Si è aperta stamattina, nell’aula bunker del carcere di Gazzi, l’udienza preliminare per le 68 persone coinvolte nell’inchiesta Nemesi. A condurla è il Gup Massimiliano Micali, mentre sul banco dell’accusa c’è il pm della Dda, Giuseppe Verzera, titolare dell’indagine sin dagli inizi. 45 le persone che hanno optato per il rito ordinario e per i quali il pm ha chiesto il rinvio a giudizio (3 di loro si sono però riservati di chiedere eventualmente l’abbreviato, il prossimo venerdì). 23, invece, le persone che hanno optato per il rito abbreviato. Verranno giudicate il prossimo 5 dicembre.
L’inchiesta -Nemesi- ha fatto luce su 3 anni di attività del clan di Mangialupi, attivo soprattutto nel settore della droga. Il blitz della Squdra mobile è scattato ad ottobre dello scorso anno con 23 arresti. Molti di più, ben 74, gli indagati iniziali, tra i quali anche due lavoranti di 3 note gioiellerie del centro cittadino e, tra gli ammanettati, il gestore di un negozio di telefonia ubicato nei pressi dello stadio “Celeste-, che avrebbe fornito schede telefoniche di comodo agli esponenti del clan.
Agli atti, le dichiarazioni di quattro diversi collaboratori di giustizia che hanno vissuto le attività della famiglia di Mangialupi, in particolare le estorsioni e le rapine, i cui proventi venivano investiti nel sempre fiorente mercato della droga. Proprio dallo “sfascio- della famiglia e dai risvolti tragici che ne seguirono, cioè l’omicidio del pregiudicato Emanuele Burrascano, nel 2003, prende il via l’attività della Squadra mobile. Tra i nomi delle persone arrestate, alcuni nomi di spicco ed emergenti del panorama criminale cittadino, come Giovanni Lo Duca (nella foto) e Giovanni Minardi.
