A poco meno di 24 ore dalla dichiarazione del sottosegretario alla protezione civile che ha fatto sobbalzare dalle sedie, il messinese colpito da quella che qualcuno chiama apocalisse trae le sue prime conclusioni anche se parlare di mente serena è certamente una fantasiosa utopia in un momento tragico e sempre più di dolore e abbandono. Abbandono che subiranno anche i morti che dal fango non è più possibile estrarre.
Immancabilmente inizia il fermento politico nell’individuare la persona che dovrà essere nominato “commissario dell’apocalisse messinese”. E scommettiamo che nelle sale dei bottoni già da questa mattina si parla di darlo all’uomo vicino al Pdl o all’Udc, al Pd o all’Mpa. Si, sarà certo così, perché si sa che ogni tragedia significa ricostruzione e nella ricostruzione i soldi ci sono – forse – e qualche favore qua e la non può certo mancare.
Lombardo ha ribadito, dopo domanda specifica, che i venti milioni non sono solo per Messina, anzi, per Giampilieri, Molino, Briga, Altolia – l’elenco dei danni ancora non c’è e non solo questi paesi sono stati colpiti -, ma per tutte le zone coinvolte anche fuori dalla città. Infatti, il Presidente del Sud ha parlato di Falcone che tempo addietro ha subito la tracimazione di un fiume che ha riempito di fango le vie del comune tirrenico. Tutti sanno, tranne i nostri amministratori che dovrebbero da subito alzare la voce, che questi soldi sono niente in confronto a ciò che necessita una provincia che ama il clientelismo, l’abusivismo, la casa col panorama e quella a meno di dieci metri dal mare. Si, è colpa nostra, perché siamo noi a costruire, siamo noi che abbiamo i vizi, siamo noi che votiamo chi oggi non è in grado di rappresentarci sostenendo alla tv che lui non c’era dimenticandosi forse che per vent’anni, tra poltrone importanti e guide di partito, non è certo esente da seppur fossero minime responsabilità. E poi c’è anche chi oggi, ieri ed avant’ieri dice che l’aveva detto, lo sapeva, fa interrogazioni e commenti che potrebbe evitare come se scendesse dalle nuvole, e diviene simile a quell’acqua che toccando terra diventa fango e fango rimane. E nel fango sono finite anche montagne di intercettazioni telefoniche di gente corrotta e appoggiata da mafiosi, di gente che oggi ha un posto di rilievo, è rispettato e amato da quattro, o meglio quattromila o quarantamila, c****i che sperano in un posto di lavoro per il proprio figlio che, per questo, rimarrà sempre arretrato, chiuso nella mentalità clientelare che suo padre lecchino gli ha inculcato. Noi siamo portati a dare tutto a questi uomini indegni che in questa città hanno trovato l’oro colato sapendo che i processi non si fanno e se si fanno c’è sempre l’amico che aiuta e supporta e se può copre, col fango che passa nelle sue vene, il più sfacciato contatto col mafioso di turno. Chi può mi contraddica; lo chiedo col cuore di chi ha saputo che non vedrà più gli amici di sempre.
Il messinese, oggi, svegliandosi ha sperato che tutto questo fosse solo un incubo, un brutto sogno che ti colpisce nella notte, e con un minimo ricordo di ciò che la mente ha creato scompare in un batter d’occhio, il primo della giornata. E non può certo essere definito un termine esagerato, apocalisse, da chi su quel territorio flagellato da fango, detriti ed inezie amministrative fatte di costruzioni abusive con concessioni e sanatorie inficiate chissà da quale bustarella ancora scava; scava con pala e piccone sperando di sentire un respiro, una tenue voce che da quel fango renda non vano il suo sforzo. Ma, come ci si aspettava, non sarà possibile estrarre tutte le vittime di questo sciagurato evento.
Per chi vede le foto del nostro Dino Sturiale, che oggi riempiono articoli di stampa nazionali e anche di oltreoceano, che raffigurano solo spaccati di una realtà che un immagine, un video, un commento non può certo inglobare nella sua totalità deve sapere che lì è molto peggio di come si vede, si legge, si racconta. Un’immagine e un video non possono certo comprendere tre chilometri e mezzo di case sommerse da almeno due metri di fango. Non può!!
Ieri, quello scroscio tremendo nella tarda serata, quel lampo e poi il tuono ha fatto tremare la terra; ma non è stato il tuono, pur forte che sia, a far sobbalzare la terra. E’ stato il cuore dei messinesi che, tutti insieme, sentendo quel suono apocalittico ha battuto più forte, tanto forte da far tremare la terra sotto i nostri piedi. Ed è certo che in tanti hanno provato la sensazione di terrore che quel tuono ha prodotto, e per chi si trovava nella via Garibaldi o in qualsiasi altro “fiume cittadino” non ha potuto, vedendo quell’acqua che in pochi secondi ha allagato tutta la carreggiata, pensare alla tragedia e a questa città sfasciata da amministratori inetti che negli anni abbiamo votato, e probabilmente voteremo di nuovo perché noi siamo fatti così; noi amiamo il clientelismo, l’abusivismo, la casa col panorama e quella a meno di dieci metri dal mare. Ripetendo l’ultima frase che avete letto per mille volte nelle nostre menti forse qualcosa è cambiato, o forse no, ma oggi non è più tempo di ripensamenti e ideologie inutili. Oggi si deve agire e se tu hai il coraggio di farlo metti tutto l’impegno possibile per cambiare, migliorare e pensare che domani forse potrà esserci la svolta; i nostri geni non possiamo cambiarli ma ciò che la forza di una matita copiativa ci dà può valere molto, ma anche niente, se continuano ad essere tutti uguali. Pensa e ripensa alla tragedia per tutta la tua vita, messinese che ami il favoritismo, perché se non cambi ora che i tuoi fratelli sono morti, i tuoi figli faranno la fine di Francesco De Luca, Pasquale Bruno, Roberto Carullo, Martino Scibilia, Salvatore Scionti, Ketty De Francesco, Simone Neri, Letterio Maugeri, Onofrio Sturiale, Concetta Cannistraci, Concita Barbera, Santina Porcino, Agnese Falgetano, Santi Bellomo, e di tutti gli altri che ancora un nome non c’è l’hanno. Scusandomi per lo sfogo, Pace all’anima loro.
Foto di Dino Sturiale