L’ultimo termine fissato per la presentazione del bilancio consuntivo 2019 era il 9 ottobre (scadenza prorogata dal 30 aprile all’autunno per via del lockdown), ma il 6 ottobre è stato lo stesso presidente del Cus Nino Micali a mandare nota sulla mancata approvazione. Nella seduta del Consiglio direttivo del giorno precedente non si era raggiunto il quorum. Ne consegue che non solo il bilancio non è stato approvato entro il termine ultimo ma non si poteva riunire neanche l’Assemblea.
Il non funzionamento degli organi decisionali è quindi la prima causa del commissariamento del Cus Messina stabilito dal Cusi nella riunione di sabato scorso. Vi sono poi gli attriti, scoppiati in estate tra l’Università di Messina e il Cus Unime che hanno portato in due fasi (maggio e agosto) alla recessione anticipata della Convenzione per gravi inadempimenti che hanno fatto venir meno la fiducia e la buona fede contrattuale. Lo scontro si è poi fatto sempre più acuito all’interno del consiglio direttivo (tra i consiglieri Alibrandi, Naccari e Chiofalo ed il presidente Micali) con uno scambio di lettere e dichiarazioni da rendere impossibile il normale funzionamento.
Ne è emersa una situazione debitoria pesante a carico del Cus Unime, un deterioramento nei rapporti con l’Ateneo e l’impossibilità oggettiva di far funzionare gli organi decisionali. La mancata approvazione del bilancio consuntivo (peraltro in estate sarebbero emerse cifre piuttosto pesanti relative al debito) è stata l’ultima puntata di una serie di disaccordi.
Il Cusi ha quindi nominato 3 commissari per 6 mesi. La commissaria sarà l’avvocata Irene Aliquò, affiancata da due vice: Cristina Correnti (campionessa d’Italia di pallacanestro e di recente eletta presidente regionale Federbasket) e il nazionale del rugby Orazio Arancio.