“L’allagamento registrato ieri pomeriggio, nel reparto di Cardiologia dell’Ospedale Papardo, sta rallentando l’attività clinica – chiarisce il primario, Rosario Grassi – Ma, in alcun modo, ha bloccato gli interventi previsti per oggi-. Comunque, esiste un grave disagio per l’utenza che non può più accedere nei locali invasi da controsoffitti ceduti, da pozzanghere e da cavi elettrici scoperti.
Tra pazienti trasferiti, anche in condizioni precarie di salute, e tra misure di prosciugamento avviate dai vigili del fuoco, la ricerca della verità è iniziata a pieno ritmo. In base agli accertamenti di oggi, le cause dell’incidente potrebbero essere imputate ai lavori del Polo Oncologico.
Nella fase critica del crollo dei controsoffitti e delle perdite di acqua, sono sopraggiunti i pompieri che dovranno anche elaborare una perizia. Una volta realizzata l’analisi particolareggiata dell’accaduto, si potrà procedere con una denuncia alla Procura della Repubblica. Per arrivare a questo punto, è evidente che le infiltrazioni di umidità c’erano e anche da molto tempo. Lo confermano le diverse lettere dello stesso primario indirizzate a chi gestisce i lavori del Polo Oncologico.
“Da fine marzo, il direttore dei lavori, Oteri è stato messo a conoscenza dei problemi dell’edificio- rivela Grassi. “I detriti che ostruiscono gli scarichi pluviali dimostrano, quantomeno, la disattenzione delle maestranze della ditta appaltatrice-, prosegue il direttore. Si sta parlando di cicche di sigaretta, lana di vetro e contenitori di cemento-. Non c’è dubbio che ci siano precise responsabilità, anche preannunciate“.
“Chi opera in questo reparto ha corso un grosso rischio, chi è ricoverato ha rischiato di più, specifica il primario. Un pannello di cartongesso che crolla dal controsoffitto, a due metri e settanta di altezza, può far male e togliere la vita-.
“Intanto, a causa di questa indifferenza, siamo costretti a rinunciare alle sale di degenza di ottimo livello, continua Grassi. Siamo costretti a rifiutare ulteriori ricoveri per mancanza di posti letto. Possiamo fare eccezione solo per il paziente che si presenta con un infarto cardiaco in corso e che necessita di un immediato intervento-, conclude lo specialista. Del resto, operiamo in regime H 24 ed interveniamo con 2000 angioplastiche all’anno e su circa 1400 sindromi coronariche acute. Per questo, non possiamo fermarci-.
Foto di Dino Sturiale