Era in attesa di giudizio. Sperava in una riduzione della condanna a 37 anni che gli era stata inflitta nel primo grado del maxiprocesso Mare Nostrum. Era a piede libero dal gennaio dell’anno scorso quando fu scarcerato per decorrenza dei termini. Ma aveva subito cercato di riorganizzare le sue attività anche se con un gruppo autonomo.
Era molto giovane De Pasquale quando agli inizi degli anni 80 iniziò la sua carriera criminale. Dapprima fu affiliato alla cosca barcellonese di Carmelo Milone e prese parte alla sanguinosa guerra di mafia che insanguinò la zona.
Poi passò con i vincenti del boss Giuseppe Gullotti e divenne uno dei killer più affidabili del gruppo.
I problemi per De Pasquale iniziarono nel 1995 quando fu arrestato nella maxioperazione antimafia Mare Nostrum che mise con le spalle al muro i clan mafiosi della provincia di Messina. De Pasquale si diede alla latitanza e fu arrestato dai Carabinieri il 28 novembre del 96.
Intanto cominciarono a fioccare le sentenze. Nel primo grado della Mare Nostrum fu assolto per gli omicidi di Carmelo Pagano e Franco Emilio Iannello ma gli furono inflitti 37 anni di reclusione. Trenta dei quali per aver ucciso per errore Giuseppe Sottile, figlio tredicenne del boss di Milazzo Felice.
Una delle più gravi tragedie della guerra di mafia barcellonese avvenne il primo luglio del 1990. Quella sera un gruppo di fuoco attese l’arrivo di Felice Sottile davanti alla sua casa di contrada Fiumarella a Milazzo. Quando l’auto si fermò scesero la moglie del boss e due figli. Giuseppe rimase in auto con il padre e proprio in quel momento il commando iniziò a sparare contro la vettura. Il ragazzino fu centrato in pieno e morì mentre Felice Sottile, unico obiettivo dei sicari, rimase leggermente ferito.