Cateno De Luca, 39 anni, deputato regionale di Sicilia Vera da ieri sera si trova agli arresti domiciliari. Gli uomini della sezione di PG della Polizia Municipale gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in tarda serata al termine della seduta del consiglio comunale di Fiumedinisi. De Luca, infatti, dal 2005 è anche sindaco del piccolo comune dei Peloritani. Con lui sono finiti ai domiciliari anche il fratello Tindaro Eugenio, 45 anni, amministratore della cooperativa edilizia che avrebbe dovuto realizzare un complesso edilizio, Pietro D’Anna, 60 anni, responsabile dell’area servizi territoriali ed ambientali del Comune di Fiumedinisi e Benedetto Parisi, 53 anni, presidente della commissione edilizia del centro collinare. Per i fratelli De Luca e Parisi le ipotesi di reato sono di tentata concussione e falso mentre D’Anna deve rispondere di abuso e falso. Nel registro degli indagati sono state iscritte altre 14 persone, fra consiglieri ed assessori comunali di Fiumedinisi per i quali sono ipotizzati l’abuso ed il falso.
Al centro dell’inchiesta della magistratura c’è la costruzione di un albergo con annesso centro benessere, di un centro di formazione del Caf Fenapi, e di 16 villette in un terreno di Fiumedinisi, agricolo fino a pochi anni fa, al quale era stata modificata la destinazione d’uso. Le indagini della Polizia Municipale abbracciano un arco di tempo che va dal 2007 al 2009 . Agli inizi del 2007, infatti, nel greto del torrente Nisi fu realizzata un’autentica muraglia lunga 800 metri ed alta fra otto e dieci metri. La muraglia fu presentata dall’amministrazione comunale come un’opera di protezione dell’abitato dalle possibili esondazioni del torrente. Fra l’altro anche sulle modalità di costruzione del muraglione si sono concentrate le indagini degli investigatori. La struttura, infatti, doveva essere realizzata con gabbie in pietra, così com’era stata autorizzata dal VIA – PAS ( valutazione impatto ambientale e valutazione strategica) della Regione Siciliana. Invece fu costruita in cemento armato, in difformità cioè alle autorizzazioni ottenute da Palermo. Ma l’aspetto realmente importante è quello emerso con il trascorrere del tempo. La muraglia doveva servire a proteggere l’imponente albergo dei fratelli De Luca che stava sorgendo in contrada Vecchio. Inoltre Il Comune di Fiumedinisi, in base alla legge 21 del 2001, avrebbe dovuto procedere a interventi finalizzati alla riqualificazione edilizia, al miglioramento delle condizioni ambientali, all’adeguamento e sviluppo delle opere di urbanizzazione e delle dotazioni di servizi pubblici e privati, all’integrazione sociale e all’incentivazione dell’offerta occupazionale nonché al recupero o ricostruzione dei manufatti colpiti da eventi sismici o pubbliche calamità. Le indagini della Procura di Messina hanno permesso di appurare invece che la quasi totalita’ degli interventi proposti ed approvati dalla giunta municipale, e che hanno comportato una variante al Prg, ha riguardato l’esecuzione di interventi edilizi di notevoli proporzioni, direttamente o indirettamente riconducibili al sindaco De Luca e ai suoi familiari, realizzando la costruzione di una struttura alberghiera con annesso centro benessere in contrada Vecchio del Comune di Fiumedinisi da parte della società “Dioniso srl”; la realizzazione di centri di formazione permanente del Caf Fenapi srl e di 16 alloggi da parte della cooperativa edilizia Mabel.
Tuttavia, secondo quanto accertato dalla Polizia Municipale, il terreno sul quale sta sorgendo il resort era inizialmente agricolo. Quando Cateno De Luca fu eletto sindaco però la Regione modificò la destinazione d’uso. Un fatto ben strano, secondo gli inquirenti, visto che solo qualche anno prima la Regione si era opposta a questa modifica.
Cateno De Luca deve rispondere di tentata concussione perchè, secondo l’accusa, avrebbe indotto i proprietari di alcun aree a cedere i terreni, anche a prezzi di mercato inferiori. Su quelle aree la cooperativa Mabel, di cui è amministratore il fratello Tindaro Eugenio De Luca, avrebbe dovuto realizzare 15 villette. Albergo, centro benessere e muraglione sono stati sequestrati dal gip Daria Orlando così come richiesto dal Procuratore capo Guido Lo Forte, dall’aggiunto, Vincenzo Barbaro e dal sostituto Liliana Todaro