Vertenza Palumbo, rottura con Fiom Cgil, Uilm e Fim Cisl. Incontro con l’Ente Porto e lettera aperta alla città

Non è stato certo un sabato di riposo quello vissuto ieri all’interno dei cantieri Navali “Palumbo” nell’area della Zona Falcata. Sul fronte sindacale, i lavoratori mettono nero su bianco la definitiva rottura con le sigle di Fiom Cgil, Uilm e Fim Cisl da cui affermano di non sentirsi adeguatamente rappresentanti, sia in termini di numeri che di “contenuti”: “Eventuali accordi scritti sanciti dalla dirigenza aziendale con i soggetti sindacali in questione – si legge nel verbale di chiusura firmato da 34 lavoratori su 40 – saranno da considerare nulli perché sanciti con organizzazioni che seppure firmatarie del contratto nazionale di settore, in azienda non godono della fiducia dei lavoratori e da Rsu, troppo allineati alla segreterie sindacali, che alla luce dei fatti non rappresentano la volontà dei loro elettori”. I dipendenti ex-Smeb non lasciano quindi spazio ad equivoci, ma intendono ribadire l’assenza di posizioni preconcette nei confronti dell’azienda “con la quale siamo pronti a collaborare per individuare ogni tentativo di soluzione”.

Ma come anticipato quella di ieri è stata una giornata importante anche in virtù dell’incontro avuto con il presidente dell’Ente Porto Rosario Madaudo, a cui i lavoratori hanno spiegato per filo e per segno tutti i dubbi e le preoccupazioni generate dalla mancanza di certezze sul futuro occupazionale. Il rappresentante dell’Ente non ha mancato l’occasione per evidenziare l’interessamento per una rapida soluzione della vertenza. Madaudo ricorda “che dopo il fallimento della Smeb, naufragò il tentativo di gestione diretta del cantiere da parte dei lavoratori, e l’Ente Porto è stato quindi costretto, per accelerare il reinserimento occupazionale dei lavoratori, ad accettare di gestire la concessione del cantiere unitamente all’Autorità Portuale di Messina. Da lunedì – ha dunque concluso Madaudo – verranno avviate nuove trattative di cui terremo costantemente informati i lavoratori”. Lavoratori che mantengono però lo steso di agitazione all’interno dei cantieri, soprattutto in considerazione dei licenziamenti che hanno raggiunto le 10 unità

Sempre i dipendenti della società operante nel settore cantieristico, inoltrano a tutti gli organi di informazione una lettera aperta alla città, che di seguito riportiamo integralmente, in cui chiedono a tutti uno sforzo per “ridare dignità, a semplici operai metalmeccanici con un maledetto bisogno di lavorare”.

La lettera dei Lavoratori Metalmeccanici dei Cantieri Navali Palumbo

Siamo dei semplici operai metalmeccanici con tanta dignità e un maledetto bisogno di lavorare, la condizione economica di operai non ci consente certo di accattivarci le simpatie della stampa attraverso contratti pubblicitari concessi alle varie testate giornalistiche, pertanto, ci troviamo spesso in prima pagina additati come causa i tutti i mali, i fannulloni che faranno chiudere l’azienda, i messinesi improduttivi…

E’ indescrivibile il senso di impotenza che ci trasferisce la consapevolezza di non poter urlare le nostre ragioni con gli stessi strumenti che la controparte datoriale utilizza grazie al potere economico, incontenibile è la rabbia che ci invade quando non troviamo mezzi per raccontare alla città le difficoltà economiche dei nostri compagni, oltre 10, licenziati con motivazioni pretestuose volte all’epurazione delle maestranza messinesi.

Leggiamo oggi su un quotidiano cittadino l’esigenza di serenità evocata dalla Palumbo SpA, come se in cantiere ci fossero 40 fedayn pronti ad eliminare fisicamente il nemico invece di operai onesti che hanno fatto la storia dell’ex smeb e della cantieristica messinese.

Leggiamo di un trasferimento di commesse da Napoli a Messina che l’azienda ha comunicato ai giornali ma non ai lavoratori, l’ipotesi produttiva apparsa sulla stampa non risulta neanche nel verbale di accordo del 23 marzo 2011, siglato dalla Palumbo con sindacati ed RSU che non godono della nostra fiducia, dove si parla solo di crisi e cassa integrazione senza accennare al benché minimo progetto di rilancio del cantiere.

La cassa integrazione con rotazione delle maestranze, “ove possibile”, sottoscritta senza il nostro mandato, corrisponde alla lista dei buoni e dei cattivi a discrezione dell’azienda… di un’azienda che ha sempre preferito lo scontro al dialogo, che in poco tempo ha effettuato più licenziamenti per “insubordinazione” di quanto si possa riscontrare ripassando la trentennale storia della SMEB che occupava una media di 900/1000 lavoratori nella vasta area pregiata in cui oggi la Palumbo ne occupa poco più di 40, dei quali 20 destinati alla cassa integrazione, con buona pace degli investimenti nel cantiere e dei progetti di sviluppo occupazionale previsti nella gara d’appalto.

Leggiamo di un’azienda a livelli di eccellenza che brilla a Napoli e conquista Malta ma, stranamente, a Messina reclama la cassa integrazione. La Palumbo S.p.A. è un’azienda unica, non esistono i distaccamenti privilegiati a Malta o Napoli, pertanto, le commesse andrebbero equamente distribuite nei cantieri aziendali trattando Messina con pari dignità invece di promettere un po’ di lavoro nello stretto in cambio della cassa integrazione con rotazione “ad personam”.

Nei quotidiani messinesi leggiamo di una Palumbo che riscontra difficoltà solo a Messina ma la stampa di Malta racconta tutt’altra storia… sarebbe bene informarsi per evitare di diffondere inesattezze facilmente confutabili.

Siamo dei semplici operai metalmeccanici con tanta dignità che non hanno mai intrapreso vertenze per aumenti salariali né per ottenere privilegi oltre i diritti, le nostre lotte hanno una sola pretesa: il rispetto! Come si può invocare la serenità attraverso i giornali quando in cantiere vige la legge della paura? Come si può sperare di ricomporre quella famiglia produttiva che fu la Smeb quando in cantiere sono più le telecamere puntate sui lavoratori che le maestranze occupate? Come si potrebbe sottoscrivere un accordo di “pace sociale” se con l’altra mano l’azienda firma i licenziamenti? Come si può accettare in serenità la cassa integrazione se all’uscita delle maestranze messinesi corrisponde l’ingresso in cantiere di ditte oriunde esterne? E’ questo il progetto di produzione che la Palumbo ha riservato per Messina? 20 operai occupati in qualche commessa rubacchiata a Napoli o Malta?

MESSINA E I MESSINESI MERITANO ALTRO!!!