Come funziona la nostra memoria? Come ricordiamo i gusti, i sapori, gli odori?
E' un ricordo oggettivo o mitizzato come gli arancini di Nunnari?
Sono domande che non trovano una risposta semplice. Ognuno ha un "suo" personale ricordo di cibi e sapori, inevitabilmente legati alla propria vita, alle persone care, al tempo a cui quel cibo ci riporta… Difficile riassaporare certi sughi della nonna, oppure i biscotti preferiti.
Il nostro ricordo è deviante oppure il cibo è cambiato?
Entrambe le risposte sono esatte probabilmente.
Il nostro ricordo, mediato dalle emozioni, dai rimpianti e dai vari "quando ero bambino io", è sicuramente fuorviante.
Difficile pensare al panino di cena del giovedì santo come una cosa a sé stante, separata dal panettiere che nel paesino di collina lo portava a casa; glieli dovevi ordinare i panini di cena, li faceva solo quel giorno in tutto l'anno (una volta all'anno, oggi sembra incredibile…) li portava già nei pacchi, con il nome scritto sopra, non necessariamente in italiano, Minicu, Anciulina, Signora Mariuzza, e lì col suo furgoncino li distribuiva ai clienti che non erano solo clienti ma conoscenti ed, in alcuni casi, amici.
Uno spaccato (come amano dire i colti) di tradizioni paesane, di tradizioni popolari.
Ora il panino di cena c'è tutto l'anno, e gli ingredienti, inevitabilmente, negli anni sono cambiati, gli aromi, le farine, i grassi utilizzati non sono più gli stessi, ma neanche tutto il resto lo è.
Quel panino ricoperto di semi di sesamo non era solo un panino dolce con noce moscata e cannella, era anche, e forse soprattutto, quei pacchi di carta marrone, quei nomi, quei sapori, quei profumi, quel clacson di "Ninu u panitteri" che si sentiva sempre alla stessa ora…
Ricordi intrecciati di cuore e di palato.
Come riassaporare il cibo di un tempo? Come dare pace a chi ancora rimpiange i già citati arancini di Nunnari? Che peraltro non si capisce come se li ricordino tutti, pure quelli i cui genitori frequentavano la scuola quando Nunnari chiuse i battenti…
Non c'è modo. Non si può.
Non si può ritornare indietro nel tempo, ed allo stesso modo non si torna indietro coi sapori. Ne troveremo di altri, magari migliori perché no? Ma riserveremo sempre un posto nel cuore a quei sapori antichi, proveremo magari a riprodurli nei momenti in cui avremo bisogno di conforto, della sicurezza di chi siamo stati e di chi abbiamo amato, ma per il resto saranno solo bei ricordi…
Per quelli che non riescono a trovare consolazione non resta che continuare a dire: "'i quannu ghiùddiu Nunnari nuddu sapi fari chiù arancini a Missina…".
Mimma Aliberti