il sostegno alla richiesta del blocco generalizzato degli sfratti, fatta propria ed inoltrata al Prefetto Trotta dallo stesso Assessore Mantineo in una lettera ufficiale. Per questo gli attivisti continuano ad auspicare “ulteriori confronti con questa Giunta”, nella consapevolezza, però, che le buone intenzioni non bastano per sopperire al bisogno delle tante famiglie che ogni giorno assediano Palazzo Zanca in cerca di risposte e soluzioni, e delle innumerevoli che soffrono in silenzio i loro disagi. Alla problematica nazionale, inoltre, legata all’impoverimento della società che fatica sempre di più a sostenere le spese di un affitto, a Messina si uniscono problemi storici legati all’urbanistica e al risanamento, oltre che alla gestione e redistribuzione degli alloggi popolari.
A tal proposito scrive il Movimento per il diritto alla Casa che la crisi abitativa non può più essere fronteggiata “attraverso misure emergenziali, ma attraverso un piano casa che affronti alla radice i problemi storici di questa città. La crisi dell'abitazione, aggravata fortemente dalla situazione economica nazionale, investe varie categorie sociali ( disoccupati, sottosalariati, precari, giovani coppie, disabili, pensionati, migranti …) sottoponendole ad una pressione ai limiti della sopravvivenza. Per questo non possiamo esitare e attendere soluzioni dall'alto che troppo spesso sono inghiottite da pastoie burocratiche, mala gestione ed incompetenza gestionale “. Il Sindaco Renato Accorinti, e gli assessori ai servizi sociali e all’urbanistica Antonino Mantineo e Sergio De Cola, si sono resi subito disponibili per un incontro con gli sfrattati in tarda mattinata, ma dal tavolo tecnico non sono scaturite decisioni risolutive e attivisti e famiglie invitano la cittadinanza alla prima cena autogestita alla “Casa Paradiso Occupata” per il giorno di Natale, 25 Dicembre.
“Riteniamo che questa prima occupazione – spiega il Movimento – per il diritto all'abitare sia un passo fondamentale per intraprendere un percorso di mobilitazioni cittadine da cui scaturiscano nuove politiche abitative che mettano al centro il bisogno primario della casa come diritto inalienabile e non piu' considerato come un “servizio sociale” o peggio come oggetto di scambio. Intendiamo intraprendere anche un percorso che permetta di riprendere il patrimonio comunale esistente attraverso pratiche di autorecupero, perché non possiamo pensare di appesantire questa città con altre colate di cemento , fonte di profitto per pochi, e soprattutto per bloccare la tendenza nazionale alla svendita dei patrimoni pubblici, che invece rappresentano indubbiamente una fonte di ricchezza per tutta la comunità”. (Eleonora Corace)