Operazione Mattanza. 15 arresti nei clan di Santa Lucia sopra Contesse e Camaro. Svelati i retroscena di 3 omicidi.

Svelati i retroscena di tre omicidi consumati a Messina tra il 2005 e il 2006. Tre delitti che rischiavano di riaprire la guerra tra i clan cittadini, stoppata dalle operazioni delle forze dell’ordine. L’operazione “Mattanza- è scattata all’alba con l’esecuzione di 15 ordinanze custodiali, 9 delle quali notificate in carcere.

(nella photogallery le immagini degli arrestati)

Si tratta di Santo Balsamà, Gaetano Barbera, Francesco Campagna, Salvatore Centorrino, Giovanbattista Cuscinà, Francesco Marcello D’Arrigo, Francesco Felice, Santi Ferrante, Gabriele Fratacci, Salvatore Irrera, Giovanni Lo Duca, Filippo Messina, Daniele Santovito, Angelo Saraceno, Vittorio Stracuzzi.

L’indagine è scattata dopo l’omicidio di Francesco La Boccetta, avvenuto allo svincolo S. Filippo la sera del 13 marzo 2005. La pista battuta nell’immediato dalle forze dell’ordine era quella di un possibile screzio avvenuto nel mondo del traffico della droga; le dichiarazioni dei pentiti hanno, però, permesso di svelare che dietro c’era di più, ossia un preciso disegno portato avanti dai rappresentanti del clan avversario di ridimensionare il ruolo che La Boccetta stava assumendo nel panorama del traffico e dello spaccio della droga in città.

In particolare, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una partita di un chilo di cocaina di cui La Boccetta si era impunemente appropriato cercando di dare la colpa ad altri.

L’ordine di eliminarlo è arrivato dal carcere, dove D’Arrigo, Santovito e Centorrino hanno concordato il delitto e fatto arrivare all’esterno l’ordine attraverso un “pizzino-.

Gli esecutori materiali sono poi stati Barbera e Micalizzi arrestati a suo tempo dalla squadra mobile. La reazione dei fedeli di La Boccetta non è tardata: il 29 aprile 2005 Micalizzi viene ucciso. La vendetta dei suoi parte immediatamente: quella stessa sera viene eliminato Roberto Idotta, che era il braccio destro di La Boccetta all’interno del clan di S. Lucia sopra Contesse.

A permettere di inquadrare i tre fatti di sangue all’interno dello stesso contesto malavitoso sono state le dichiarazioni di numerosi pentiti, da Emanuele La Boccetta, fratello della prima vittima, a D’Agostino. Le intercettazioni telefoniche hanno, poi, fatto il resto, svelando anche che D’Arrigo all’interno del carcere aveva a disposizione un telefono cellulare con il quale, per diverso tempo, i capi dei principali clan cittadini detenuti continuavano a gestire le attività criminali mandando ordini all’esterno.

Nel corso del blitz di questa mattina sono stati eseguite 25 perquisizioni, anche a casa dei boss detenuti, dove è stata sequestrata diversa documentazione, compresi molti pizzini, ora al vaglio degli investigatori.

L’inchiesta è stata coordinata dai sostituti della Dda, Emanuele Crescenti e Vincenzo Barbaro, mentre le ordinanze custodiali sono state siglate dal Gip Daria Orlando.