Botta e riposta tra l’attuale rettore Francesco Tomasello ed il professore Giovanni Cupaiuolo. Dopo la nota firmata da Tomasello (vedi correlato), arriva la replica di uno dei cinque protagonisti della corsa all’ermellino, che in quel documento era stato chiamato in causa.
«Mi spiace constatare -scrive Cupaiuolo -che quanto da me scritto nei giorni scorsi , evidentemente per una non chiara formulazione della mia idea, sia stato ricondotto dal Rettore nell’alveo di una polemica. Proprio perché chi non mi conosce potrebbe pensare che il mio intervento sia stato dettato dalla volontà di generare una sterile discussione, avverto la necessità di puntualizzare il mio pensiero, e, senza alcuna intenzione di voler aprire una diatriba, offrire alla comunità qualche motivo di riflessione».
«Considero condizione imprescindibile a chi si sia assunto l’onere di guidare una struttura – continua l’aspirante rettore – poter dimostrare di avere sempre agito nel rispetto delle regole, che non sono certo quelle che autonomamente ognuno si può dare: sono quelle da tutti riconosciute e alle quali tutti ci dobbiamo rifare. Quando specifici comportamenti vengono giudicati non rispondenti alla legge da chi ha il compito istituzionale di farlo, la perdita di stima, fiducia e credibilità si estende dal singolo all’istituzione che rappresenta: prima che della comunità dovrebbe essere compito del singolo trarre le dovute conseguenze. Ritengo che l’interesse dell’istituzione debba prevalere su ogni processo di autoassoluzione, per quanto radicata possa essere la convinzione della propria innocenza».
Entrando nel merito della competizione elettorale, Cupaiuolo lancia un monito agli altri quattro candidati a rettore – Vita, Navarra, Romano Tassone Ferlazzo – e scrive testualmente : «sono persuaso che non si debba chiedere che i candidati a Rettore non si pronuncino su questo punto, anzi bisogna sollecitare un loro intervento in materia, dal momento che il silenzio in questo caso corrisponde ad una esplicita ammissione: ci si può candidare a guidare l’Ateneo anche quando si condivide in pieno il sistema di gestione di recente seguito, e si può guidare l’Università anche quando le condotte legate alla sua gestione sono giudicate dalle competenti Autorità contrarie alla legge».
Per il professore Cupaiuolo è tutta una questione di metodo: «verrà, e sarà presto, il momento dei programmi e dei confronti (peraltro, in relazione ad esempio alla rimodulazione dell’assetto organizzativo del Policlinico vi è già stato, da parte mia, un primo propositivo contributo), ma la valutazione di ogni programma non potrà prescindere dalla contemporanea valutazione del modo con cui si pensa di realizzarlo».