Ennesima opera di sciacallaggio al Camposanto: decapitata importante scultura

Ennesima opera di sciacallaggio al Camposanto: decapitata importante scultura

Ennesima opera di sciacallaggio al Camposanto: decapitata importante scultura

lunedì 29 Ottobre 2007 - 08:35

La denuncia di Enrico Pistorino: «Non è più tollerabile, si apra un “Caso Cimitero-»

Questo è il periodo dell’anno in cui il Gran Camposanto di Messina registra la maggior affluenza di cittadini, in concomitanza con la festività della commemorazione dei defunti. Ed è stato proprio in questi giorni che un’ennesima azione di sciacallaggio ha colpito una delle opere monumentali più importanti del cimitero.

Si tratta della statua raffigurante un bambino, scolpita nel 1887 da Giovanni Scarfì, che è stata completamente decapitata, creando un danno evidentemente irreparabile (nella foto, com’era prima e com’è adesso). Non è la prima azione di devastazione da parte di vandali che spesso si introducono al Camposanto travestiti da rigattieri o antiquari, oppure nella notte, con conseguenti furti e danneggiamenti.

Secondo Enrico Pistorino, consigliere Pd della III circoscrizione, «questo non è più tollerabile», e per questo ha scritto una lettera all’arcivescovo Calogero La Piana, al commissario straordinario Gaspare Sinatra ed alla Sovrintendenza ai Beni culturali e ambientali.

«Dopo una parentesi di alcuni anni – denuncia Pistorino – a seguito delle note inchieste della Magistratura, in cui le regole ed i comportamenti erano stringenti e consoni al luogo, al decoro ed alle ricchezze in esso contenute, dal 2005 ad oggi la situazione è tornata un “far west- dove tutto è consentito. Le grandi dimensioni, la quantità di opere, i tanti ingressi, le troppe ditte autorizzate ad eseguire lavori rendono difficile il controllo, ma l’anarchia non è più tollerabile. Non accettiamo che la nostra memoria storica e la nostra sensibilità religiosa siano svendute per poche decine di euro, tanto è il ricavato dalla vendita di parti di opere d’arte che, invece, nella loro interezza valgono diverse decine di migliaia di euro. Il danno più grave, però, non è quello economico, ma quello che subisce Messina, una città già duramente provata da calamità e guerre nella sua plurisecolare storia».

Nella sua lettera aperta, Pistorino ha reclamato al commissario una denuncia forte dell’amministrazione e una maggiore presenza della Polizia municipale, mentre all’arcivescovo La Piana ha chiesto un intervento di tipo “spirituale- che «scuota le coscienze, perché solo il pastore e guida della fede cristiana può intervenire in difesa del giusto rispetto che è dovuto ai nostri morti».

«Oggi il Gran Camposanto – conclude Pistorino – è ridotto alla stessa stregua di quelle antiche città dell’america latina invase dalle liane e dalla foresta, questo non è tollerabile nella tredicesima città d’Italia, Paese dove il patrimonio artistico culturale è il 70% di quello mondiale. Alla Sovrintendenza, quindi si richiede, di reperire e mettere a disposizione i finanziamenti necessari per ristrutturare e salvaguardare l’immenso patrimonio artistico contenuto nel Cimitero di Messina».

Secondo il consigliere circoscrizionale ci sono, a questo punto, tutti gli estremi per aprire un vero e proprio “Caso Cimitero-, «perché si metta al centro, il rispetto della legalità, il recupero del patrimonio artistico e il ripristino della cura che è dovuta ai nostri avi, per chi crede per motivi religiosi e spirituali, per chi non crede perché essi rappresentano il passato e la storia di Messina».

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